Un assaggio di Marocco - FINE-, Recconnecting

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merrik
view post Posted on 14/2/2007, 09:40




RECONNECTING

RATING: NC-17 (Colin/Jared, sesso m/m)
DESCRIZIONE: sono passati otto mesi dalla fine delle riprese --- alcune cose sono cambiate, altre no
DICHIARAZIONE: tutti gli eventi sono interamente finzione e non sono intesi a riflettere la vera natura, personalità o le preferenze sessuali delle persone coinvolte.
TRADUZIONE: ssyn3/merrik
Beta: merrik/ssyn3


Il destino, aveva scoperto Colin, si faceva proprio una gran bella risata nello spingere a calci i tuoi piani giù per le scale per poi passarci sopra con i tacchi a spillo. Il destino, allora, doveva essere donna, il che avrebbe spiegato perchè era sua madre quella che di solito lo ostacolava quando aveva qualche piano criminoso in mente quand’era bambino o adolescente. Però sua madre non aveva niente a che fare con quello attuale.
In un estremo colpo di sfortuna, le riprese in Sud Africa di Colin – soli 51 giorni – mancarono quelle di Jared di un mese. Lui aveva lasciato l’Africa ai primi di giugno, Jared era arrivato a metà luglio. Colin stava lavorando negli Stati Uniti, che ironicamente erano il paese natale di Jared, quando quest’ultimo aveva messo piede sul continente. Era come se Dio stesse ridendo alle loro spalle.
Forse si erano persino incrociati in aria ad un certo punto. Colin avrebbe fatto ciao con la mano dal finestrino dell’aereo se l’avesse saputo.
Dio aveva continuato a ridergli alle spalle per un lungo periodo. Colin non aveva davvero bisogno di chiedersi quali peccati avesse commesso per meritarselo.
“Hai intenzione di rimanere sdraiato lì tutto il giorno?” Eamon gli passò sopra. Appoggiò una birra di fianco alla testa di Colin. “E perchè non accendi quel fottuto condizionatore?”
Era agosto al momento. Colin era a casa per un paio di settimane dato che la sua presenza non era richiesta sul set del film a cui stava lavorando, Il Nuovo Mondo. Era sdraiato a faccia in giù su uno dei tappeti del suo soggiorno, la testa appoggiata alle braccia, il laptop aperto di fronte a lui. Faceva caldo, maledettamente, ma non gl’importava. Non gli piacevano i condizionatori d’aria. Preferiva sentire la sensazione dell’aria vera sulla pelle, non brezza fresca riciclata artificialmente.
“Non farci caso,” mormorò sulle braccia. Sentì Eamon sedersi di fianco a lui, il rumore della bottiglia sul pavimento mentre l’appoggiava.
“Hai dannatamente ragione, non ci farò caso perchè me ne andrò se non l’accendi.”
Colin non disse nulla. La testa gli doleva. Il naso si strofinava contro il tappeto tra le sue braccia. Odorava vagamente di rinfrescante alle more. Non voleva più guardare il suo laptop.
“Allora?” Disse Eamon dopo un momento di silenzio. “Hai ricevuto una sua e-mail?”
“Si,” biascicò Colin. “Però al momento non voglio leggerla.”
Il fratello rimase di nuovo in silenzio. Colin lasciò andare un lungo sospiro, le costole che gli si espandevano contro l’inflessibile pressione del pavimento mentre lo rilasciava. Avrebbe dovuto alzarsi in fretta prima di procurarsi un doloroso crampo alla schiena.
“Non l’ho visto per otto mesi,” disse. “Otto mesi. E non c’è nulla che dica che succederà fino a quest’inverno quando uscirà il film.”
“Siete stati entrambi così impegnati,” disse Eamon per consolarlo. “Non siete riusciti a prendervi del tempo libero insieme. Ma ce la farete.”
Non era poi così confortante e Colin non era sicuro che importasse ancora. Aveva una sacca piena di lettere e tre volte tanto nelle cartelle e-mail. Per la maggior parte dell’anno, la sua bolletta del telefono cellulare aveva rivaleggiato con il costo di un viaggio alle Bahamas. Ma mentre l’anno passava, le e-mail e le telefonate erano scemate a due, tre volte alla settimana. Le lettere arrivavano forse una volta al mese. Stavano andando alla deriva e c’era poco da stupirsene. Il mondo era cambiato e così avevano fatto loro.
“La cosa più importante è che sentiate ancora la stessa cosa l’uno per l’altro,” disse Eamon. Poi addolcì la voce, “Senti ancora le stesse cose, no?”
Colin sospirò. Alzò la testa e guardò il computer. Il nome di Jared era sempre di fianco al titolo “Hey, ho delle novità...” la piccola icona del ‘in arrivo’ lo guardava impazientemente.
“Sono stufo di farmi le seghe davanti al mio laptop.” Lasciò cadere nuovamente la fronte sulle braccia.
“Non è che questa sia una questione sessuale,” lo schernì Eamon. “Dico, non è che voi due non possiate trovarne da altre parti. Tutto questo non riguarda forse le emozioni?”
Vero, non era una questione sessuale. Avevano concordato che dato che non si vedevano mai, sarebbe stato ridicolo non soddisfare i loro bisogni sessuali da qualche altra parte. Colin aveva provato svogliatamente ad astenersi, comunque aveva fatto voto di non dormire con un altro uomo e aveva detto a Jared di fare altrettanto. C’erano state alcune donne, ma niente di rilievo.
“E’ finita,” disse sommessamente. “E’ finita da mesi. Ci siamo allontanati.”
Faceva male dirlo, nonostante il fatto che lo stesse pensando da settimane. Jared sembrava un sogno, adesso. Era un mito fatto di pixel ed inchiostro. L’unica prova che aveva della sua esistenza erano immagini stampate appiccicate allo specchio e lettere che avrebbero potuto essergli giunte da chiunque. Persino mentre ascoltava la sua voce al telefono, nella piccola bolla di solitudine che si era creato per se stesso, a volte si chiedeva se stesse solo sognando, se la voce lontana che sentiva fosse veramente connessa ad una vera persona.
“Colin, niente finisce, a meno che tu non lo voglia,” disse Eamon. Colin sentì la sua mano sul retro della testa. “L’amore è una di quelle cose che può sopravvivere a tutto.”
Colin rilasciò un altro sospiro pesante. Doveva davvero alzarsi dal pavimento.
Alzò la testa, allungò una mano e cominciò a chiudere il laptop. Eamon si schiarì la gola.
“Non guardi quali sono queste novità?”
“E’ sempre la stessa solfa,” alzò gli occhi sul fratello. Questi, sempre un compagno solidale, si era fatto crescere i capelli per armonizzarli alle lunghe ciocche scure di Colin – anche se, la maggior parte erano extensions – e anche se non li aveva scuri come i suoi, aveva colorato le sue strisce bionde. “Ha un nuovo film. Sta scrivendo canzoni. Sta ancora pensando ad un tour. La leggerò dopo.”
Il rumore di una macchina di fuori, li fece voltare entrambi verso la porta. “Francisco è tornato,” disse Eamon.
Francisco, che adesso viveva a Londra, era diventato più o meno un altro membro della famiglia di Colin. passava tanto tempo a Dublino, quanto ne passava a Londra e la madre e le sorelle di Colin l’avevano accolto come un cagnolino smarrito. Eamon diceva che era sempre presente, che li aiutava, che li portava in giro in macchina e di solito soggiornava a casa sua. Stava persino lavorando ad un programma alla scuola con Eamon, al momento.
Colin non era a conoscenza di quale fosse la vera natura della loro relazione. Il fratello non ne parlava, nemmeno a lui, e questo gli lasciava capire che era qualcosa di profondo, qualcosa che Eamon non voleva macchiare con le parole. Colin non sapeva se erano amici, amanti, o qualcosa di completamente diverso e nessuno dei due forniva molte indicazioni.
Colin si alzò in ginocchio, strizzando gli occhi al dolore che avvertì nella schiena e nelle costole. Così imparava a rimanere sdraiato sul pavimento per così tanto tempo. Alzandosi lentamente in piedi, scoprì che l’aria più in alto era molto più calda e afosa di quella vicino al pavimento e pensò che forse l’aria condizionata non fosse una brutta idea dopo tutto.
Sulla strada per la porta, Colin si fermò allo specchio e osservò le fotografie di Jared che aveva attaccato ovunque. Solo un sogno.
“Tua madre ha mandato una valigia piena di roba per lui!” Francisco stava passando dalla porta della casa di Colin, vestito di un paio di pantaloncini sportivi e una canottiera nera. I capelli ora gli raggiungevano il collo e Colin aveva il sospetto che stesse cercando di farseli crescere come Eamon. Molto presto sarebbero stati proprio come i Tre Moschettieri. Sopra la spalla portava una borsa per pannolini verde pastello, sull’anca opposta il figlio di Colin, James.
Il piccolo era in visita mentre il padre era a casa e aveva passato la giornata dalla nonna mentre Colin svolgeva delle commissioni. Francisco si era offerto di andare a prenderlo dato che era di strada così Colin non avrebbe dovuto attraversare la città.
“Qua,” Colin lo prese mentre Francisco raggiungeva la porta. era mezzo addormentato e si stava succhiando le dita. Poteva giurare che sua madre si fosse occupata di lui. I suoi abituali capelli selvaggi erano pettinati ed indossava un completo molto carino. Era anche impeccabilmente lindo.
“Prendo io la borsa,” disse Eamon, passando dietro a Francisco. “Dov’è?”
“Sui sedili di dietro,” lo spagnolo passò la borsa dei pannolini a Colin. Questi trasportò James e la borsa nella stanza degli ospiti dov’erano pronti una culla e anche un ventilatore. A Colin piaceva cuocersi, ma non avrebbe fatto provare al figlio lo stesso tormento.
James dormì per la maggior parte del pomeriggio, la qual cosa suggerì a Colin che sua madre aveva tenuto attivo e sveglio il piccolo quella mattina, il che significava che avrebbe dormito poco quella notte. Nella borsa che aveva mandato c’erano alcuni dei vestiti vecchi di Eamon e Colin e si fecero una bella risata mentre li osservavano.
“Fa molto te,” disse Francisco, quando Colin tenne una magliettina blu sul petto di Eamon. “E proprio del tuo colore!”
“E io che avevo sempre pensato che il rosa fosse più adatto a lui,” ridacchiò Colin.
“Questo non è il tuo bavaglino?” Eamon alzò un piccolo bavaglio con su un coniglietto. “Penso che tu ne abbia ancora bisogno. Vediamo se ti sta.”
Francisco rimase e preparò anche la cena con loro. Eamon infine vinse ed ottenne di poter accendere il condizionatore, riflettendo che far da mangiare avrebbe fatto diventare il luogo una sauna.
Al fornello, mescolando del riso e verdure che Francisco stava preparando, Colin ammise con lui perchè era stato d’umore triste per tutto il pomeriggio.
“Sai,” disse Francisco sommessamente, “non ho praticamente parlato con Jonathan per tre mesi. Nessuna e-mail, nemmeno una telefonata. Ma io so che non importa.” Alzò gli occhi su Colin, i suoi occhi scuri che brillavano nella luce sopra il fornello. “saremo sempre connessi l’uno all’altro, nonostante tutto. È una di quelle cose che non sparisce solo perchè non ci si vede per un po’.”
Colin pensò che forse questo gli offriva l’occasione per rispondere ad alcuni interrogativi. “Dunque, tu e Jonathan siete...”
“E’ difficile dargli un nome,” la voce di Francisco era ancora dolce. Tornò a guardare la padella su cui stava lavorando. “A volte le cose non sono facili da classificare. Sono sicuro che sia la stessa cosa con Jared. Ma non hai bisogno di dargli un nome per capirlo.”
Colin voleva chiedergli se dormiva con suo fratello. Probabilmente glielo avrebbe detto, ma sentiva che in qualche modo era sbagliato chiederglielo, specialmente dopo che lo spagnolo aveva detto quelle cose.
James si svegliò prima di cena e Colin sapeva che sarebbe stato un inferno rimetterlo a dormire per la notte. Sua madre aveva reso il suo appartamento a prova di bambino, ma i bambini che avevano appena imparato a camminare avevano il magico potere di trovare cose in cui infilarsi a cui gli adulti non avrebbero nemmeno pensato. Quando Colin infine si buttò sul divano con una birra in mano quella sera, era esausto dopo essergli corso dietro e rauco a furia di urlargli “NO!”
James al momento era seduto tranquillo in mezzo alla stanza e stava costruendo una torre coi mattoncini. Ogni tanto, senza un motivo apparente, ne studiava uno da vicino e poi lo lanciava sotto il tavolino da caffè. Eamon era seduto su una delle sedie, a gambe incrociate e beveva una birra. Francisco era seduto su un’altra sedia, anche lui beveva una birra e guardava James.
“Sai, sto raggiungendo i quaranta,” disse Eamon malinconicamente.
Colin era sdraiato verso la fine del divano, da dove poteva vedere lo specchio e lo stava fissando intontito, con la birra appoggiata sul petto. “Hai ancora un paio d’anni.”
“Si, ma” il fratello sospirò pesantemente. “Non diventerò più giovane, questo è sicuro.”
“Stai pensando di andare in pensione?” Colin guardò nella sua direzione. L’altro gli rivolse un sorrisetto condiscendente.
“Non sto parlando di quello, cazzone.”
“Attento a quello che dici quando c’è il piccolo,” disse Colin. James lanciò un altro mattoncino sotto al tavolino. Pensò che sembrava speranzosamente assonnato.
“Sto parlando di bambini,” disse Eamon.
Francisco alzò un sopracciglio e prese un sorso di birra. Colin s’accigliò e tornò a guardare il fratello.
“Cosa, vuoi un bimbo?”
“Beh si!” disse questi sulla difensiva. “Ti sembra così strano? Che ad un certo punto della mia vita mi piacerebbe sperimentare la paternità? Dico, tu l’hai fatto e non ti ha ucciso. Ti ha reso migliore se vuoi sapere la verità.”
“Beh,” Colin fece spallucce e tornò ad osservare lo specchio, con le dita che scivolavano lentamente sulla bottiglia di birra. “Fanne uno, allora. Trovati un compagno. Fatti una sega in un bicchierino e trova una donna compiacente.”
“Non mi serve nemmeno un compagno,” disse Eamon. “Essere un padre single non è un crimine.”
“No, ma è difficile. È più facile quando c’è qualcun altro in giro. Lo sai per esperienza con nostra madre.”
“Bene, perchè non vai fuori a cercarti qualcuno da sposare dato che apparentemente è così facile?” suo fratello sembrava irritato.
“Succederà se lo vuoi veramente,” Francisco parlò. Da lunghi mesi era tornato al suo status di ‘dispensatore di buoni consigli.’ Guardandolo era difficile credere che fosse stato quella triste creatura che era rimasta in piedi di fronte di loro sotto la pioggia in una via di Dublino.
“Si beh, dovrà succedere in fretta. Devo cominciare a prendere l’idea seriamente se lo voglio davvero.”
Colin sbuffò col naso. “Gli uomini diventano padri a sessant’anni, per l’amor di Dio. Hai tempo.”
James lanciò un altro mattoncino ed emise un lamento strano. Colin lo prese come il segno che forse poteva essere anche ora di andare a letto.
Passando davanti allo specchio mentre si dirigevano verso il corridoio, indicò una foto di Jared a James, una di quelle della Tailandia, dove aveva i capelli lunghi e un sorriso gentile sul viso. “Jared,” disse lentamente e chiaramente. James si succhiò le dita e la guardò con grandi occhi sgranati ed interessati. “Aveva il sorriso più bello di tutti,” disse Colin dolcemente, tracciando col dito un cuore attorno al viso di Jared. “Adesso è tutto…….bye-bye.”*

“Bye-bye,” biascicò James attorno alle dita e colpì il fianco del padre con i piedi.
Emaon e Francisco se ne andarono poco dopo che ebbe messo James a letto. Andò a coricarsi pure lui, dopo aver spento il condizionatore ed aver aperto le finestre nella sua camera da letto. Pensò di prendere in mano il laptop ma non ne aveva il cuore. Non poteva rimanersene sdraiato nel letto e soffrire per la mancanza di Jared, non stanotte. Domani. Domani avrebbe letto la mail e avrebbe fatto i conti con tutto.
Vagamente sudato, sdraiato sullo stomaco sul letto, Colin cercò di costringersi a dormire prima che la pena per se stesso e la tristezza prendessero il sopravvento.


******

Un rumore svegliò Colin. Alzando la testa dal cuscino, guardò la sveglia sul comodino. Si spinse via i capelli sudati dal volto e battè le palpebre un paio di volte per schiarirsi la vista. I numeri rossi e luminosi gli dicevano fossero le 2:38.
Guardò oltre la propria spalla attraverso la porta della stanza buia chiedendosi se James si fosse svegliato. Ad un certo punto doveva aver calciato via le lenzuola e ora era sdraiato sopra le coperte. L’aria nella stanza era afosa e stantia e la sua pelle inzuppata di sudore.
Si mise seduto e sporse l’orecchio per ascoltare.
Non era James. Il rumore veniva dalla porta di ingresso che ora stava venendo chiusa silenziosamente. Si sarebbe spaventato se non fosse stato per il fatto che più di una persona aveva una copia delle sue chiavi di casa.
“Eamon?” chiamò con voce appesantita dal sonno.
Il suo primo pensiero fu che ci fosse qualcosa che non andava e, giusto nel caso, si sporse fulmineo ad afferrare un bottiglia di birra vuota poggiata sul comodino.
Scivolò fuori dal letto e camminò sul pavimento con passo felpato dirigendosi lentamente alla porta.
Sentiva qualcuno aggirarsi nel soggiorno. Strinse il collo della bottiglia nella mano sudata e allungò l’altra nel corridoio accendendo la luce.
In un primo momento sobbalzò investito dall’improvviso chiarore e sollevò una mano a ripararsi gli occhi. Chiunque fosse stava attraversando la porta della sala e Colin realizzò che era troppo piccolo per essere Eamon. Più basso e più magro.
Poi gli occhi gli si sgranarono e il braccio che reggeva la bottiglia ricadde sul suo fianco.
Restò a fissare immobile.

Jared era in piedi sulla porta del corridoio. Indossava jeans scoloriti, una t-shirt color crema e scarpe da ginnastica, una borsone morbido di pelle marrone appoggiato ad una spalla. I capelli ora gli arrivavano al collo ed erano scalati intorno al volto, ciocche folte e dritte coprivano la fronte. Gli occhi brillavano nella luce del corridoio.
Un mito improvvisamente e sorprendentemente fatto realtà.

Rimasero semplicemente a guardarsi per un lungo momento, il leggero rumore del ventilatore che proveniva dalla stanza di James era l’unico suono che riempiva il silenzio.
“hai ricevuto la mia e-mail?” chiese Jared con voce soffice
Il suono della sua voce fece sì che Colin si riprendesse dalla trance. Guardò la bottiglia ancora stretta nella mano e si sporse oltre la soglia della camera per appoggiarla sulla cassettiera.
Dovette tentare più volte di ritrovare la voce prima di riuscire a rispondere “No. Cioè, voglio dire, sì! Ma non l’ho letta. Ancora”
Jared si limitò a guardarlo e Colin non riuscì a capire bene cosa, lui stesso, stesse provando. Ogni possibile emozione potesse provare lottava per avere il sopravvento.

“Devo andarmene?” mormorò Jared, insicuro “Pensavo ti sarebbe piaciuta una sorpresa, ma…”
Colin coprì velocemente quei due soli passi che lo separavano da Jared dopo tutti quei mesi in cui erano stati separati da migliaia di miglia.
Il borsone di Jared scivolò dalla sua spalla cadendo sul pavimento nel momento in cui Colin gli trascinò le labbra sulle sue. Le braccia di Jared si strinsero intorno a lui, le sue mani scorrevano lungo la schiena sudata.
“Dimmi solo che sei vero” sussurrò Colin mentre con i pollici accarezzava le labbra di Jared umide per il bacio e i loro volti si sfioravano “Dimmi che sei veramente qui”
“Lo sono” la voce di Jared era soffocata, gli occhi grandi e lucenti “Ci sono davvero”
Otto mesi dissolti in nulla.
Colin scoprì, con un’intensità sorprendente, che quello che c’era l’ultima volta che si erano visti era tuttora presente, semplicemente era stato sepolto da tutte le altre cose. Si sentì uno stupido per aver potuto anche solo pensare non fosse così.
“Dobbiamo parlare” disse Jared con dolcezza, le mani ancora sulla sua schiena posate sulle scapole.
“Abbiamo parlato abbastanza” Colin spinse la propria fronte contro la sua. Probabilmente puzzava come un animale ma non gli importava “Non abbiamo fatto altro che parlare”
Ne aveva abbastanza di tutte quelle parole –scritte, digitate o pronunciate. Spense la luce del corridoio e si voltò per tornare nella sua camera trascinando Jared con sé.
“Colin” boccheggiò Jared mentre il compagno si stava già sfilando la t-shirt. Voleva capire se ciò che ricordava fosse ancora presente e riscoprire ciò che aveva dimenticato.
Jared si piegò e si tolse prima una tennis poi l’altra, entrambe caddero rumorosamente sul pavimento. Colin attese paziente che finisse per poi agguantare i bordi della maglietta di Jared e sfilargliela non appena si rimise dritto. Ancora non aveva riabbassato le braccia che Colin già aveva ricominciato a baciarlo.
Jared era sudato –non sudato come Colin in realtà ma caldo, solido e reale. Le sue mani percorrevano le braccia e le spalle di Colin, la pelle dei lori petti si incollava una all’altra. Le mani di Jared scivolarono verso l’alto e si persero nei capelli umidi e ingarbugliati di Colin.
“I tuoi capelli” disse senza fiato con la bocca ancora appoggiata a quella di Colin “Sono veri?”
“Alcuni” rispose cominciando a setacciare a sua volta quelli di Jared “I tuoi sono più corti”
“Hai visto le foto”
“Non è la stessa cosa che averti qui di fronte a me”
Si fermarono guardandosi negli occhi. La luce che proveniva dalla finestra si rifletteva negli occhi di Jared e illuminava fiocamente il suo volto “No non è la stessa cosa. Mi dispiace, avrei dovuto..”
Colin lo interruppe con un nuovo bacio, la sua bocca era così calda e morbida
“Non dire niente” sussurrò poi rompendo il contatto “Non parlare”
Jared tacque e lo guardò.
Colin fece di nuovo correre le dita fra i suoi capelli “Toccami solamente” sussurrò quasi disperatamente sentendosi sull’orlo di una esplosione di emozioni “Toccami solo”
Jared lo toccò. I polpastrelli correvano delicatamente sopra la sua pelle, sopra le braccia, le spalle, fino a scendere al suo petto e alla pancia che guizzò e si ritrasse al tocco.
Colin cominciò a sbottonargli i jeans.

Non sapeva se era veramente eccitato o se desiderava solo disperatamente il corpo di Jared, se desiderava solo toccarlo, guardarlo, esserne posseduto. L’intimità sembrava molto più importante di qualunque contatto sessuale e Colin non smetteva più di toccare ogni parte del corpo del Jared che poteva raggiungere, sentendolo sotto le dita che lo rassicuravano che nel mondo c’era ancora ‘un Jared’ ed era ancora suo. Era molto più che sesso, era una reale riconnessione, una luce che illuminava un posto dentro di sé che era rimasto al buio per troppo tempo.
Colin lo tenne fra le sue braccia senza fare altro per alcuni minuti. I corpi poggiati uno sull’altro li rendevano ancora più sudati e Colin si scoprì a pensare di non avere mai provato nulla di più bello in tutta la sua vita. Strinse Jared così forte da poter sentire il suo faticoso respiro nell’orecchio. Non tentava di liberarsi, anzi ricambiava l’abbraccio con uguale intensità e forza.

“Anch’io voglio che mi tocchi” sussurrò Jared “Toccami dappertutto”

Colin fece scivolare le mani sul suo corpo baciandogli le spalle nude e sentì la prima scintilla di eccitazione diffondere lentamente un piacevole calore nel suo ventre. Afferrò la vita dei jeans di Jared e li tirò giù. Sotto indossava dei boxer bianchi che furono abbassati insieme ai jeans fino ad arrotolarsi intorno alle ginocchia. L’odore muschiato che riempì l’umida aria fra i loro corpi trasformò la scintilla in una fiamma.
“Questo è molto meglio che farsi una sega al telefono o davanti ad un computer” disse Colin carezzando i fianchi di Jared. Erano ancora snelli e stretti malgrado Jared avesse messo su un po’ di peso –sufficiente ad ammorbidire qualche suo angolo aguzzo facendolo ingrassare leggermente. Anche Colin aveva guadagnato un po’ di peso dalla fine di Alexander.
Jared agganciò un dito nell’elastico dei suoi pantaloncini e lo tirò

“Lo dici a me? Mi piace l’idea che questa volta ci siano le ‘tue’ mani sul mio uccello-” gemette Jared mentre si sentiva indurire.
Appena Colin fece scivolare una mano intorno alla sua erezione ricordò quanto quegli otto mesi fossero stati insipidi, quanto in realtà amasse toccare il corpo di un maschio. Tutte le vecchie paure e insicurezze che avevano un tempo accompagnato quell’idea erano state assopite dal ricordo e,fortunatamente, non si risvegliarono proprio in quel momento.
Jared gli abbassò i pantaloncini, larghi a sufficienza per cadere sul pavimento da soli una volta scivolati sotto le cosce. I suoi jeans invece erano ancora intorno alle ginocchia. Colin avrebbe voluto lasciare che se li togliesse, ma voleva anche continuare a massaggiargli l’uccello che si irrigidiva sempre più deliziosamente dentro la sua mano.
“Avevo quasi dimenticato quanto fottutamente sexy tu sia…” gemette Jared facendo scivolare le mani dal ventre di Colin al suo inguine contro il quale il suo stesso uccello si stava indurendo “Cristo! E’ fottutamente bollente qui”
“Sì, lo è” l’uccello di Colin si contrasse sotto il leggero tocco e Colin si piegò per baciare di nuovo Jared, le labbra salate grazie al sudore. Quando ruppe il contatto Jared gli tolse delicatamente la mano dalla sua erezione per piegarsi a togliere jeans, boxer e tubolari.
Colin attese continuando ad accarezzargli i capelli per non rompere il contatto.
Jared lanciò i vestiti in un angolo e prima che Colin potesse spingerlo sul letto cadde sulle ginocchia poggiandole sullo scendiletto posto proprio sotto di loro. Artigliò i fianchi di Colin e alzò lo sguardo su di lui ottenendo un gemito di piacere nell’essere così reclamato.
La mano di Jared, resa scivolosa dal sudore, carezzò lentamente e dolcemente l’intera erezione facendola rispondere come mai aveva risposto a nulla in otto mesi.
Sì, certamente si era eccitato in quei momenti ma non si era sentito ‘così’, come potesse venire solamente grazie a quel mero blandire che lo induriva così velocemente e così completamente da fargli male.
“Jared, cazzo” digrignò mentre il palmo del compagno si posò sulla punta chiudendola per un istante in un calore umido. Un attimo dopo la mano era andata e fu sostituita dalla bocca. Infinitamente più calda e migliore.
Colin non aveva mai realizzato quanto gli mancasse quella bocca, ma ora che lo avvolgeva scorrendo lentamente su di lui, si rese conto che era molto meglio di ogni dannatissima fantasia avesse avuto, di ogni oscena e-mail e di ogni rovente telefonata.
Agguantò i capelli di Jared sentendo l’equilibrio venirgli meno.
“Fammi sedere” lo implorò senza fiato “Adoro quello che stai facendo ma non voglio precipitarti addosso”
Jared fece scivolare la bocca indietro e si ritrasse. Continuava a fissare Colin da sotto, leccandosi le labbra e risucchiando quello inferiore dentro la bocca. Colin si tolse i pantaloncini che ancora gli avvolgevano le caviglie e si mosse verso il letto crollandogli sopra senza distogliere gli occhi da quelli di Jared che non si alzò ma si limitò a gattonare sul tappetino strisciando sinuoso verso di lui nella luce fioca. Solo a questa vista l’uccello di Colin fremette.
“Cristo quanto mi sei mancato” sussurrò
“Me ne sono accorto!” rispose riprendendo l’erezione di Colin in mano e stringendola prima di tornare ad occuparsene con la bocca. Lo ingoiò, la testa che saliva e scendeva lentamente per dargli l’opportunità di percepire ogni sensazione. Le dita strinsero le cosce sudate di Colin mentre soffici mugolii risalivano la gola vibrando sul suo uccello. Colin si fece nuovamente strada nei suoi capelli e si poggiò indietro lasciando la mano libera a sorreggerlo. Le dita strinsero il copriletto mentre cercò di imporsi di non venire, non ancora.
Fece scivolare la mano dai capelli di Jared fino al suo volto trovando bizzarro venire inondato dalle emozioni proprio in quel momento, ma lo era.
Le dita percorsero la mandibola di Jared percependo lo strato pungente di barba per poi risalire ad accarezzargli la guancia che si gonfiava grazie ai movimenti nella sua bocca. Il piacere che si propagava dentro di lui era vibrante, divorante. Voleva farlo alzare per prendere il suo volto fra le mani e baciarlo ancora e ancora.
“Non continuare per tutta la notte” sussurrò “Voglio più di questo”. Voleva che si fermasse prima di far finire tutto troppo velocemente.
Jared succhiò ancora un paio di volte poi fece scivolare la bocca lungo l’erezione abbandonandola e stringendo la mano alla sua base. Sollevò lo sguardo e scese di nuovo a leccare l’erezione per tutta la sua lunghezza fino alla punta tracciandone il contorno e succhiandola velocemente senza togliere per un solo istante gli occhi da quelli di Colin il quale pensò per un attimo di scoppiare in un poco virile spettacolo di lacrime.
“Jared….”
Tremava e non smetteva più di toccargli i capelli, le spalle, la faccia.
Jared si strofinò leggero contro il suo palmo “Sono qui” mormorò alzandosi e poggiandosi sopra il suo corpo.

Sul letto, avvinghiati l’uno all’altro, pelle umida contro pelle umida, Colin non trovò più alcuna parola. Voleva toccarlo ovunque in una volta sola, teneva le gambe legate nelle sue, le mani erano dappertutto, la bocca sulla faccia e sul collo. Il respiro di Jared era leggero e veloce, il suo dimenarsi contro di lui possessivo ed esigente allo stesso tempo come cercasse di spalmare la sua intima essenza sopra il suo corpo.
Colin aggiustò i fianchi, preso dal bisogno e portò il suo uccello ad appoggiarsi contro quello di Jared, che emise un leggero mugolio e spinse a sua volta. Colin lo strofinò alla ricerca di sensazioni, desiderandone il calore che era l’unica cosa potesse sciogliere il gelo di quegli otto mesi.
“Sei stato prudente?” chiese Jared mentre Colin gli leccava il mento, la lingua che strisciava sulla barba poi sulle labbra assaggiando il suo stesso sapore muschiato. “Ho dei preservativi” mormorò Jared
“Lo sono stato, se ti fidi” mormorò Colin in risposta “E tu?”
Ci fu un attimo di esitazione che fece accendere un leggero barlume di paura nel petto di Colin.
Alzò la testa e lo guardò.
“Non sono andato a letto con nessuno dopo di te” mormorò Jared
Colin era sbalordito. Rimase a fissarlo per un momento “Ma tu…..noi eravamo d’accordo…”
“Lo so” lo interruppe Jared sollevando una mano ad accarezzargli la guancia. Era così caldo fra e intorno a loro che i respiri erano accelerati nel buio umido “E non sono arrabbiato con te perché lo hai fatto. Ho solo scelto di non farlo”
Colin in un primo momento pensò lo stesse prendendo in giro, ma era serio. Lo guardava e malgrado il volto fosse per metà in ombra, gli occhi erano visibili e sinceri.
“Ma sono trascorsi otto mesi!” esordì Colin incredulo
Jared inspirò leggermente dal naso “Contrariamente a quello che pensi, Colin, la gente può non fare sesso per molto tempo e non morire per questo”
Colin non sapeva davvero più che dire. La rivelazione lo aveva lasciato attonito, schiacciato in realtà. Ripensò a tutte le volte che aveva mandato una e-mail a Jared, o gli aveva raccontato al telefono di aver fatto sesso con qualcuno. Non glielo aveva mai nascosto. Pensandoci, Jared invece non gli aveva mai parlato dei suoi incontri sessuali e lui aveva dedotto che volesse tenerseli per sé.
“Cristo, adesso mi sento il più grande pezzo di merda al mondo” disse crollando sul letto mentre l’erezione si ritraeva.
Jared si sollevò su un avambraccio e si sporse su di lui carezzandogli le labbra con le dita “Colin mi ami?” sussurrò
Era un vocabolo con il quale Colin era ormai entrato in confidenza scrivendolo alla fine di ogni e-mail o pronunciandolo appena prima di chiudere le telefonate. L’aveva scritto e detto così tante volte ormai che aveva cominciato a suonare falso.
Ma ora il sentimento che gli stava dietro riaffluì “Sì, ti amo” sussurrò
“Hai amato qualcuna delle ragazze con cui sei stato?”
Colin deglutì “No. Non ci sono neppure andato vicino”
Jared fece scivolare il pollice fino all’angolo della sua bocca “E’ tutto quello di cui ho bisogno da te. Tutto”
“Sì ma cosa dice questo di come sei tu, in confronto a me? Tu che non hai toccato nessuno per tutto il tempo?”
“Ognuno ama a modo suo” rispose Jared abbassando il volto per carezzare le labbra di Colin con le proprie “Questo non da un valore inferiore al tuo modo rispetto al mio. Il semplice fatto che tu ne sia dispiaciuto la dice lunga”
“Jared…”
“Hai intenzione di lasciare che questa cosa si metta fra noi dopo otto mesi che non ci vediamo?” chiese Jared dolcemente.
Colin alzò gli occhi a guardarlo e lui sorrise rassicurante. Lo trascinò di nuovo vicino a sé, l’erezione riprese vita al semplice contatto della pelle che scivolava contro la sua. Colin sapeva che era tutto quello che voleva, tutto quello di cui aveva bisogno.
Nient’altro era importante.
“Niente si metterà fra noi stanotte”

L’intensità stava consumando tutto, riempiva l’aria che li circondava, la stanza, loro stessi. Tutto ciò di cui Colin era consapevole era la sensazione del corpo di Jared contro il suo. Il resto del mondo venne dimenticato man mano che si focalizzò sulla sensazione che si acuiva sempre di più. Jared si arrampicò sopra di lui, i fianchi che ondeggiavano gli uni contro gli altri, la bocca di Jared sulla sua. Colin gli succhiò la lingua lasciando correre le dita lungo le costole percependone le solide creste sotto la pelle bagnata.
“Abbiamo bisogno di qualcosa” mormorò tentando di continuare a baciarlo quando Jared si sollevò “Io non ho….non avevo….”
“Ho dell’olio nel mio borsone” rispose Jared “vado a prenderlo”
“Eri fiducioso” sorrise Colin osservandolo strisciare fuori dal letto. Lo guardò muoversi nella luce fioca che veniva dalla finestra, lo vide scivolare fra le ombre della sua stanza come scivolava così spesso dentro i suoi sogni.
“Più che fiducioso” rispose Jared scomparendo nel corridoio sul cui pavimento stava ancora la borsa “Positivo” giunse la sua voce da dietro il muro
Tornò con una bottiglia di qualcosa che fece un suono liquido quando si arrampicò di nuovo sul letto. Colin gliela tolse di mano facendo scorrere il pollice sul coperchio per capire come si aprisse.
“Ho bisogno di un po’ di preparazione” disse Jared timidamente “ sono fuori pratica”
Colin deglutì a fatica pensando a ciò che Jared aveva fatto –o meglio, non aveva fatto. E pensare che c’erano state notti in cui si era chiesto se Jared almeno lo pensasse quando non si sentivano.
La devozione dimostrata era qualcosa che Colin non meritava.
Ma dopotutto, non aveva meritato la maggior parte delle cose che Jared aveva creduto opportuno offrirgli.

L’olio rilasciò un leggero odore di cera quando Colin lo usò per ungersi due dita. Trovò Jared caldo e stretto esattamente come se lo ricordava, baciò il retro del suo collo assaporando il pungente sapore del sudore e ascoltò i leggeri mugolii soffocati nel cuscino.
Dopo poco fece scivolare le dita fuori e aggiunse nuovo olio. Voleva essere certo che Jared fosse abbastanza lubrificato e si sentisse bene e a proprio agio.
“Mi è mancato” sospirò Jared.
Colin riusciva a malapena a vedere il suo profilo contro la federa.
“Oh” mugolò mentre un leggero brivido lo percorse lungo la schiena non appena Colin lo penetrò nuovamente con le dita. Sollevò i fianchi dal letto.
Colin lo preparò mentre stava sdraiato sulla pancia ma non lo voleva pancia sotto per il sesso che stava per giungere. Jared quindi ruotò nel letto e sollevò le ginocchia poggiando i piedi sui fianchi di Colin. Prese l’olio e lentamente cominciò a lubrificargli l’uccello, una mano sopra l’altra. Colin tremò e si contrasse mentre si reggeva sulle braccia.
L’odore di olio, muschio e sudore riempiva l’aria.
Jared lo guardava, le palpebre pesanti e gli occhi scuri dietro ad esse. Colin scese a baciarlo appassionatamente fino a che l’altro sollevò i fianchi
“Sono pronto” sospirò
Colin pensò che sarebbe morto mentre scivolava in lui. Aveva quasi dimenticato la sensazione e averla improvvisamente indietro era schiacciante.
Digrignò i denti cercando di non urlare mentre Jared in un primo tempo trattenne il fiato poi lo rilasciò lentamente in un lungo e profondo mugolio quando Colin vinse le sue resistenze e affondò in lui.
“Dio” sussurrò Jared dimenandosi lentamente sotto di lui. “Ah” gemette debolmente
“Ti fa male?” chiese Colin fermandosi e restando immobile. Tentava di fermare il tremore che stava già cogliendo il suo corpo.
“Solo un po’” mormorò Jared “Starò bene. Vai avanti”
Dovettero aggiustare un po’ la posizione e azzardare leggere spinte di prova ma alla fine trovarono una posizione confortevole per entrambi.
Colin si abbassò su Jared più che potè appoggiando i gomiti sul letto e trovò un ritmo dentro di lui. Le gambe di Jared erano avvolte intorno alla sua schiena, i talloni tentavano di piantarsi nel suo fondoschiena. Era difficile tenere la posizione a causa del sudore ma funzionò.

All’inizio fu lento, intenso, caldo. Colin non aveva fretta, voleva sentire Jared il più a lungo possibile, dentro e fuori, aderendo in lui, fondendosi in lui. Il respiro dell’americano era tremante e veloce, intervallato da leggeri mugolii sospirati nell’orecchio.
Anche lui gemeva e mugolava, le labbra strofinavano incessantemente la faccia di Jared e il suo collo. Di tanto in tanto lo baciava o leccava dolcemente ma nella maggior parte si sentiva appagato dal poterlo semplicemente respirare –quell’unico, inconfondibile profumo che era Jared. Gli era mancato così tanto e l’esserne ora inondato gli fece bruciare gli occhi che si riempirono di lacrime. Dovette stringerli forte per impedirsi di piangere.
La sua eccitazione era alta e pungente ma riusciva ancora a controllarla. La cavalcò il più possibile, con calma, facendo l’amore a Jared. Ad un certo punto si fermò, restando semplicemente dentro di lui e sentendolo.
Jared fece scorrere le mani lentamente sopra la sua schiena, sul corpo che tremava.
“Lo amo” sussurrò Jared stuzzicando con il respiro l’orecchio di Colin “Quando ti succede questo. Quando non riesci a smettere di tremare”
Colin aveva odiato questa sensazione una volta ma ora non gli importava più di tanto. Poggiò la fronte sulla spalla di Jared e cercò di calmarsi, ma non servì. Il suo corpo cominciava a volerne ancora, di più, incoraggiandolo a ricominciare a muoversi.
Jared sollevò i fianchi “Adesso fottimi Colin” sussurrò “E’ stato troppo tempo fa”
Colin obbedì felicemente baciandolo a fondo e con durezza e percepì le mani di Jared stringersi sulle spalle dove si era aggrappato. Il ritmo crebbe ancora e ancora fino a che Colin picchiò duro dentro lui, scopandolo forte nel letto, facendo sbattere la testiera contro il muro.
Jared contribuiva ad aumentare la sua eccitazione gemendogli languidamente nella gola, mentre lui succhiava duramente la sua lingua e mugolava in risposta. Le unghie di Jared si piantarono nella sua schiena, i talloni spinsero con forza in basso forzandolo a penetrarlo più a fondo che potesse.
A Colin non ci volle molto per venire in quella maniera, il che era il motivo principale per cui non lo aveva fatto da subito.
Jared gli carezzò il volto mugolando debolmente quando percepì il tremore di Colin (quasi convulsioni in realtà) mentre lo riempiva accecato dall’onda di piacere.
Colin tentò di trattenersi e non fare troppo rumore ma alla fine cedette ad un animalesco, strangolato grido.
“Colin” mormorò Jared abbracciandolo. Colin tremava violentemente mentre gli spasmi nel ventre andavano via via diradandosi. Si era morso talmente forte il labbro che ora lo sentiva pulsare.
Scivolò fuori da lui. Entrambi erano inzuppati di sudore e calore bruciante. Colin avrebbe voluto accendere il condizionatore ma non era il momento. Iniziò a scendere lungo il corpo di Jared leccandone la pelle durante il percorso. Lui non era ancora venuto.
Jared strozzò un sospiro e si aggrappò ai suoi capelli quando Colin lo fece scivolare nella sua bocca. Era caldo, muschiato e pungente, la durezza deliziosa nella sua bocca.
Artigliò i fianchi di Jared e cominciò a salire e scendere in un moto veloce e insistente. Jared si dimenò sotto di lui e gli tirò i capelli urlando. Non ci sarebbe voluto ancora molto.
“Colin” la voce di Jared era soffocata e disperata mentre stringeva le gambe. “Oh dio! Sto venendo”
Venne con violenza, tremando e contorcendosi, e così copiosamente che Colin dovette ritrarsi ad un certo punto onde evitare di soffocare. Il risultato fu uno sgraziato schizzo che gli colpì il volto prima che avesse la presenza di spirito di mettere una mano a coprire la punta di Jared.
Non poteva essere tutto perfetto.

