L' Ultimo Giorno - Marocco, 7° Capitolo

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ssyn3
view post Posted on 25/10/2006, 00:24




L’ULTIMO GIORNO

RATING: NC-17
PERSONAGGI: Colin Farrell, Jared Leto, Jonathan Rhys-Meyers, Francisco Bosch, Gary Stretch, Angelina Jolie, Val Kilmer, Rory McCaan, Rosario Dawson, Oliver Stone
ACCOPPIATE: Colin/Jared, Jonathan/Francisco
CONTENUTI: sesso m/m
DESCRIZIONE: durante le riprese di Alexander, Jared porta Colin in una selvaggia cavalcata sessuale da Marrakech al deserto del Sahara e oltre.
DICHIARAZIONE: tutti gli eventi sono interamente finzione e non sono intesi a riflettere la vera natura, personalità o le preferenze sessuali delle persone coinvolte.
TRADUZIONE: ssyn3
BETA: Perpetua


Quello che Jared si era dimenticato di menzionare circa la sua venuta a Marrakech era che si sarebbe portato dietro la maggior parte del cast – e che sarebbe arrivato alle sei di mattina.
“Non sei ancora vestito?” Jared era in piedi nel corridoio, vestito di una maglietta nera, pantaloncini, scarpe da ginnastica bianche e il più ridicolo ed enorme cappello floscio di paglia che Colin avesse mai visto, come pure una macchina fotografica che gli pendeva dal collo. Colin pensò di essere nel bel mezzo di un incubo, poi capì che Jared era in profonda “modalità turista”.
Ai fianchi di Jared c’erano Angelina, Gary, Jonathan e Francisco – che apparentemente avevano mandato all’aria tutte le pretese e avevano le braccia allacciate uno alla vita dell’altro – Rosario, anch’ella con un cappello bizzarro – il suo con una striscia a fiori – Val e Rory, che stavano entrambi sorridendo maliziosamente. Tutti loro sembravano freschi come margherite ed erano vestiti da turisti. Francisco aveva dei grandi occhialoni da sole.
“Sono le sei del mattino,” gracchiò Colin, dolorosamente conscio di essere in piedi in mutande davanti a tutti, “Cosa cazzo sta succedendo?”
“Dio,” sospirò Jared. “Non c’è un minuto da perdere!” Si girò verso Val. “Fa vestire il tuo bambino e andiamo!”
Val avanzò e Angelina sogghignò e lo raggiunse. Colin fu spinto nella stanza mentre gridava e imprecava. “Posso vestirmi da solo!” tutti gli altri si raccolsero attorno alla porta, sbirciando all’interno. Appena possibile avrebbe ucciso Jared.
“Dai,” rise Angelina. “Vestiti e faremo colazione. Ti sentirai più socievole dopo.”
Colin non si sentì affatto più socievole al tavolo della colazione, che si trovava sul patio dell’hotel ristornate. Erano tutti felici e stavano chiacchierando, la qual cosa non lo infastidiva, ma Jared stava facendo foto a tutti e si rifiutava di togliersi il cappello.
“Dai, adesso una con tua moglie!” Stava dicendo Jared, spingendo vicini Colin e Rosario. Lei stava ridendo e fece scivolare un braccio sulle spalle di Colin. Colin stava guardando Jared in cagnesco.
“Mi spiace,” disse Rosario, sorridendo e dando pacche affettuose ai capelli di Colin una volta che Jared ebbe scattata la foto. “Colin, mi ha costretta a venire! Ci ha fatti venire tutti!”
“Adesso una con la famiglia!” disse Jared, facendo cenno a Val e Angelina.
“Stattene seduto Jared, cazzo!” disse Val. “Dio, lasciaci mangiare.”
Almeno Colin non era solo nella sua irritazione. Ma Jared era implacabile. Continuò a saltellare di qua e di là più che mangiare, insistendo che era tutto molto importante per i posteri.
“Non succederà più di essere di nuovo qui così, tutti insieme!” disse drammaticamente, in piedi davanti a loro ad un capo della tavola. Gary e Rory gli tirarono i toast e gli dissero di sedersi. Colin ridacchiò e cominciò a godersi la colazione.
Jared aveva pianificato un itinerario per tutti, così da poter visitare tutti i posti più importanti della città. Colin aveva l’impressione che per ora di mezzogiorno avrebbero completamente abbandonato l’itinerario o si sarebbero divisi in gruppi più piccoli diretti ognuno in luoghi diversi. Dopo colazione, uscendo nella già calda mattina, Colin tirò fuori le sigarette e Jared gli passò di fianco, rubandogliela.
