Una Mattina A Marrakech - Marocco, 5° Capitolo

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ssyn3
view post Posted on 18/10/2006, 22:50




UNA MATTINA A MARRAKECH

RATING: NC-17
PERSONAGGI: Colin Farrell, Jared Leto, Jonathan Rhys-Meyers, Francisco Bosch, Gary Stretch, Angelina Jolie, Val Kilmer, Rory McCaan, Rosario Dawson, Oliver Stone
ACCOPPIATE: Colin/Jared, Jonathan/Francisco
CONTENUTI: sesso m/m, uso di droghe
DESCRIZIONE: durante le riprese di Alexander, Jared porta Colin in una selvaggia cavalcata sessuale da Marrakech al deserto del Sahara e oltre.
DICHIARAZIONE: tutti gli eventi sono interamente finzione e non sono intesi a riflettere la vera natura, personalità o le preferenze sessuali delle persone coinvolte.
TRADUZIONE: ssyn3
BETA: Perpetua (grazie mille e perdono se non ti ho mai nominata prima!!!)


“Andiamo a Marrakech!”
Colin lanciò un gridolino mentre veniva placcato da un turbine di capelli e pelle sudata, che lo fecero finire per terra e cominciarono a rotolarsi con lui, Colin scalciò e combatté, grato di non essersi ancora ripulito perchè si stava ricoprendo di polvere. Gli si stavano piantando dei sassi nella schiena. “Levati di dosso!” Gridò, colpendo Jared con i pugni. Sputacchiò sabbia.
Jared smise di strapazzarlo e gli si sedette sopra a cavalcioni, ridendo. Si spinse via i capelli dal viso, pieno di polvere, i vestiti ugualmente sporchi anche se era ancora mezzo in costume, quindi non importava molto.
Colin indossava solo i pantaloncini e probabilmente stava sanguinando da varie parti del corpo. C’era gente nei dintorni, che rideva di loro. L’umore nel campo si era alleggerito considerevolmente nell’ultima ora.
“Andiamo a Marrakech!” Jared gli sorrise e spinse sul suo petto con entrambe le mani.
“Lo so!” gracchiò Colin. Spinse le mani di Jared. “Me l’ha detto Oliver. Adesso spostati!”
Jared rotolò via, continuando a sorridere. Colin si alzò a sedere e si spolverò con rabbia. La gente che stava ridendo si spostò.
“E’ fighissimo,” Jared si sdraiò sulla schiena, braccia e gambe aperte come se stesse facendo un angelo di neve, noncurante dei sassi e della polvere sotto di lui. Stava guardando il cielo, i capelli come un groviglio polveroso attorno alla sua testa, la sabbia bianca sul suo viso gli faceva sembrare gli occhi vividi. “Non riesco a credere che potremo passare un intero fine settimana nella civiltà!”
“Persino i soldati ricevono la libera uscita,” Colin si rimise in piedi. Si girò e guardò giù verso Jared e pensò di dargli un calcio. Jared gli sorrise però, e con una notizia così bella era difficile rimanere di cattivo umore.
“Avanti idiota, alzati.”
Il giorno seguente era venerdì e l’avevano libero, dato che sarebbero partiti per Marrakech quel pomeriggio quando fossero passati degli automezzi a prenderli. Tutti avrebbero passato il fine settimana in città e sarebbero tornati la domenica sera. Colin pensò che probabilmente fosse un segno dell’età che avanzava il fatto che stesse desiderando principalmente una vera doccia e un letto confortevole.
Un’altra cosa meravigliosa del viaggio era che la maggior parte dei loro famigliari e amici stavano andando anch’essi a Marrakech. Un po’ sarebbero venuti con gli automezzi e un largo numero di quelli che si trovavano al campo se ne stavano tutti raccolti ai bordi dello stesso come per un concerto rock, osservando la strada.
Colin si diresse là, annoiato dal fatto di non aver altro da fare. Era quasi mezzogiorno e il sole era implacabile. Si era messo gli occhiali da sole e la crema protettiva e si era vestito in modo da coprire più pelle possibile. Aveva imparato presto che anche se il sole ti fa venire voglia di spogliarti, indossare il più possibile era certamente un’idea migliore che non il pericolo offerto dal sole.
Quando arrivò, alzò gli occhi al cielo. “Che cosa stai facendo?”
Jared stava seduto su una sedia pieghevole sotto ad un largo, lurido ombrello rosa a fiorellini con i bordi di trine. Indossava un paio di pantaloncini di denim, una maglietta bianca, occhiali da sole e sandali, e aveva i capelli raccolti in una treccia morbida. C’era una bottiglia d’acqua posata nel suo grembo, una gamba poggiata sopra l’altra. Sorrise a Colin. “Salve! Mi chiedevo se saresti venuto.” Fece un gesto verso la sedia vuota accanto a lui. “Ti ho portato una sedia.”
“Cosa stai facendo qui fuori?” Colin lanciò un’occhiataccia all’ombrello e diede un colpetto alle trine. “Dove diavolo l’hai trovato?”
“Una delle ragazze dei costumi,” Jared si portò la bottiglia alla bocca e prese un sorso dall’apertura push-pull. “Non è carino?”
“Si, se sei una ragazza dei costumi.” Colin si spostò verso la sedia, che si trovava sotto l’ombra del grande ombrello. Non aveva niente di meglio da fare al momento. “Perchè sei qui?”
“Per passare il tempo. In più voglio vedere tutti che si abbracciano quando arriveranno i trasporti.”
Colin si guardò in giro. Le altre persone se ne stavano sedute su asciugamani o su sedie. La maggior parte aveva degli ombrelli, tutti molto più semplici di quello di Jared.
“Mi sento come se stessimo tutti aspettando Mohamed o roba simile,” disse Colin. “Seduti qui fuori nel mezzo del deserto.”
Il sole di mezzogiorno stava cuocendo ogni cosa con un oppressivo e secco calore che stava facendo girare la testa a Colin. Non aveva programmato di rimanere fuori così tanto, quindi non s’era portato l’acqua. Jared condivise la sua e addirittura Colin si alzò, tornò al campo e portò a Jared una bottiglia fresca. Si sentiva un po’ debole e nauseato per il caldo, ma non c’era nessun luogo in cui avrebbe potuto sfuggirlo, non a quell’ora del giorno, così rimanere lì fuori con Jared sotto l’ombrello rosa era l’opzione più interessante.
Quando il sole si inclinò verso la metà del pomeriggio, le cose si rinfrescarono un pochino, se si può definire fresco il deserto. Alcuni stavano dormendo sdraiati sugli asciugamani sotto i loro ombrelli. Altri leggevano, altri giocavano a carte. Colin e Jared avevano parlato per un po’, delle riprese, delle loro vite, un po’ di tutto. Ora erano silenziosi e Colin si rese conto di essere assonnato. Si chiese se quella notte avrebbe potuto solo farsi una doccia e dormire e tenere la festa per il giorno dopo.
Quasi all’improvviso, Jared cominciò a cantare. Colin lo guardò sorpreso, poi si fece piccolo perchè la gente guardò immediatamente verso di loro. Non che Jared non avesse una bella voce – aveva una voce eccellente a dire il vero. Colin era stato invitato ad un concerto dei 30 Seconds To Mars proprio prima dell’inizio delle riprese e ne era rimasto veramente impressionato. Aveva pensato solo che fosse strano – anche se non completamente fuori dal personaggio – che Jared avesse cominciato a cantare a casaccio. Era una delle sue canzoni, ma Colin non ne sapeva abbastanza della sua musica per sapere quale.
Ma Jared era contagioso, nella maniera migliore e non ci volle molto prima che la gente migrasse verso di loro e cominciasse a cantare con lui. Cantarono qualsiasi cosa, dalle canzoni pop ai vecchi classici, alle canzoni popolari – si procurarono la musica battendo mani e ginocchia e un tipo, uno degli extra, si tolse gli stivali e gli batté l’uno contro l’altro per fornire un basso. Un soldato Marocchino venne e insegnò loro una canzone nella sua lingua e in cambio Jared gli insegnò una delle sue. Presto sembrò di stare ad una festa. Colin non poté fare a meno di ridere e Jared riuscì a far cantare pure lui. Jared cominciò persino a ballare, il che fece scatenare anche gli altri. Colin rimase seduto nella sua sedia ridendo, guardandolo, pensando che fosse una sorta di Pifferaio Magico. Ovunque egli avesse esercitato la sua magia, gli altri l’avrebbero seguito. Jared si avvicinò e tolse l’ombrello dal suolo. Colin strinse gli occhi per colpa della luce, ma rise quando Jared cominciò piroettare in giro con l’ombrello in mano, cantando e danzando. Fece segno a Colin di raggiungerlo, ma questi scosse la testa, alzando le mani. Jared lo tirò su in piedi e dopo un’iniziale riluttanza, Colin ballò sotto l’ombrello con lui.
Mentre stavano continuando, si alzò un grido di gioia e tutti si fermarono. Il primo trasporto stava facendo capolino sulla strada.
Jared e Colin tornarono a sedersi, dopo che Jared ebbe ripiantato l’ombrello nel suolo. Erano entrambi ansanti, sudati e ancora sorridenti. Gli altri corsero a dare il benvenuto al trasporto prima ancora che arrivasse al campo.
“Non è stupefacente?” disse Jared, senza fiato. Prese un sorso dalla bottiglia. “Così è la vita. Non è far finta di essere qualcuno davanti ad una telecamera, o dove vivi, o cosa fai per guadagnare. Questa è la vita, qui fuori sotto il sole.”
Colin sorrise, pensandoci. Ridacchiò quando una bambina si lanciò da un lato del camion fra le braccia di un uomo, gridando e ridendo.
“Porca vacca, guarda chi c’è!” Jared si spostò in avanti sulla sedia. Colin strizzò gli occhi, facendosi ombra agli occhi con la mano. Infallibilmente elegante anche in queste circostanze, Francisco era appena saltato giù dal trasporto. Si guardò attorno e quando li vide sorrise e li salutò con la mano e si diresse verso di loro. indossava occhiali da sole eleganti e alla moda, jeans, una maglietta stretta e sandali. “Che caldo da queste parti!” Gridò, sorridendo e asciugandosi la fronte con la mano.
“Vado a prendere Jonathan!” Jared sparì in un secondo.
Colin ridacchiò mentre Francisco si avvicinava. “Cosa ci fai qui? Pensavo fossi a Londra.”
“Sorpresa,” sorrise e si tolse gli occhiali. “Ho scoperto che stavate andando a Marrakech per il fine settimana, così sono venuto.” Era una bellissima e raffinata visione, non toccata dal sole o dalla polvere. Colin a volte rimpiangeva il fatto che Francisco si fosse innamorato subito di Jonathan, prima che lui avesse potuto avere la chance di sfoderare il suo fascino.
Jonathan, per dirla con gentilezza, era estasiato. Stava considerando di non andare a Marrakech, ma cambiò risolutamente idea.
“Faremmo meglio a prepararci,” disse Colin a Jared, mentre gli altri due erano impegnati ad abbracciarsi.
“Già.” Sorrise Jared. “C’è un asciugamano proprio là dietro, ragazzi!”
Colin ridacchiò e tolse l’ombrello dal suolo. Tornò al campo tenendolo in equilibrio sulla spalla, con Jared che lo seguiva a ruota portando le sedie.
Colin passò così tanto tempo sotto la doccia nella sua stanza d’albergo che Jared dovette quasi rimuoverlo fisicamente da là sotto. Colin non aveva mai apprezzato così tanto le docce – acqua calda, per tutto il tempo che desiderava e una bella lunga insaponata con dei veri sapone e shampoo. Si portò dietro una spazzola per le unghie per ripulirsele di tutto punto. Ogni fessura del suo corpo ricevette un’adeguata pulitura.
“Sarà mezzanotte prima che riusciamo ad arrivare da qualsiasi parte!” lo ammonì Jared mentre si vestiva. Era piacevole scivolare in vestiti puliti, senza sabbia. “E’ quasi il tramonto!”
“Non preoccuparti, l’alcool ti aspetterà. I bar non si trasformano in zucche a mezzanotte.”
Jared si era fatto la doccia. Aveva i capelli lisci e lucenti sciolti sulle spalle. Indossava dei jeans e una camicia stretta che gli evidenziava i muscoli e gli si arrampicava sullo stomaco. Aveva un aspetto fantastico.
Colin scelse un paio di jeans comodi e una maglietta e quanti più braccialetti poté indossare, così da sentirsi di nuovo se stesso. Se solo avesse potuto sbarazzarsi dei capelli biondi.
Marrakech aveva una vita notturna impressionante. Andarono a Guéliz, attorno al Palazzo Abdelmoumen ben Ali, dove c’erano numerosi bar moderni e club, così come ristoranti e cafè. Era un’affascinante mix di passato e presente, eleganti e moderni palazzi punteggiati da vecchie strutture, alcune strade asfaltate, altre ancora fatte di pietra. I marciapiedi erano pieni di gente in vestiti multicolori, la musica usciva dalle porte, il profumo di cibo riempiva l’aria. Era rumorosa, viva ed energica. Videro molte delle persone del campo e tutti si salutavano e si raccoglievano in piccoli gruppi per chiacchierare prima di continuare il giro. Il sangue di Colin cominciò a scorrergli un po’ più velocemente e i pensieri circa l’andare a letto vennero presto dimenticati.
Cominciarono con l’Hotel La Reinassance, che aveva un amabile bar terrazzato coperto. Come l’alcool cominciò ad entrargli in circolo, Colin tornò alla vita. Cominciarono a visitare tutti i bar, saltando da uno all’altro, incontrandosi per caso con gli altri del campo per una birra qua e là. Jared ballò ovunque ci fosse musica. Colin lo raggiunse quando la sua testa fu piena di nebbia piacevole e ronzante.
In un rumoroso, affollato bar pieno di musica e fumo, Gary Stretch (Clito) s’imbatté in loro. era in compagnia di due giovani donne un po’ alticce, una delle quali faceva parte della stunt crew.
“Jonathan sta dando un party magnifico nella sua suite, stasera,” disse Gary vicino all’orecchio di Colin, gridando per sovrastare il rumore. “Noi stiamo andando là. Volete venire?”
Colin cercò Jared. Era al bar, in mezzo ad un gruppo di uomini Marocchini che stavano parlando e gesticolando. Jared sembrava occupato a cercare di capirli, così come a parlare con loro usando il suo limitato vocabolario della loro lingua. Una cosa insignificante come la lingua non impediva mai a Jared di farsi nuovi amici. Colin incontrò il suo sguardo e gli fece cenno di avvicinarsi.
“Vuoi andare ad un party nella suite di Jonathan?” gridò Colin sopra il trambusto. Jared sembrò pensarci su un momento poi annuì. “Veniamo,” disse Colin a Gary.
Camminare per le strade mezze intasate fu un’esperienza divertente e Jared e Colin continuavano a finirsi addosso a vicenda, ridendo, cercando di sostenersi e di non urtare nessuno. Ad un certo punto stavano di nuovo cantando e Gary stava scuotendo la testa al loro indirizzo – apparentemente lui non aveva ancora bevuto abbastanza. Colin si stava chiedendo se avrebbe voluto condividere una delle sue ragazze per la notte, dato che ne aveva due e tutto il resto.
“Eri un pugile, non è vero?” chiese Jared a Gary nell’ascensore dell’hotel. Era un bell’Hotel, molto elegante e moderno. Colin si chiese come avesse fatto Jonathan ad ottenere una suite. Gli attori principali avevano belle camere nei loro hotel, ma non sembrava che Jonathan potesse permettersi una cosa del genere.
“Certo,” Gary si girò verso di lui, grugnendo esageratamente. “Vuoi che ti mostri qualche colpo?”
Le ragazze ridacchiarono e Jared ammiccò, alzando il mento. “Proprio qui,” e lo indicò col dito.
Le ragazze risero mentre Gary faceva finta di colpire Jared. Era chiaro che entrambe pensavano che Jared fosse carino. Il loro profumo riempì l’ascensore e Colin pensò a quanto era passato da quando era stato con una donna. Farsi Jared stava cominciando a fargli nascere delle domande. La sua mascolinità era ferita e chiedeva un accomodamento.
Dentro la suite, si stava svolgendo un vero party hollywoodiano. Colin lo seppe nel preciso istante in cui mise piede dentro la porta e non vide altro che carne, sentì la musica rimbombare e annusò le canne. Oh si, questo era un posto familiare. Drink davanti, droghe nel retro. Fare i turni per le camere da letto e sperare che nessuno avesse lasciato niente di appiccicoso prima che ci entrassi tu.
Jared andò a mescolarsi agli altri seguendo Gary, Colin stava cercando di decidere se farsi prima una bevuta o una canna quando incontrò Angelina, sorridente. Indossava un abito nero molto sexy, i capelli raccolti in riccioli sul capo.
“Heylà, figliolo,” risero entrambi e Colin le baciò le guance. Lei gli passò una bottiglia. “Fatti un drink.”
“Grazie,” la aprì un po’ maldestramente. Aveva ancora la testa che galleggiava. “Come va, mamy?”
“Bene,” sorrise. “Com’è la vita del deserto?”
“Calda.” Risero di nuovo. Arrivò Jonathan, con i vestiti in disordine e già ubriaco, con Francisco aggrappato a lui e ovviamente altrettanto alticcio. “Oh salve Colin!” disse Jonathan vivacemente. “Felice che tu sia venuto. Ti piace la suite?”
“E’ carina,” Colin si guardò attorno.
“Francisco me l’ha presa come regalo.” Biascicò Jonathan, dando pacche gentili alla mano di Francisco sulla sua spalla. Francisco rise. “Ho pensato che un party sarebbe stato carino!” disse Francisco, l’accento più marcato del solito.
“Beh, è stata una buona intuizione,” Colin alzò la sua birra al loro indirizzo e loro si allontanarono. Angelina rise.
“Non mi ero accorta che Jonathan fosse gay.”
“Penso che non se ne sia accorto nemmeno lui.”
Lui e Angelina si sedettero insieme su un divano. Parlarono, bevvero e fumarono un po’. Colin sapeva che cose più spinte stavano accadendo nella stanza, ma non era dell’umore adatto quella sera.
Angelina giocò con i suoi capelli. Ogni tanto Colin vedeva Jared tra la folla. Le donne gli si accalcavano attorno. Sembrava che lui passasse la maggior parte del tempo ballando o parlando, ma non sembrava particolarmente preso da nessuna. Una volta lanciò un’occhiata all’indirizzo di Colin, ma distolse subito lo sguardo. Poi scomparve completamente per una buona mezz’ora.
“Vado a fare pipì,” disse Colin, posando la bottiglia vuota con le altre ai suoi piedi. Angelina stava ridendo appoggiata a lui, s’era tolta le scarpe.
“Beh, non farla qui,” disse con un sorriso. Lui ammiccò e si alzò. Lei si stese sul divano con un sospiro, offrendogli un sorriso. “Sbrigati a tornare.”
Colin andò a cercare il bagno. Che si trovava alla fine di un corto corridoio. Ce n’era anche uno nella camera da letto, ma Colin non desiderava vedere chi la stesse occupando al momento, così aspettò davanti a quello principale finché non si fu svuotato. Quando un tipo corpulento, che Colin riconobbe come uno degli extra lo lasciò libero, egli entrò, espletò le proprie funzioni e poi si lavò le mani. La stanza puzzava di fumo. Almeno non sapeva ancora di vomito.
Colin si osservò nello specchio mentre si lavava le mani. Aveva l’aspetto stanco e più scuro del solito. Pensò ad Angelina sul divano. Probabilmente avrebbe dormito con lui questa notte, tutto quello che doveva fare era portarsela in albergo. Ma non si sentiva di scoparsi nessuno, stranamente. Mentre la notte procedeva il ronzio nella sua testa era scomparso anche se aveva provato a caricarlo con altro alcool e stava pensando sempre più ad una bella dormita in un letto confortevole. Forse stava diventando vecchio. La sua mascolinità piagnucolò e lo guardò accusatoria attraverso i suoi stessi occhi.
Quando aprì la porta del bagno, si fermò di botto. Jared si trovava nel corridoio, appoggiato al muro. Si stava passando le mani sul viso, tirando su col naso.
“Cosa succede?” Colin si fermò vicino a lui. “Qual è il problema?”
Jared alzò lo sguardo su di lui, continuando ad artigliarsi il naso e le guance. Aveva gli occhi rossi e bagnati e Colin per un attimo pensò che stesse piangendo. Abbassò le mani, sbuffando più forte col naso. “Non avevo mai provato la coca prima d’ora,” disse con voce sottile.
Colin sospirò e alzò gli occhi al cielo. “Allora perchè cominciare adesso? Vieni dentro.” Tirò Jared nel bagno e chiuse la porta.
“Mi sono fatto solo, tipo, mezza riga,” Jared si piegò sul lavandino mentre Colin gli prendeva dei fazzoletti di carta. “Dio come brucia!”
Colin gli passò i fazzoletti. “Ti viene da vomitare?”
“No,” li prese e cominciò a pulirsi il naso, poi se lo soffiò forte. Colin trovò un bicchiere di plastica e lo riempì d’acqua. “Devo aver sbagliato qualcosa,” disse Jared, la voce confusa dal fazzoletto.
“Non cominciare con quella merda,” Colin gli passò il bicchiere d’acqua mentre lui si toglieva il fazzoletto dal naso, esaminandolo. Ringraziando il cielo non c’era sangue. “Stagli lontano,” disse Colin. “Fidati di me. Non ne vale la pena.”
Jared bevve un po’ d’acqua, poi si asciugò gli occhi, sembrava stare meglio. Si sentì battere alla porta. “Usciamo tra un minuto!” gridò Colin.
“Allora torni a casa con Angelina?” Jared si pulì di nuovo il naso. “Sembrate intimi.”
“Lo dubito. Penso di tornarmene in camera e andare a dormire,” Colin lanciò un’occhiata a Jared nello specchio. “E tu? Torni a casa con qualcuna di quelle ragazze che ti stavano attorno?”
“Nah,” Jared prese un altro sorso d’acqua, poi lanciò il fazzoletto nel cestino, che era quasi pieno. “Non mi vanno le ragazze, al momento.”
“Al momento?” Colin trovò un altro bicchiere di plastica sulla mensola e lo riempì. Aveva la bocca secca per colpa della birra. “Tieni una scaletta?”
Jared fece spallucce, si appoggiò al mobiletto e prese un altro sorso. “A volte mi vanno le ragazze. A volte i maschi. Al momento mi vanno i ragazzi.”
“Allora, pensi di portarti a casa un ragazzo?”
Bussarono di nuovo. “Aspettate un cazzo di minuto!” abbaiò Colin. Si prese un paio di parolacce da una voce femminile.
“Si, proprio così.” Jared accartocciò il bicchiere e lo lanciò nel cestino, poi prese Colin per una mano. “Andiamo.”
Lasciarono il bagno, con Jared che continuava a tirarselo dietro tenendolo per mano. Colin si fece piccolo quando la ragazza in attesa fuori dalla porta, così come le altre due dietro di lei, lanciarono loro un’occhiata curiosa. Colin gli fece lasciare la presa prima che arrivassero nel salone principale.
Colin si scusò con Angelina, le disse che Jared stava male e che doveva riaccompagnarlo all’hotel. Lei si offrì di portarli in macchina dato che ne aveva una, ma Jared aveva già chiamato un taxi. Colin lasciò la sua mascolinità ad uggiolare e grattare la porta della suite.
Sulla strada per l’hotel, Jared si accasciò sul sedile posteriore del taxi, tranquillo ed immobile. Colin si chiese se la coca lo stesse facendo sentire una merda. Si sentiva stanco e pesante lui stesso e non cercò di intavolare una conversazione.
All’hotel, aiutò Jared ad arrivare alla sua stanza. Una voce nella testa di Colin sussurrò vai a letto. Jared sussurrò nel suo orecchio “Vieni a letto con me.” Con la sua mascolinità al party che cercava di guardare su per la gonna di Angelina, Colin finì nel letto di Jared, baciando labbra morbide e succhiando una lingua che sapeva di birra.
“Questa merda deve finire,” si ritrovò a dire Colin.
Jared ammiccò pigramente al suo indirizzo. “Finirà, ma non adesso.”
Non scoparono, perchè avevano entrambi troppo alcool in corpo. Si addormentarono mezzo svestiti e intrecciati l’uno all’altro e Colin sognò di trovarsi nel deserto e che stava cercando qualcosa tra la sabbia e la polvere, scavando freneticamente. Le unghie gli sanguinavano e il sole gli bruciava la schiena, ma non poteva fermarsi. L’aria odorava di frutta ed era nauseante per qualche motivo. Si svegliò nella fioca luce dell’alba e aveva la faccia nei capelli di Jared. Si guardò le dita, ma le unghie erano solamente pulite e tagliate, per la prima volta dopo settimane. Chiuse gli occhi e tornò a dormire.
Quando li riaprì, la luce stava fluendo attraverso le finestre ed era da solo.
Colin grugnì. Era sdraiato sullo stomaco, intrappolato nelle lenzuola con ancora indosso i jeans. Spinse il viso nei cuscini. Aveva la testa pesante ma gli doleva solo un po’, il che era un buon segno – nessun feroce dopo-sbornia, dato che si era controllato. Si sarebbe sentito solo un po’ di merda per un paio d’ore.
Comunque, si sentiva dolorante, dolorante come lo era tutte le mattine e i suoi muscoli non vollero rispondergli ancora.
“Era ora che ti svegliassi,” sentì la voce di Jared. “Bastardo ubriacone.”
Colin alzò la testa, guardandosi in giro e strizzando gli occhi nella direzione da cui proveniva la voce.
C’era un piccolo balcone nella stanza e Jared stava sulla porta, contornato dalla luce del mattino. Indossava la sua djellaba, chiusa in abbastanza punti sul davanti per coprire la parte centrale del suo corpo. Il suo petto nudo e le gambe erano visibili tra i lembi aperti, profondamente abbronzati adesso, come anche la pelle di Colin. I capelli gli rilucevano sulle spalle. Teneva in mano una tazza.
“Vuoi del tè?” La alzò. “Ne ho ordinato un po’ per entrambi al servizio in camera.”
“Certo.” Colin grugnì e rotolò fuori dal letto, trasalendo leggermente per il dolore ai muscoli, “Prima però devo fare una pisciata.”
Quando riemerse dalla stanza da bagno si sentì un po’ meglio, di nuovo sciolto e con la vescica vuota. Prese la sua tazza dal vassoio del servizio in camera e si diresse a piedi scalzi, sul balcone. Fuori era caldo e amabile. Colin andò a sbirciare oltre il parapetto. Erano vertiginosamente in alto, sopra una già affollata strada, il balcone chiuso da entrambi i lati da mura, così da risultare privato. “Bello. Non sono ancora uscito fuori sul mio.”
Jared se ne stava seduto su una sedia lunga, le gambe aperte che appoggiavano ai lati della stessa. Questo aveva fatto alzare la sua veste fino al punto che Colin ebbe una vista di entrambe le sue cosce, abbastanza da vedere che non indossava indumenti intimi. Stava guardando in su verso Colin, gli occhi luminosi nella luce del mattino.
“Ti senti meglio?” chiese Colin.
Jared prese un sorso di tè e si succhiò il labbro inferiore, continuando a guardarlo. “Mm hm.”
Colin prese un sorso del suo. Si era un po’ raffreddato. “Mi spiace per la scorsa notte. Penso di essere stato troppo fottuto per fottere.” Sogghignò.
“E’ tutto ok.” Jared mise da parte la tazza su un mobile di fianco a lui. Si lanciò i capelli dietro la spalla. “Vuoi farlo adesso?”
Colin si sentiva meglio e un po’ più voglioso e in grado questa mattina dato che aveva smaltito l’alcool. Eppure, rise. “Possiamo fare colazione prima?”
“Perchè, sei affamato?” Jared si spostò in avanti sulla sedia, portandosi alla sua estremità con le gambe ancora aperte. Questo lo fece arrivare a raggiungere i passanti dei jeans di Colin.
“Un po’,” Colin produsse un suono nella gola quando Jared lo tirò verso di lui. “Jared!” Alzò la tazza così da non colpirlo in testa.
“Potrai avere la tua colazione dopo che io avrò avuto la mia.” Stava aprendo i jeans di Colin, con il viso all’altezza del suo stomaco così che il suo respiro gli solleticava la pancia.
“Come siamo esigenti stamattina!” Colin si guardò intorno nervosamente, ma non si trovavano ‘davvero’ in pubblico. Uno avrebbe dovuto scalare l’edificio per riuscire a vederli e non c’erano altri palazzi alti vicino all’hotel.
Colin si sentì vagamente assurdo standosene in piedi, tenendo la sua tazza di tè in mano mentre Jared gli abbassava i jeans e gli liberava l’uccello dai boxer, che stava già pulsando a causa delle attenzioni ricevute, non sentendosi affatto assurdo. Jared gli abbassò pure la biancheria, spingendogliela giù sotto le ginocchia assieme ai jeans.
“Posso almeno mettere giù il tè?” chiese Colin.
Jared alzò una mano e prese la tazza, appoggiandola sul pavimento vicino alla sedia. Poi si avvicinò e gli prese l’uccello fra le mani e Colin trovò difficile sentirsi ancora reclutante.
Jared glielo accarezzò finché non lo rese mezzo eretto, poi ci fece scivolare sopra la bocca, che completò il lavoro.
Colin boccheggiò, abbassando lo sguardo su di lui. Jared spostò una mano dall’uccello di Colin e cominciò ad aprirsi la djellaba. Dopo un difficile momento in cui dovette combattere con le chiusure, riuscì ad aprirlo e cominciò ad accarezzarsi mentre faceva scivolare la bocca su di lui lentamente in su e in giù. Colin alternava gli sguardi, ora il suo viso, ora la sua mano. Le lunghe e morbide ciglia di Jared calarono ritrosamente sulle sue guance, il naso che si strofinava sullo stomaco di Colin con ogni carezza in avanti. Colin abbassò una mano e giocò un po’ coi suoi capelli. La brezza mattutina sulla pelle era sensuale tanto quanto la bocca di Jared.
Jared staccò la bocca dopo un paio di minuti e Colin gemette in protesta, aprendo gli occhi e guardando in giù verso di lui. La punta del suo uccello stava strofinandosi contro il labbro gonfio di Jared. “Vuoi ancora la colazione?” gli chiese Jared, il suo alito caldo che soffiava sul teso e bagnato uccello di Colin.
“Mi hai persuaso a metterla da parte,” Colin osservò la sedia dietro Jared, pensando a lui disteso sulla schiena su di essa, le ginocchia sopra le spalle di Colin. Si, quella era una buona colazione.
Però Jared si alzò in piedi, proprio di fronte a Colin, vicino abbastanza perchè i loro uccelli potessero accarezzarsi a vicenda. Colin gli afferrò i fianchi e lo attirò vicino, spingendosi verso di lui, desiderando le sensazioni.
“Vuoi tornare dentro?” sussurrò Colin.
“No,” Jared toccò con un dito il labbro inferiore di Colin, gli occhi luminosi e appassionati. “Togliti i pantaloni e vieni qui.”
Colin si accigliò, mentre Jared scivolava via da lui, la stoffa della sua vestaglia che ondeggiò contro la coscia nuda di Colin mentre si spostava verso la ringhiera del balcone. Colin abbassò lo sguardo, poi spinse jeans e biancheria sulle caviglie e lottò per liberarsene. Era liberatorio, strasene nudi fuori all’aperto, senza correre troppi rischi.
Jared era in piedi vicino alla ringhiera e guardava verso la città di Marrakech. C’era un muro bello solido al di sotto della ringhiera, così non si stava esponendo alla gente di sotto. Colin lo raggiunse, il muro che gli arrivava alla vita. “Cosa?”
Jared si girò verso di lui con un sogghigno. “Proprio qui.”
Colin lo fissò per un momento. “Sulla ringhiera?” disse, leggermente allarmato. Era una pazzia troppo grande, persino per lui.
“No,” Jared rise col naso. “Stando in piedi qui, imbecille.”
Colin non riuscì a capire bene cosa intendesse, finché Jared non mise un piede su di una sedia di fianco a lui. “C’è un po’ della mia lozione sul cassettone.”
Colin lo fissò un altro minuto, poi andò a prenderla.
Era già stato coinvolto in una scopata quasi pubblica prima d’ora, ma niente era paragonabile a questo. Trovò la lozione e tornò. Jared raccolse la veste attorno ai fianchi, lasciandola ricadere sul davanti. Colin pensò che anche con il piede sulla sedia non avrebbe funzionato a causa dell’angolatura troppo strana. Comunque, Jared si aggrappò alla ringhiera e si sporse un pochino su di essa e questo lo mise all’altezza giusta. I capelli gli ricaddero attorno al viso, muovendosi nella brezza.
Dopo quel pompino, Colin non voleva niente di più che lubrificarselo e infilarglielo, ma si costrinse a pazientare, dato che i loro appuntamenti erano raramente tranquilli e al momento avevano tutto il tempo del mondo. Si riempì le dita di lozione, poi ne premette uno dentro Jared. Lo udì gemere e lo vide voltarsi verso di lui, osservandolo da sopra la spalla, con le ciglia che si abbassavano.
“Riprendi la mia fantasia del-contro-la-roulotte, ah?” chiese Jared.
“Stai zitto e goditelo.”
Lo fece, gettando indietro la testa, arcuando le spalle, crogiolandosi alla luce del sole mentre Colin lavorava dentro di lui, aggiungendo altra lozione e un secondo dito col primo. I fianchi di Jared si muovevano gentilmente, la veste che si spostava attorno a loro. Colin gli vide le dita del piede stringersi contro la maglia della sedia. L’odore della lozione per mani coprì l’odore della calda mattina soleggiata. Colin chiuse gli occhi mentre sentiva la brezza sulla pelle nuda, il calore e la stretta attorno alle sue dita.
Jared si stancò delle dita, inclinando la testa all’indietro e sussurrando con voce roca, “Scopami.”
Colin fece scivolare fuori le dita e si cosparse con la lozione l’uccello, che era anche lui pronto a procedere. Osservando la città che risplendeva nel sole mattutino, scivolò dentro Jared con un unico, lento e liscio movimento. Gemettero entrambi all’unisono.
Era quasi surreale, scopare fuori sul balcone in quella maniera, arrampicati sulla ringhiera, nudi di fronte al mondo ma allo stesso tempo completamente nascosti ad esso. Afferrò i fianchi di Jared e si spinse dentro di lui. Jared afferrò la ringhiera, le mani che gli scivolavano dato che erano sudate. La mano di Colin ancora scivolosa di lozione, si abbassò e trovò l’uccello di Jared tra le morbide pieghe delle sua veste.
“Ecco perchè al momento mi vanno i ragazzi,” la voce di Jared era un sospiro di piacere. “Dio, ti sento bene dentro al culo.”
Colin non aveva mai capito come Jared potesse miscelare così bene sensualità e sozzura, ma lo faceva eccitare. Si spinse più forte dentro di lui, il sudore che cominciava a bagnarli la pelle. “Anch’io ti sento bene,” gli sospirò Colin sulla schiena. Fece lavorare la mano sull’uccello di Jared, sentendo quanto fosse caldo e duro. Il respiro di Jared si intensificò e Colin seppe che stava quasi per venire.
Non ci volle molto. “Sto per venire,” gemette Jared, le mani che tremavano sulla ringhiera. Si stava spingendo contro Colin, chiedendo. “Proprio... adesso!”
Colin sentì le contrazioni attorno al suo uccello, i movimenti nella sua mano, poi l’umido calore sopra le dita. Jared gemette e si contorse contro di lui, avvicinando la sedia con i suoi spasmi. Colin tremò e si spinse dentro di lui, portandosi vicino al limite e poi lasciandosi andare a sua volta. I gemiti di Jared divennero gridolini.
Colin venne con il sole sulla pelle, la brezza nei capelli, il corpo di Jared caldo e morbido contro di lui. Riuscì a malapena a rimanere in piedi, ma riuscì a sostenersi contro Jared. Questi s’aggrappò alla ringhiera ed emise un lungo e soddisfatto sospiro. Colin si strinse a lui e recuperò fiato per un momento, con l’uccello ormai rilassato di Jared ancora in mano.
“Grandioso,” disse Jared sognante, guardando verso la città. Era proprio quello che sentiva anche Colin.
Si sdraiarono sulla sedia insieme, occupando tutto il posto, pelle sudata contro pelle sudata.
La djellaba di Jared era stesa sopra la sedia su cui aveva appoggiato il piede. Le gambe intrecciate insieme pigramente, i capelli di Jared poggiavano sulla spalla di Colin. Jared stava sorseggiando il tè.
“Dovrei chiamare Angelina e scusarmi di nuovo per la scorsa notte,” disse Colin, con la mano appoggiata al petto di Jared, le dita che giocavano pigramente con i peli. “Forse dovrei vedere se ha dei piani per cena.”
Jared sogghignò e si voltò appena per appoggiare la tazza sul pavimento vicino alla sedia. “Colin, perchè non fai una cosa per me?”
“Che cosa?” Colin stava osservando il cielo limpido.
“Metti via il tuo orgoglio di macho. Fatti piacere i ragazzi per un po’, assieme a me.”
Colin s’accigliò e lo guardò. “Cosa?”
“Ovviamente lo vuoi anche tu, e allora perchè no?” Jared scrollò una spalla nuda con noncuranza. “Quando te ne andrai da qui, potrai gozzovigliare con tutte le donne del mondo. Sai che lo farai. Allora perchè non ti godi questo tuo lato mentre sei qui?”
Colin inarcò le sopracciglia, non essendo sicuro di quello che voleva dire – ma in verità, lo capiva. Nel profondo, dove non voleva guardare e nemmeno ammetterlo, sapeva esattamente di cosa stava parlando.
Sogghignò, sentendo il bisogno di sviare. “Sei geloso?”
Jared sogghignò di rimando, poi si districò da Colin. La sedia si abbassò mentre egli lottava per rimettersi in piedi. Colin si strinse in un angolo per dargli spazio. “Non ne ho bisogno,” disse Jared, alzandosi in piedi.
“Oh si e come mai?”
Lo guardò mentre raccoglieva la sua djellaba e la indossava. Gli ondeggiò intorno mentre si dirigeva verso la porta. Nel vano della stessa si fermò e gli restituì lo sguardo, con una luce che gli danzava negli occhi.
“Perchè sono io quello che ti sei scopato sul balcone stamattina, non lei.” Scomparve all’interno della stanza.
Colin continuò a fissare la porta in silenzio.
Dio, l’aveva proprio fregato.
 