Colin si sedette di fianco a Jared ridacchiando e passandosi le dita sulla faccia per pulirsi
“Penso che tu me ne abbia sparato anche nei capelli”
“Scusa” bofonchiò Jared in un tono che era tutto tranne che di scuse
Colin si succhiò poi le dita, gustando il suo sapore. Aveva quasi dimenticato quanto fosse delizioso, quindi si lasciò crollare sul letto al suo fianco ansimando nell’umida oscurità
“Cristo ma non hai un condizionatore?” chiese Jared
“Sì. Dopo lo accendo”
“Stai risparmiando energia o cose simili? O stai facendo pratica per il nuovo film vivendo nel periodo in cui si svolge? Devo mettermi una parrucca e farmi chiamare Pocahontas?”
Colin sorrise “Dio quanto mi sei mancato”
Proprio in quel momento ci fu il suono debole di un pianto lamentoso e Jared schizzò dritto sui gomiti facendo ridere Colin. Guardò verso la porta spaventato “Che ca…?”
“James è qui” comunicò Colin alzandosi dal letto “Resta fino alla fine della settimana. I tuoi urli probabilmente lo hanno svegliato” Cercò i pantaloncini nel buio mentre il piagnucolio di James si trasformò in un pianto fatto e finito “Arrivo, arrivo”
“I miei urli?” lo schernì Jared “Perché non mi hai detto che era qui?”
Colin trovò i pantaloncini in fondo al letto e cominciò ad infilarli “Non mi si è presentata l’occasione. Non è esattamente che io voglia tirare fuori l’argomento ‘mio figlio’ mentre tengo l’uccello infilato dentro di te”
Si diresse a piedi nudi in cucina, tolse una bottiglia dal frigo e la mise a scaldare nel microonde mentre James ululava arrabbiato trovando evidentemente i movimenti del padre non sufficientemente veloci. Non appena il microonde suonò il pianto di James cessò e Colin pensò che si fosse riaddormentato.
Ripercorrendo il corridoio però vide la luce accesa nella stanza del piccolo e non appena girò l’angolo vide Jared piegato sopra la sua culla. Indossava solo i boxer ed era impegnato a cambiargli il pannolino.
Colin si avvicinò reggendo la bottiglia e aggrottò le sopraciglia “Dove hai imparato a farlo?”
Jared sollevò il volto a sorridergli. La faccia arrossata, i capelli arruffati “La fidanzata di Shannon ha una figlia” disse tornando a guardare James e attaccando velocemente le alette del nuovo pannolino “Non di Shannon! Ma di solito se la porta dietro e mi ha insegnato come fare”
Colin non potè fare a meno di sorridere. James vide la bottiglia in mano al padre e urlò arrabbiato sporgendo un braccio per afferrarla. Colin gliela porse “E’ meglio se fai il bravo. Jared è stato così gentile da cambiarti il tuo schifoso pannolino”
A quel nome, James che aveva già cominciato a succhiare, si tolse il biberon dalla bocca “Bye-Bye” disse rivolgendosi a Jared e riprese a ciucciare.
Jared rise “Oh che carino! E io che pensavo che la sua prima parola sarebbe stata ‘wisky’” disse continuando a sorridere al bambino mentre Colin se ne stava in piedi occupandosi del nodo che gli si era formato in gola.
“Tieni” Jared lanciò il pannolino nelle mani di Colin “Puoi disfartene”
“Grazie tante”

Con James accudito e fatto scivolare nuovamente nel sonno, Colin andò a lavarsi, accese il condizionatore e aspettò a letto Jared che si stava a sua volta lavando. Quando lo raggiunse si stese al suo fianco e Colin gli fece scivolare un braccio attorno al fianco.
“Allora, felice di vedermi?” chiese Jared teneramente
“Tu che ne dici?” Colin gli spostò le ciocche dalla fronte “Quanto resti?”
“Una settimana” sorrise Jared “Lo sapresti se avessi letto la mail”
“Sono stanco di email. Ti rivoglio nella mia vita”
“Ci sarò” promise Jared guardandolo negli occhi “Da adesso dobbiamo sforzarci. Ci vedremo almeno un volta al mese anche se dovesse essere solo per un giorno o due. Ci sono aeroplani che vanno in ogni direzione dopo tutto. Non so perché siamo stati così ignoranti”
“Forse avevamo bisogno di sapere”
“Sapere?” chiese Jared sollevando la testa e alzando un sopraciglio interrogativo
“Se eravamo abbastanza forti. Per durare” rispose Colin fissandolo intensamente
Jared riappoggiò la testa al cuscino sorridendo con dolcezza “Penso sia stato un successo”

FINE





*qui abbiamo dovuto lasciare l’espressione “bye-bye”, ci veniva l’orticaria a tradurre in italiano “adesso è tutto ciao-ciao”, perchè come mi ha fatto notare Silvia, per noi non ha grande significato!
Altra nota doverosa per il titolo. Abbiamo preferito lasciarlo in originale perchè “Riconnessione” suona davvero malissimo, eppure è il titolo adatto. Quindi abbiamo scelto un compromesso.



Bene, siamo giunti alla fine! Un grazie sentito dalle traduttrici per averci seguito fedelmente fino a qui, siete stati dei lettori favolosi.
Un grazie immenso a LadyJakyl per averci permesso di tradurre questo gioiello e condividerlo con tutti voi!


E un grazie a tutti loro……da qui tutto è cominciato!


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nola
view post Posted on 14/2/2007, 11:26




AHHHHHHHHHHHH MERAVIGLIOSA! peccato che sia finita! vero Silvia???

la foto poi ...splendida! Riassume perfettamente tutto quello che ADORO.
grazie Oliver Stone x aver riunito qs due meraviglie della natura (Sarò meno gentile con lui x quanto riguarda l'edizione estesa...prevedo incazzature).

GRAZIE
 
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irishvale
view post Posted on 14/2/2007, 14:21




solo una parola .......grazie
grazie a barbara e silvia per las traduzione magnifica
grazie all'autrice che ha cretato questa meraviglia
grazie a colin e jared XD
questa è in assoluto una delle più belle fic che io abbiama mai letto

un grazie speciale a silvia che ha sopportato pazientemente tutti i mie stress e le mie incitazioni a postare XDXD
 
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merrik
view post Posted on 14/2/2007, 14:24




Grazie a te di avere letto e commentato. E per lo stress non ti preoccupare! A parte che non è stato poi così pressante, inoltre ricordo me stessa al tempo dei postaggi di ladyjackyl. Fortuna che non aveva msg altrimenti la tempestavo. Ogni cinque minuti andavo sul sito a vedere se c'era l'aggiornamento per cui ti capisco benissimo.
 
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Vampi
view post Posted on 14/2/2007, 18:36




Awwwwwwwwwwwwwwwwww ç_____ç

“Forse avevamo bisogno di sapere”
“Sapere?” chiese Jared sollevando la testa e alzando un sopracciglio interrogativo
“Se eravamo abbastanza forti. Per durare” rispose Colin fissandolo intensamente
Jared riappoggiò la testa al cuscino sorridendo con dolcezza “Penso sia stato un successo”

ç______________________ç

Questo periodo è da Oscar, Pulitzer....

ç_____ç
 
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Bliss
view post Posted on 14/2/2007, 22:39




tutto così dannatamente bello, perfetto, scorrevole, commovente...
Grazie ancora per tutto e a tutti voi *_*
Una fic che vale davvero tanto, una storia 'reale' resa ai nostri occhi una favola *___________*

"ognuno ama a modo suo"


GRAZIE ANCORA!

ps: James fa sempre la sua bellissima e dolce figura ^^
 
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+demon+ [InSiDe]
view post Posted on 26/2/2007, 18:25




Ho pianto... ç_ç magnifica... Grazie dio per averli inventati!
 
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elewhin
view post Posted on 3/7/2007, 12:46




Non che io sia per "la vendetta è un piatto che va servito freddo", ma... Caro Colin, dopo la svassoiata in thailandia tu sei proprio sicuro di voler mettere giù quella bottiglia di birra subito dopo esserti accorto che è Jared?... Mica gliela devi fracassare in testa, giusto una bottarella alla nuca per ristabilire chi comanda... Ah, già è vero, non sei mai stato tu...

Nonostante i miei commenti, bellissimo finale e arrivata qui di nuovo grazie alle traduttrici! Avete tutta la mia ammirazione per lo splendido lavoro fatto.
 
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__Made__
view post Posted on 6/9/2007, 00:55




Oddio sto piangendo *___*
L'ho letta tutta d'un fiato. E' stata così... così intensa! Ecco sì, forse è la parola più adatta per esprimere cosa mi ha fatto provare. Inizialmente ammetto di non averla trovata un capolavoro, mi sembrava troppo... forse troppo dura... ma quando ho iniziato a leggere dagli ultimi momenti di "Marocco" in poi, Thailandia, Londra è salita in testa a tutte le mie "classifiche". Sarei davvero grata a qualcuno se postasse il link dove posso trovarla in inglese, perchè vorrei provare quantomeno a leggerla in lingua e a vedere le foto che l'autrice ha abbinato a ogni capitolo. Ancora tanti complimenti a Lady Jakyl, che l'ha scritta e ideata e un grazie spassionato a merrik è ssyn che si sono adoperate per tradurla, peraltro, in modo grandioso, nonostante non l'abbia ancora letta in inglese. Infine, come ha detto irishvale, un ringraziamento va anche a Colin e Jared, che senza i loro tanti, forse inconsapevoli, "indizi" non ci farebbero amare questa coppia.
 
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abigail:)
view post Posted on 9/10/2007, 22:46




ho veramente la pelle d'oca,
L'avevo letta in inglese qualche tempo fa....e nn posso che dire a merrik è ssyn....dio siete grandiose...per quanto uno possa capire o conoscere l'inglese non è mai come leggerlo nella propria lingua e voi avete fatto un lavoro straordinario, le costruzioni delle frasi "l'italianizzazione" dei periodi...

incredibile...
lo so lo so banali e ripetitivi questi complimenti
ma sinceramente sentiti
 
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view post Posted on 12/10/2007, 09:56

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oddio...è stupendaaa!!l'ho letta tutta d'un fiato...
grazie infinite e complimenti x il lavoro che c'è dietro,sia alla scrittrice che a chi si è dedicato a tradurla.... image
 
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Zoee
view post Posted on 14/11/2007, 19:25




Stupenda, adorabile, meravigliosa.. ci sono altre parole per descriverla?
E' fantastica, come è fantastico il modo in cui i personaggi si evolvono lentamente, come si passa dal sesso ai sentimenti a qualcosa di dannatamente profondo che ti fa nascere un nodo alla gola.

Viene voglia di rileggerla da capo, ed ancora e ancora ç_ç

Grazie a tutti, davvero.
Alle due traduttrici, all'autrice, e a chi ha creato questo splendido forum dandomi la possibilità di conoscerla ed innamorarmene.
 
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emogirl90
view post Posted on 15/11/2007, 16:59




Sono senza parole...davvero bellissima!! :wub: Avete avuto una gran pazienza a tradurla tutta, ma ne è valsa la pena... :rolleyes:
 
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Blu Eyes ^^
view post Posted on 11/4/2008, 09:23




Ti rivoglio nella mia vita...che frase romantica :wub:
Questa ff è stata meravigliosa e gia so che la rileggerò ancora!...voglio ringraziare tutti...chi la scritta..chi la tradotta e chi ha permesso che io la leggessi...grazie!!!
 
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Ce_nere
view post Posted on 25/4/2008, 19:14




Penso di aver già espresso ampiamente quanto intensa e splendida sia questa ff.
Non ho più parole...ma tante emozioni provate e che devo all'autrice....a voi traduttrici...a chi ha messo su questo forum...e ovviamente a loro due Colin e Jared.
Vi amo tutti!!!!!!
 
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22 replies since 14/2/2007, 09:40   1324 views
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