“Hey!”
“Ti servirà tutto il tuo fiato oggi. Un sacco di cammino.”
Colin cercò disperatamente di rimanere di cattivo umore, ma era impossibile. Gary, Rory e Val presto lo coinvolsero nei loro scherzi e discorsi. Rosario e Angelina camminavano di fianco a lui, parlottando e ridendo occasionalmente o scuotendo le teste alle loro stupidaggini. Jonathan e Francisco seguivano dietro il gruppo, abbracciati e fermandosi di tanto in tanto per osservare varie cose. Francisco era tornato ad unirsi al gruppo dopo il loro ritorno dal deserto, per continuare a girare in Tailandia. Jonathan era diventato quasi simile ad un gattino, molto accondiscendente e molto vicino al fare le fusa. Jared stava dirigendo il tour, che cominciò nella vicina piazza di Jemaael Fna, il vero cuore della città e dove erano situati i medina e i negozi. Poi si diressero verso la Moschea Kotoubia ed esplorarono il posto, non potendo entrare dato che non erano Muslim, ma quello che poterono vedere fu bellissimo. C’erano anche dei musei da visitare e durante il loro tour attraverso il secondo persero Jonathan e Francisco, i quali dissero di voler tornare verso la piazza e che li avrebbero raggiunti per il pranzo al ristorante designato. Jared sembrò irritato ma non attaccò briga.
Quando finirono i musei fu ora di mangiare e l’umore di Colin era migliorato decisamente. Si fece un paio di drink e si sentì anche meglio. Stava cominciando persino a piacergli lo stupido cappello di Jared.
Dopo pranzo tutti volevano dirigersi verso posti diversi e come previsto, l’itinerario crollò. Jared era livido.
“Ho preparato tutto per far sì che potessimo vedere ogni cosa!” Agitò in aria la carta stropicciata. “E’ la nostra ultima occasione!”
Gary gliela rubò e gli diede un’occhiata. “Beh, perchè invece non ce ne andiamo ognuno dove vogliamo nell’ordine in cui vogliamo?”
“Perchè si suppone che dovremmo farlo in gruppo!”
“Oh, dai Jared,” disse Rory. “Possiamo vedere tutto senza stare tutti insieme!”
Ci fu un po’ di discussione. Colin aveva l’impressione che Val e Rory stessero macchinando qualcosa e i suoi sospetti vennero confermati quando, dopo che Jared aveva ceduto scontrosamente, Val aveva colpito la gamba di Colin sotto al tavolo e si era sporto verso di lui, sussurrando. “Noi ci incontriamo al bar che abbiamo visto prima lungo la strada non appena tutti avranno finito. Raggiungici.”
Quando tornarono sotto l’accecante sole del mezzogiorno, Val si schiarì la gola. “Noi andiamo in questa direzione,” fece un gesto con il pollice sopra la sua spalla. “Vieni con noi, Colin.”
“Va bene.” Colin cominciò ad incamminarsi verso quella direzione casualmente, ma Jared lo prese per un braccio.
“No, tu vieni con me. Andiamo al Palazzo El Badi,” disse con decisione.
Colin guardò tristemente Val, Gary e Rory che si allontanavano, lanciandogli sguardi dispiaciuti.
Angelina e Rosario si unirono a Jonathan e Francisco e tornarono verso la piazza.
“Aw mammina, sono stato buono. Non posso andare coi miei amici?” disse Colin irritato mentre Jared lo tirava nella direzione opposta. “Dio, tu e il tuo fottuto itinerario. Lasciami andare!”
Jared lanciò uno sguardo indietro, sopra la sua spalla, poi lasciò andare il braccio di Colin e fece un sospiro di sollievo. “Dannazione, pensavo che non saremmo mai riusciti a liberarci di loro.”
Colin lo guardò sorpreso. Jared sogghignò e appallottolò la sua lista. “Non vuoi davvero andare al palazzo, vero?”
“Perchè ti sei portato dietro tutti allora, se volevi rimanere solo con me!” Erano in piedi sul marciapiedi di una strada affollata, con persone che andavano e venivano attorno a loro.
“Sei arrabbiato perchè l’ho fatto?” sorrise Jared.
“Solo perchè mi hanno visto quasi nudo alle sei del mattino!” