Sotto Il Sole Del Sahara - Marocco, 4° Capitolo

« Older   Newer »
  Share  
ssyn3
view post Posted on 18/10/2006, 00:14




SOTTO IL SOLE DEL SAHARA

RATING: NC-17
PERSONAGGI: Colin Farrell, Jared Leto, Jonathan Rhys-Meyers, Francisco Bosch, Gary Stretch, Angelina Jolie, Val Kilmer, Rory McCaan, Rosario Dawson, Oliver Stone
ACCOPPIATE: Colin/Jared, Jonathan/Francisco
CONTENUTI: m/m, sesso e sesso/gioco, masturbazione
DESCRIZIONE: durante le riprese di Alexander, Jared porta Colin in una selvaggia cavalcata sessuale da Marrakech al deserto del Sahara e oltre.
DICHIARAZIONE: tutti gli eventi sono interamente finzione e non sono intesi a riflettere la vera natura, personalità o le preferenze sessuali delle persone coinvolte.
TRADUZIONE: ssyn3


“E’ abbastanza sexy per te questo o non ancora?”
Erano al sesto giorno del loro addestramento al campo. Fuori, nel mezzo del Sahara con la Royal Army Marocchina, in meno di una settimana avevano imparato la dura realtà dell’essere soldati. Era quasi pomeriggio inoltrato ora, si soffocava ancora per il caldo sotto l’implacabile sole del deserto. Erano tutti accaldati, sporchi di polvere e stavano riportando indietro le loro armi di scena dopo la fine delle riprese. Nonostante il fatto che le loro imitazioni fossero più leggere di quanto quelle vere dovessero essere state, continuavano a sembrare pesanti come una tonnellata. Colin aveva un gran rispetto per i Macedoni adesso.
“Ha un certo fascino,” Jared stava arrancando accanto a lui, con lo scudo buttato su una spalla, la spada appoggiata all’altra. Il suo viso e i suoi capelli erano coperti da uno strato di polvere bianca e Colin era sicuro di avere lo stesso pessimo aspetto. Erano entrambi in costume e Colin non si era mai reso veramente conto di quanto pesanti e calde potessero essere le armature.
“Fascino,” Colin fece una risatina stridula, quasi isterica. “Si, puoi chiamarlo così. Fascino.”
“Eri tu quello che voleva provare come fosse essere un ‘vero Macedone,’” Disse Jared con voce controllata. Si passò il retro della mano sulla fronte, mescolando polvere e sudore in una pasta marroncina, la spada che ondeggiò pericolosamente verso Colin, facendolo scartare di lato ed accigliare. “Ti piacciono ancora questi tempi antichi adesso?”
“Non è che non li apprezzi.” Colin tornò al suo fianco quando Jared si mise di nuovo la spada sulla spalla. “Sto solo trovando difficoltà nel godermi l’esperienza, in questo momento. Proprio adesso ucciderei per un bel panino grande, una birra, una sigaretta e un letto soffice con una televisione ai suoi piedi.” Fece una smorfia. “Accetterei anche una decente, fottuta doccia. Dio.” Si annusò. “Puzzo come se qualcosa mi fosse morto tra le braccia.”
Jared sogghignò. Come al solito, era effettivamente impassibile – o se non lo era, lo stava nascondendo bene.
“Odori come un uomo. Mi spiace che tu abbia dovuto scoprire in questo modo che hai del testosterone.”
“Sta zitto,” Colin era troppo accaldato e irritabile per occuparsi della sua ambivalenza. “Anche tu puzzi come l’inferno.”
Jared si sporse verso di lui e annusò. Se Colin avesse avuto una mano libera, lo avrebbe colpito sul naso.
“Mmm,” disse Jared. “Eau de Colin. Posso averne un po’? Voglio strofinarmelo su tutto il corpo.”
Colin cominciò a camminare più forte nonostante fosse esausto. Sentì Jared ridacchiare sulla sua scia.
L’acqua era scarsa nel deserto, così le docce vere e proprie erano fuori questione. Quelle a loro disposizione erano fuori all’aperto come quelle sulle spiagge, ma con così tanta gente potevi passarci solo due minuti. L’acqua era fredda come il ghiaccio, il che non era davvero un problema con quel caldo, ma il frenetico entra ed esci per lavarsi e farsi lo shampoo rendeva le cose scomode e Colin doveva ancora riuscire a farcela abbastanza velocemente da non rimanere con la schiuma nei capelli. Ai soldati piaceva ridacchiare di questo argomento. Loro ne avevano fatto un’arte e di solito erano fuori prima che fossero passati i due minuti. Spiegavano, passandosi le mani sulle teste lisce, che era per quello che i capelli erano un impiccio in un vero esercito.
Quando si misero in fila per restituire le armi di scena, per poi dirigersi alla tenda che fungeva da guardaroba, Jared tornò di nuovo vicino a Colin.
“Non penso nemmeno che il cibo sia poi così male,” disse Jared. “Ho già perso un paio di libbre. E anche tu. Hai un bell’aspetto.”
Colin non disse nulla. Non aveva un grosso problema con le razioni dell’esercito, ma lo lasciavano desideroso di avere qualcosa di più sostanzioso, una volta ogni tanto. Stava cercando disperatamente di entrare nello stato mentale di Alessandro.
“C’è solo una cosa che mi crea problemi,” disse Jared. Colin lo guardò, curioso di sentire cosa Pippi Calzelunghe avesse da recriminare. “Questa fottuta situazione delle tende!”
“Situazione delle tende?”
“Si,” Jared si accigliò e sollevò lo scudo sulla spalla. “Non so come te la passi con Erol...”
“E’ un uomo adorabile,” disse Colin. “Ci intendiamo benissimo.”
“Buon per te.”
La tenda di Colin era stata soprannominata ‘La Tenda Reale’ perchè la divideva con Erol Sander, che impersonava il principe Pharnakes. Era un gran compagno di chiacchierate, non si lamentava mai ed era molto ordinato ed educato.
“Jonathan mi sta facendo impazzire,” disse Jared. “Sai che sta già scrivendo due lettere a Francisco? Le tiene sotto il cuscino.”
Colin ridacchiò, cominciando a sentirsi meglio ora che si trovavano all’ombra della tenda per l’attrezzatura scenica e senza muoversi. “Se ne sta sdraiato là a gemere il nome di Francisco tutta la notte?”
“Non ancora,” Jared fece una smorfia. “Ma sai, non è nemmeno quello. Non vedo perchè tu e io non possiamo condividere una tenda. In fondo siamo Alessandro ed Efestione!”
“Dubito che Alessandro ed Efestione condividessero una tenda, a dir il vero.”
“Non è quello il punto!” Jared si stava davvero infastidendo e Colin lo trovava divertente. “Non riesci nemmeno a stare da solo cinque minuti per farti una sega da queste parti.” Abbassò la voce, inclinando la testa verso Colin. “Almeno se io e te condividessimo una tenda, potremmo prenderci cura di certe cose per conto nostro, senza che nessuno debba venire a saperlo.”
Colin sbuffò. “Avrei dovuto sapere che si sarebbe tutto ridotto alle tue frustrazioni sessuali.”
“Giusto e tu pensi di resistere un mese senza nemmeno farti una sega?”
Colin fece spallucce, noncurante. “Qui non si tratta di sesso. Ci sono cose molto più importanti con cui occupare il nostro tempo.”
“Certo. E io penso che tu sia fuori di testa se pensi che i Macedoni non si siano mai fatti una sega. Era per questo che l’omosessualità era così popolare all’epoca. Non era una moda, era una necessità!”
Colin scosse la testa. Lanciò un’occhiata ad alcuni degli altri uomini, che sembravano tutti inzaccherati, sporchi e pronti a collassare. Colin era abbastanza sicuro che nessuno di loro stesse pensando al sesso, o alla sua mancanza.
“In caso non l’avessi notato, ci sono delle donne qui intorno Jared,” disse Colin. “Un’intera unità del gruppo degli stunt è composta da femmine. Così non hai bisogno di essere gay.”
“Forse voglio esserlo.”
“Beh allora, arrangiati. Io sono totalmente focalizzato su Alessandro.”
“Pure io,” Jared lo guardò dall’alto in basso, famelicamente.
“Vuoi piantarla!” sibilò Colin, spostandosi da lui. “Io sto per restituire le mie armi, togliermi questo maledetto costume e poi dirigermi verso le docce. Dopodiché mangerò il mio bel semplice pasto e andrò a dormire nella mia bella e semplice branda col mio simpatico e tranquillo compagno di tenda!”
“Anch’io sto andando alle docce. Poi vedremo quanto non stai pensando al sesso quando saremo entrambi nudi.”
“Trovo difficile eccitarmi quando ho dell’acqua gelida che mi avvizzisce le palle.” Arrivò il suo turno poi, la ragazza addetta alle attrezzature alzò un sopracciglio al suo indirizzo. Lui le fece un sorriso stanco e le passò la sua spada. “Posso averne una di cartone domani?”
Colin mantenne la sua posizione sul fattore sesso per altri quattro giorni. Trascorse i suoi giorni allenandosi, cavalcando e girando e alla notte studiava il suo copione e lavorava alla sua interpretazione di Alessandro. Si era abituato ai pasti essenziali, era diventato più veloce nelle docce e aveva finito già due flaconi di protezione solare. Stava prendendo un bel colorito però, il che significava meno trucco, il che era una buona prospettiva. Qualsiasi cosa pur di alleggerire il caldo. Almeno aveva il lusso di un ombrello tra una ripresa e l’altra e una roulotte con l’aria condizionata in cui rifugiarsi quando le cose diventavano insopportabili. Pensò a come Alessandro non avesse mai voluto mettere il proprio benessere al di sopra di quello dei suoi soldati, di come avesse sopportato ogni durezza assieme a loro. Decise che Alessandro era un idiota.
Il quinto giorno si risvegliò con un’erezione che avrebbe potuto disturbare qualcuno. Felice che Erol non fosse ancora sveglio, si rigirò nella sua branda e cercò di calmarsi. Ci riuscì a dire il vero, ma gli effetti continuarono per tutto il giorno.
Jared gli aveva lanciato occhiate ad ogni opportunità e Colin le aveva ignorate. Quel giorno, commise l’errore di restituirgliene una. Non gli sfuggì il piccolo sorriso compiaciuto sul viso di Jared mentre distoglieva gli occhi velocemente.
Dopodiché scese una nuvola di frustrazione sessuale nata dalla privazione che, Colin fu felice di notare, sembrò afferrare la maggior parte del campo e non solo lui. Sembrava che tutti stessero parlando di sesso, soffrendo la mancanza delle loro mogli o fidanzate e cercando di trovare degli stratagemmi per chiamarle o farle venire a raggiungerli. Ogni donna presente al campo era un obiettivo mobile e cominciarono le lotte. Gli uomini superavano in numero le donne almeno di dieci a una, non era piacevole. Colin era quasi sicuro che prendessero luogo certe sperimentazioni che non si sarebbero mai verificate altrimenti. Persino Erol a volte sospirava alla sera, e raccontava a Colin di sua moglie e dei suoi bambini, di casa. Colin era in un certo modo felice di non avere qualcuno di cui sentire la mancanza.
Colin si comportò bene fino ad una notte, dopo cena. L’aria era carica di sesso e ostilità e Colin la sentiva opprimente come il caldo del Sahara. Mentre passava dietro la tenda della mensa per andare a fumare, incontrò Jared. Era scuro là fuori e non c’era nessuno in giro.
Colin non capì che la sua volontà gli fosse sfuggita così tanto finché il corpo di Jared non fu contro il suo. Colin lo baciò duramente, la sua bocca sapeva di sale e sudore. La loro pelle era appiccicosa, s’incollarono mentre si spingevano l’uno verso l’altro. I capelli di Jared odoravano come il deserto. Colin aveva un ginocchio fra le cosce di Jared e questi lo stava strofinando con forza attraverso i pantaloncini, la mano decisa e ferma e tutto quello che Colin capì di aver desiderato ardentemente. Non si era più scopato a secco nessuno da quando era un adolescente, ma il bisogno sopraffece il decoro e l’unico suo pensiero era quello di trovare qualcosa di solido su cui appoggiarsi. La tenda, ovviamente, era fuori questione.
Poi udirono delle voci e dovettero staccarsi, il respiro di Colin affannato e pesante, il cuore che batteva furiosamente. Jared scivolò via nella notte e Colin rimase là in piedi con una dolorosa mezza erezione. Vide gli occhi di Jared lampeggiare mentre gli lanciava uno sguardo da sopra la spalla, poi scomparve. Colin andò a fumare ma non rischiò una sega.
Dopodiché, ogni volta che si trovavano da soli anche solo per un secondo, erano uno sull’altro. Non parlavano quasi mai durante questi incontri furtivi, ma era sempre sottinteso che si sarebbero incontrati di nuovo – principalmente perchè non riuscivano mai a concludere, dato che la privacy era scarsa come l’acqua. La frustrazione era cresciuta ad un punto tale che Colin si sentiva prossimo ad urlare.
La volta che andarono più vicini all’appagamento fu dietro la roulotte di Colin una mattina, durante una pausa di quindici minuti. Avevano scoperto che le vesti da battaglia Macedoni fornivano facile accesso e ampia copertura per eventuali insoddisfatte erezioni. Le cosce di Jared erano nude e coperte di polvere che diventò fango sotto le sudate ed esigenti dita di Colin. In qualche modo Jared aveva avvolto una gamba sul fianco di Colin, conil tallone dello stivale piantato nel suo polpaccio nudo. La schiena di Colin era appoggiata alla roulotte, i fianchi in movimento, l’uccello che si strofinava disperatamente contro quello di Jared attraverso i loro striminziti pantaloncini di scena. Stavano entrambi ansimando per il caldo e lo sforzo ed ogni cosa sapeva ed odorava di sudore. Colin stava quasi per raggiungere quell’estasi elusiva quando udirono delle voci.
“Merda!” imprecò Jared. Si allontanò bruscamente e Colin gemette miseramente. Si ricomposero in fretta nonostante la frustrazione.
“Dobbiamo trovare un po’ di tempo per stare da soli,” mormorò Jared mentre gli intrusi spuntarono da dietro l’angolo. Si spinse via dalla faccia i capelli madidi di sudore. “Questa cosa mi sta uccidendo.”
“Lo dici a me,” Colin si piegò in avanti, con le mani sulle ginocchia, fingendo di combattere il caldo e la fatica.
Colin pensò che fosse meglio anche smetterla di cercare di saltarsi addosso l’un l’altro, ma era quasi impossibile evitarlo. Faceva confusione nelle riprese e commetteva stupidi errori nella pratica quando Jared si trovava nelle vicinanze. Non era per niente nello stato mentale di Alessandro, a meno che Alessandro non passasse le sue giornate pensando a varie posizioni in cui voleva scoparsi Efestione.
Un paio di giorni dopo, si presentò un’occasione.
C’era un piccolo villaggio a circa cinque miglia da dove erano accampati. I camion con i rifornimenti ci passavano in mezzo per arrivare al campo e uno si era guastato proprio lì, quella mattina. Come fortuna aveva voluto, trasportava proprio alcune attrezzature di scena che erano arrivate da Londra e a meno che non fossero riusciti ad averle, le riprese avrebbero dovuto essere rimandate di un giorno. Oliver non ne era entusiasta.
“Ascolta,” Disse Oliver a Colin, prendendolo da parte. “Principalmente abbiamo bisogno dell’armatura che hanno spedito per te. Tu hai bisogno di una pausa. Perchè non vai a prenderla in macchina? Tu sai quale ci serve. Prendi una delle jeep.”
Colin era più che felice di prendersi una pausa ed era grato che Oliver avesse pensato a lui. Acconsentì e andò velocemente a togliersi il costume di scena. Mentre si trovava nella sua tenda intento a ripulirsi e cambiarsi, Jared apparve nel vano della tenda. Anche lui si era cambiato, indossava un paio di pantaloncini mimetici e una maglia bianca. Aveva i capelli raccolti in una coda morbida. “Vengo con te,” disse.