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irishvale
view post Posted on 19/10/2006, 12:36




bello bello bello
 
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*Perpetua*
view post Posted on 19/10/2006, 12:46




Oltre ke bello bello bello direi; sesso sesso sesso..... :rolleyes:
 
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irishvale
view post Posted on 19/10/2006, 15:33




nonmi rubare le battutteXDXDXDXD
cmq concordo pienamente con te!!
 
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Bliss
view post Posted on 19/10/2006, 16:30




"Dio, l’aveva proprio fregato."
qui ho glorificato, amato, venerato Jared xD
 
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*Perpetua*
view post Posted on 19/10/2006, 17:23




CITAZIONE
nonmi rubare le battutteXDXDXDXD

Perdono è stato del tutto involontario...nn lo ricordavo neanke ke lo avessi scritto anke tu... :P ;)

CITAZIONE
"Dio, l’aveva proprio fregato."
qui ho glorificato, amato, venerato Jared xD

Concordo alla grande^^
 
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*elisapuchu*
view post Posted on 19/10/2006, 19:02




CITAZIONE
“Perchè sono io quello che ti sei scopato sul balcone stamattina, non lei.”

Lo Quoto e basta XD
 
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ssyn3
view post Posted on 19/10/2006, 21:16




Sono contenta che vi piaccia così tanto, è bello sapere di non essere l'unica che stravede per questa fic! Grazie per averla letta, cercherò di fare più in fretta che posso a tradurre il resto!
 
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VampireBlood
view post Posted on 19/10/2006, 21:58




CITAZIONE (*elisapuchu* @ 19/10/2006, 20:02)
CITAZIONE
“Perchè sono io quello che ti sei scopato sul balcone stamattina, non lei.”

Che Delirio **

Seriamente spettacoloso.
La sola idea della scena del balcone (di un pò tutte le scene, in veirtà) mi manda in assoluto, fottutissimo visibilio!
Inoltre impazzisco per la caratterizzazione di Leto in questa Fic..veramente, veramente, veramente, FOTTUTAMENTE SPETTACOLARE!
 
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Zoee
view post Posted on 14/11/2007, 04:44




Stupendaaa *__* e devo ammettere di aver sudato freddo quando ho visto angelina attorno a colin (putroppo su molte fanfic.. hmm ¬_¬'')

Jared è fenomenale, lo frega alla grande *__*
 
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Blu Eyes ^^
view post Posted on 2/4/2008, 09:44




Grande Jared!!!
 
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view post Posted on 5/5/2008, 13:58
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Jay è troppo, TROPPO irresistibile!!!
Ormai Colin lo sa!!! *___*
Al solito, stupendo capitolo!! Non mi staccherei mai da questa fanfic... perché è già finito il fine settimana con ponte, perché???? T_T
 
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fidia2
view post Posted on 4/8/2011, 00:24




Bellissima!!
Jared è entrato pienamente nella parte e come Efestione sa far cedere Alessandro-Colin fra le sue cosce
 
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12 replies since 18/10/2006, 22:50   991 views
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