“Va bene,” Colin si mise una T-shirt. Aveva già indossato dei pantaloncini. “Hai fatto presto.”
“Ho sentito che stavi per andare e ho chiesto se potevo accompagnarti.” C’era una luce negli occhi di Jared che Colin conosceva bene. “Oliver ha detto che possiamo prendere anche altre cose dato che andiamo in due.”
Mentre si mettevano in strada, Colin al volante della jeep, lanciò un’occhiata a Jared al suo fianco. “Sai, mandano i camion degli approvvigionamenti su e giù per questa strada tutto il tempo. Non c’è nessun posto dove possiamo fermarci.”
“Ci vorranno solo cinque minuti, fidati.” Jared si tenne al roll bar mentre saltellavano sul terreno sconnesso. Raggiunsero la strada e s’immisero. Colin accelerò, l’aria che lo colpiva calda e secca, il suolo molto più liscio.
Dopo alcuni minuti di silenzio Jared disse improvvisamente, “Colin!”
“Non ho intenzione di fermarmi!” disse Colin. “Non siamo una coppia di adolescenti, per l’amor di Dio. E potrebbe arrivare qualcuno. Non c’è nessun posto privato dove possa parcheggiare!” Invero, per quanto si riuscisse a vedere, non c’era altro che deserto arido e pianeggiante, in tutte le direzioni.
Jared se ne stava accasciato nel sedile per quanto concesso dalla cintura di sicurezza, le ginocchia appoggiate al cruscotto, le braccia incrociate sul petto. I capelli gli stavano uscendo dalla coda, sbattuti com’erano dal vento. Stava guardando in cagnesco Colin.
“Vorresti dirmi,” disse Jared con voce incerta, “che ti sei scopato la mia gamba per tutta la settimana e alla prima opportunità che abbiamo per stare da soli, non sei dell’umore adatto? Penso di avere il tuo fottuto DNA innestato nella coscia, Cristo!”
“Non è che non sia dell’umore!” Colin strinse le mani sul volante. Erano rese scivolose dal sudore. “Non possiamo farlo qui fuori all’aperto!”
“Io non vedo nessuno!” Jared si tirò su a sedere, guardando attraverso il parabrezza. Piccoli sassi, schizzati dai pneumatici, colpirono il vetro. “Non ci vorrà molto.”
Colin continuò a guidare. Giurò a se stesso che non era così disperato. Pensò a quando aveva quasi scopato Jared contro la roulotte e capì che qualsiasi tipo di dignità avesse avuto, l’aveva ormai lasciato da tempo.
“Ho un’idea,” disse Colin. Jared era di nuovo accucciato nel suo sedile, guardando fuori verso l’orizzonte. Girò il viso verso Colin, una luce di speranza negli occhi.
“Cosa?”
Colin fletté le dita sul volante. Prese un respiro profondo. “Io guido e tu ti fai una sega. Non è come se fosse qualcosa che non ho mai visto. Poi, sulla strada del ritorno, puoi guidare tu e lo farò io. In questo modo almeno potremo liberarci di un po’ di frustrazione.”
Lanciò un’occhiata verso Jared nervosamente. Lo stava fissando con un misto di sorpresa e divertimento. Colin focalizzò lo sguardo di nuovo sulla strada, nonostante fosse liscia e dritta e non ci fosse davvero nulla in cui avrebbe potuto incappare e fare danni.
“Questo è completamente da depravati,” disse Jared, suonando molto più deliziato che disgustato.
“Già, beh, è il meglio che abbiamo. Se arriva un camion avrai parecchio tempo per nasconderlo.” Che non ci fossero porte sulla jeep, immaginò fosse essenziale.
Jared esitò un momento, come se stesse valutando l’idea. Colin gli lanciò un’altra occhiata. “Faresti meglio a deciderti in fretta. Tra pochi minuti saremo arrivati.”
Jared ridacchiò e scivolò in giù sul sedile. Colin vide con la coda dell’occhio che si stava slacciando i pantaloni. “La tua mente sta diventando sempre più corrotta. Mi piace.”
“Sta zitto e muoviti.”
Colin rallentò un po’ e cercò di tenere gli occhi fissi sulla strada. Si dimostrò quasi impossibile. Jared, sotto tutti gli aspetti, era sempre stato completamente senza vergogna per quel che riguardava la sua sessualità. In effetti, Colin era abbastanza sicuro che fosse persino più eccitato dal fatto che lui fosse seduto lì di fianco.
Colin continuò a sbirciare. Jared stava gemendo piano, il suono appena udibile a causa del vento, ma abbastanza forte da scivolare lungo la pelle di Colin come i rivoletti di sudore sotto ai suoi vestiti, colandogli diritti sull’inguine. Jared aveva i pantaloncini spinti attorno alle ginocchia, i piedi appoggiati al cruscotto proprio sotto il parabrezza. Colin notò che non portava biancheria e pensò che l’avesse fatto per rendere più semplice l’accesso. La maglia era tirata su e la mano appoggiata allo stomaco, proprio sopra la linea di peli che cominciava sotto all’ombelico, che rilucevano ed erano appiccicati alla pelle dal sudore. L’altra mano si dava da fare con l’uccello.
“Dio,” sussurrò Colin, cercando di focalizzarsi di nuovo sulla strada. Sentiva come se il suo stesso uccello fosse pronto ad uscire fuori strappandogli i pantaloni. Gli passò per la testa il pensiero pazzo che gli sarebbe piaciuto leccare Jared – il suo stomaco, le sue cosce, tutt’attorno alle dita che stringevano l’uccello. Poteva quasi sentire il sapore salato del suo sudore.
“Ti stai godendo lo spettacolo?” chiese Jared, la voce roca. “Questa è stata una grande idea, Colin.”
Colin non rispose. Il villaggio cominciava ad intravedersi all’orizzonte e s’impose di calmarsi. Forse scopare lungo la strada come due adolescenti non era poi una così cattiva idea. Se il destino avesse voluto, non avrebbero incontrato nessun veicolo.
Jared si contorse sul sedile, i fianchi si arcuarono. Colin poté sentire la sua pelle umida scivolare sul cuoio. Stava stringendo il lato del sedile adesso, la testa gettata all’indietro. Colin pensò di stare per venire solo ascoltandolo e guardandolo.
“C’è un fazzoletto o altro qui dentro?” La voce disperata e ansante di Jared penetrò tra la nebbia nella mente di Colin.
“Non penso,” la sua stessa voce gli suonò incerta. Non si preoccupò di guardarsi in giro per controllare, perchè riusciva a muoversi a malapena. “Pulisciti con l’interno della maglia o altro.” Basta che la finisci prima di uccidermi.
Colin lanciò un’occhiata, perchè anche se non fosse stato disperatamente eccitato, avrebbe guardato lo stesso per pura e semplice curiosità. Jared riabbassò i fianchi sul sedile e mise l’altra mano a coppa sulla punta del suo uccello. Le sue guance erano rosse, gli occhi semichiusi mentre guardava se stesso, a bocca aperta cosicché le sue labbra umide scintillarono. I suoi capezzoli erano scuri contro il bianco della maglia e le mani di Colin pizzicavano dal desiderio di afferrarli e stringerli.
All’improvviso Jared ansimò e s’inarcò di nuovo e Colin si costrinse a guardare dritto davanti a se. Con la coda dell’occhio lo vide contorcersi. Emise un grido strozzato che fece contrarre l’uccello di Colin. Gli fecero seguito leggeri gemiti e sospiri e forti movimenti sussultori dei suoi fianchi. Colin realizzò che le sue mani tremavano. Si sentiva così eccitato che aveva le vertigini.
Colin prese un respiro profondo quando Jared infine ricadde sul sedile. Almeno aveva concluso. Non che Colin si sentisse meglio. Ma il villaggio ormai si vedeva bene e doveva darsi un contegno.
Jared si dimenò per risalire nel sedile, raddrizzandosi, i pantaloni ancora attorno alle ginocchia. Colin lo guardò. Tolse la mano dal suo uccello che era ancora abbastanza duro e bagnato. Si guardò la mano e fece una smorfia. Colin sentì un leggero odore di muschio nel vento.
“Hmph,” disse Jared. Con la mano pulita cominciò a tirarsi su i pantaloni. Si leccò il palmo dell’altra mano. Anche Colin l’aveva già fatto altre volte, spinto dall’urgenza di trovare un modo per ripulirsi. Ma guardandolo, Colin sentì un bisogno imperioso assalirlo, infiammato dalla sua eccitazione. Allungò una mano e prese Jared per il polso, attirando la sua mano verso di lui, poi succhiò una delle dita scivolose. La sua pelle sapeva di sudore e del suo uccello.
Jared sogghignò, i pantaloni ormai tirati su. “Si, puoi avere il resto.”
Prima che raggiungessero il villaggio, Jared era riuscito a sistemarsi e Colin aveva dominato quasi interamente la sua erezione. Jared sospirò e si passò le dita tra i capelli.
“E’ stato come dare ad un uomo che sta morendo di sete, un cucchiaino d’acqua,” disse. “Mi ha solo fatto venire voglia di averne di più.”
Colin sperò che i loro affari al villaggio si potessero concludere in fretta. Trovarono gli uomini del camion alla periferia del villaggio. Si erano raccolte delle persone attorno a loro che curiosavano e parlavano nel loro linguaggio. Le piccole case di pietra erano costruite in file ordinate, con nel mezzo delle strade strette. Sembrava che lì attorno non crescesse nulla, ma c’erano animali qui e là, più che altro capre e galline, che si accoccolavano e piluccavano fra la polvere e bevevano da mangiatoie. La gente era vestita di colori vivaci, si riparava dal sole con cappucci, veli e lunghi abiti. L’aria aveva l’odore pungente del fumo di piccoli fuochi dove veniva bruciata l’immondizia.
Nel fresco e disordinato interno del camion, dietro lo spesso telone che serviva come chiusura, Colin trovò l’armatura che gli serviva. Oliver aveva dato una lista a Jared e sempre lì dentro trovarono anche questi oggetti. Impilarono tutto nel retro della jeep. C’erano già degli uomini dal campo, soldati che lavoravano sotto al grande cofano del camion.
“Arriveremo questa sera,” disse uno degli uomini a Colin, col suo accento pesante. “Dite al signor Stone che porteremo il resto prima possibile.”
Colin lo ringraziò e lui e Jared tornarono alla jeep. Non stava pensando agli oggetti di scena, a camion rotti o a qualsiasi altra cosa, al momento. Il suo ardore non si era raffreddato molto mentre erano rimasti lì e non aveva aiutato certo il fatto che Jared avesse continuato a strofinarglisi contro o che il suo sapore gli fosse rimasto sulla lingua. I bambini seguirono la jeep ridendo e gridando fino alla fine del villaggio, poi tornarono sulla strada, con Jared al volante stavolta.
“Tocca a te,” Jared gli rivolse un sorriso sfacciato. “Mi terrò al limite della velocità.”
Il sedile su cui Colin stava seduto aveva ancora un vago odore di muschio. Ora che era arrivato il momento, si sentiva un po’ timido. Ma, un pensiero al fatto di dover passare le prossime settimane in assoluta agonia senza un solo altro secondo di privacy e si stava già tirando giù i pantaloni.
Aveva pensato di essere troppo nervoso per farcela, ma un paio di carezze, lubrificate dal sudore e da un po’ di sputo e il suo uccello non pensò certo al nervosismo. Si morse il labbro e spinse indietro la testa, chiudendo gli occhi così da poter far finta che Jared non si trovasse lì. Puntò i piedi sul pavimento, spingendo contro il sedile.
Far finta che Jared non fosse lì era abbastanza inutile dato che fu di Jared che cominciò a fantasticare; non che gli servisse molta fantasia al momento, eccitato com’era. Ma il rumore della strada e del vento, i sussulti del veicolo, il sudore che gli colava lungo la schiena - era tutto una distrazione e lui aveva bisogno di concentrarsi.
Stava pensando alla bocca di Jared. Immaginando che i movimenti umidi e scivolosi della sua mano sulla lunghezza del suo uccello fossero le labbra di Jared. L’altra mano vagava senza sosta sul suo inguine e sulle sue cosce. Voleva prendersi a coppa le palle, cosa che faceva di solito durante l’atto, ma immaginò di star già dando abbastanza spettacolo.
Il piacere si acuì, s’intensificò, si allargò. Il Jared-immaginario lo stava prendendo dentro a fondo, nella gola, succhiandolo rumorosamente. Le dita dei piedi di Colin si strinsero sulle suole dei suoi sandali. Finalmente, alla fine...
La voce di Jared s’insinuò nella nuvola di piacere. “A cosa stai pensando?”
Colin grugnì, strappato crudelmente dal limite. “Dai, io non ti ho infastidito mentre lo stavi facendo.”
“Non sto cercando di infastidirti. Ho pensato che potesse eccitarti di più.”
“Sono già abbastanza eccitato.” La sua mano si strinse attorno al suo uccello, che gli faceva male, pregandolo di dargli sollievo.
“Sai a cosa pensavo io?”
Colin immaginò che non avrebbe più avuto un singolo momento di pace finché non lo avesse lasciato parlare. Si accarezzò l’uccello con la mano, tenendo la tensione alta. “Cosa?”
“Pensavo all’altro giorno, contro la tua roulotte,” La voce di Jared era bassa, un mormorio sotto vento. “Solo che invece di fare quello che stavamo facendo, mi avevi fatto girare con la mia piccola gonna Macedone tirata su e mi stavi penetrando con le dita.”
Colin represse un gemito e chiuse di nuovo gli occhi. “Sexy.” Cercò di immaginarselo, ma si trasformò in lui contro la roulotte, Jared in ginocchio davanti a lui. Dov’era rimasto? Ah si... proprio qui, nella bocca di Jared, pronto a venirgli giù nella gola.
Jared all’improvviso strappò la jeep dalla strada e Colin lanciò un gridolino, aggrappandosi al sedile spaventato, con l’uccello che gli ballava dementemente in grembo. La jeep passò sopra un terreno di sassi, alcuni cespugli e si diresse verso il deserto.
“Jared!” gridò Colin. Ma Jared continuò a guidare, non dicendo nemmeno una parola. Una densa polvere salì attorno alla jeep, facendo tossire e agitare le mani a Colin. La sua eccitazioni scomparve velocemente.
Ad una distanza di circa due yarde, Jared girò la jeep puntandola verso la strada e la fece fermare, slanciando Colin in avanti per la brusca frenata. Spense il motore.
“Ma che cazzo!” disse Colin, spolverandosi. Il suo uccello era quasi rilassato adesso. “Che diavolo stai facendo!”
Jared si girò verso di lui, con gli occhi che brillavano attraverso la polvere. “Passa nel sedile posteriore.”
Colin lo fissò. Lo sguardo di Jared era intenso.
“Non possiamo scopare - ”
“Siamo abbastanza lontani dalla strada perchè qualcuno ci veda. E se arrivasse qualcuno, avremo tutto il tempo per ricomporci. Adesso passa. Nel. Sedile. Posteriore.” Pronunciò le parole lentamente e succintamente mentre si slacciava la cintura.
Colin capì di avere due scelte – poteva continuare a protestare e non venire mai o farsi cavalcare l’uccello. Lanciò un’occhiata alla strada. Era vuota da entrambe le parti. Passò nel sedile posteriore.
Jared depositò i suoi sandali sul cruscotto e si liberò facilmente dei pantaloncini, che lanciò nel sedile del passeggero. Carne nuda e sudata che gli si arrampicava in grembo fece ricordare all’uccello di Colin la sua eccitazione. Jared gli si mise a cavalcioni sullo stretto sedile, standogli di fronte. I loro uccelli erano rannicchiati fra di loro, caldi e duri, strofinandosi l’uno contro l’altro setosamente.
“Lubrificante,” biascicò Colin, ricordandosi a malapena l’Inglese. Tenne un occhio ansiosamente verso la strada.
“Ci arrangeremo.” Rispose Jared. Alzò la mano alla bocca e gli diede una generosa leccata, poi si fermò un secondo, raccogliendo saliva e si sputò nel palmo. La abbassò e la strofinò sull’uccello di Colin. Colin gemette, le cosce gli si tesero.
“Non preoccuparti, sono pronto,” mormorò Jared, alzando le mani per aggrapparsi alle spalle di Colin. “Pronto.”
Colin pensò di stare per venire già quando Jared cominciò ad abbassarsi su di lui. Ci fu una certa resistenza all’inizio, ma con un po’ di movimenti e spostamenti, Colin si ritrovò ben presto seppellito dentro di lui. Jared gemette di sollievo, una mano che scivolava ad accarezzarsi l’uccello fra di loro.
“Come ti sembra?” mormorò Jared, la fronte vicina a quella di Colin. Le mani di Colin gli afferrarono i fianchi mentre si alzavano appena e poi si spingevano di nuovo giù.
“Fottutamente incredibile,” rispose Colin, mente e vista offuscate dal piacere. “Oh Dio. Non resisterò a lungo.”
Jared cominciò a lavorare di fianchi, lentamente all’inizio, movimenti che spedivano ondate di piacere e calore nello stomaco di Colin e nelle sue cosce. “Ti piace scoparmi?” sussurrò Jared, la punta del naso che accarezzava la guancia di Colin. “Dimmi quanto ti piace scoparmi.”
Colin non era sicuro di riuscire a parlare. Da qualche parte trovò le parole, anche se corte e non descrittive. “E’ così.”
Jared cominciò a muoversi un po’ più velocemente, saltellando, la pelle sudata che emetteva un rumore di carne sbattuta contro altra carne. “Ho un bel culo stretto? Dimmi quant’è stretto il mio culo.”
Colin non ebbe la presenza di spirito di dire che si, pensava che fosse squisito, invece gemette e alzò i fianchi, volendo freneticamente avere più di quella sensazione. Jared si raddrizzò, osservandolo dall’alto. I capelli gli si erano incollati alle guance e alla fronte, quasi del tutto fuori dalla coda e sparsi sulle sue spalle. Il sudore gli scintillò sul collo arrossato e nell’incavo della gola. I suoi capezzoli premevano attraverso la maglia. Colin si avvicinò e ne prese uno in bocca, succhiandolo forte. La maglia di Jared era bagnata di sudore, il piccolo bulbo scuro si irrigidì ulteriormente grazie alle sue attenzioni. Jared gemette. Colin leccò la stoffa sopra di esso, bagnandola ulteriormente.
Da qualche parte, nel profondo di se stesso, la voce di Colin gli uscì di colpo. “Dio, adoro il fatto che tu sia così sensuale.” Invero, Jared si ergeva sopra di lui come un dio, un bellissimo dio del deserto, potente e forte, fatto di secco, caldo vento di desiderio e polvere luccicante. Colin gli fece scivolare le mani attorno e gli afferrò le natiche. “Amo scoparmi il tuo culo stretto.”
Jared lo cavalcò con forza dopo questa frase e non ebbero più bisogno di parole. La jeep si scuoteva grazie ai loro movimenti, le attrezzature nel bagagliaio tintinnavano e sbattacchiavano. Il vento rimbombava nelle orecchie di Colin. Gridò quando venne, arcuandosi sotto Jared, svuotandosi dentro di lui così intensamente che la vista gli divenne grigia ai lati. Jared stava piangendo, o forse era solo il lamento del vento attorno alla macchina, sembravano entrambi la stessa cosa. Quando Colin tornò in se, Jared era buttato sopra di lui, ansante, i capelli che ricadevano sul petto di Colin. La sua pancia era calda e appiccicosa. Erano persi in un mare di sudore, calore e beatitudine post coito.
Colin non sapeva per quanto tempo fossero rimasti seduti così, finché il calore non divenne troppo, il sudore che si raggruppava copiosamente nel suo inguine e sul sedile sotto di lui. Jared lo scavalcò e tornò nel sedile davanti. Trovò la sua borraccia sotto al sedile del passeggero – mai andare da nessuna parte da queste parti senza averne una – la aprì e se la versò addosso.
Colin ghignò pigramente quando Jared se la versò sulla testa, sul davanti della maglia, sullo stomaco e persino sull’uccello. La maglia gli si era appiccicata, diventandogli trasparente sopra i capezzoli. Il sedile e il pavimento erano bagnati fradici, ma si sarebbero asciugati abbastanza presto. L’acqua gli brillò sulle cosce e sui peli pubici.
“Sembra una buona idea,” disse Colin, ansimando. “Lanciami la mia.”
Bagnati fino al midollo ma sentendosi infinitamente meglio, tornarono sulla strada senza essere mai stati sorpresi. Jared s’era tolto la maglia e se l’era legata in testa, in modo da tenere su i capelli. Anche Colin rimase senza la sua, l’acqua fresca della boraccia che gli si scaldava sui pantaloncini bagnati. Jared era alla guida.
“Dovremmo andare al villaggio più spesso,” scherzò Jared mentre sfrecciavano lungo la strada, la polvere che si attaccava alla loro pelle umida diventando fanghiglia. Colin pensò che non sarebbe più riuscito a tornare veramente pulito.
Ma almeno, per il momento, non sentiva come se le palle stessero per esplodergli.
“Abbiamo ancora un paio di settimane,” ridacchiò Colin. “Sono sicuro che avremo bisogno ancora di sollievo prima d’allora.”
 
Top
VampireBlood
view post Posted on 18/10/2006, 15:28




Oh God.
 
Top
Bliss
view post Posted on 18/10/2006, 17:07




hem.. devo commentare? xD non mi sembra il caso.

Ottimo **
 
Top
irishvale
view post Posted on 18/10/2006, 18:01




andrò a noleggiare una jeep *ç*

cmq è strepitoso bravissima!!!!
 
Top
*elisapuchu*
view post Posted on 18/10/2006, 19:54




*ghghghghghg*

Se io avessi Jared in quelle condizioni sul sedile passeggero, gli salterei immediatamente addosso... e lascerei guidare ad Ambrogio **

E' tremendamente eccitante...meglio di un porno!
 
Top
ssyn3
view post Posted on 18/10/2006, 22:46




Ely, sicura che Ambrogio non gli salti addosso per primo??! XD
 
Top
.:Sab:.
view post Posted on 19/10/2006, 09:53




bella *_* sono senza parole però mi sto rosicando il cuscino
 
Top
*elisapuchu*
view post Posted on 19/10/2006, 18:56




CITAZIONE
Ely, sicura che Ambrogio non gli salti addosso per primo??! XD

Costringerò Ambrogio a tenermi il vassoio di Ferrero Rochè ...:shifty:
 
Top
Zoee
view post Posted on 14/11/2007, 04:00




CITAZIONE (*elisapuchu* @ 18/10/2006, 19:54)
E' tremendamente eccitante...meglio di un porno!

Mai parole furono più vere :shifty:
 
Top
Blu Eyes ^^
view post Posted on 1/4/2008, 22:02




mammamia :drool:
 
Top
Ce_nere
view post Posted on 22/4/2008, 19:40




Uddiu...qui la temperatura è arrivata alle stelle!!!
 
Top
view post Posted on 5/5/2008, 13:19
Avatar

{ .Enduring Lover. }

Group:
Slash Fan
Posts:
29,928
Location:
il pozzo delle trame perdute

Status:
I'M A GHOST


SPET-TA-CO-LO!!!!!
E il modo che l'autrice ha di descrivere Jared, mi manda fuori di testa...!!!!
 
Web  Top
*Crazy Diamond*
view post Posted on 3/6/2008, 01:47




waaaao :drool: :drool: :drool:
 
Top
fidia2
view post Posted on 3/8/2011, 23:03




Colin in astinenza non lo vedo proprio, casto per due settimane? E quando ha l'occasione con Jared è così titubante :huh:
 
Top
13 replies since 18/10/2006, 00:14   1032 views
  Share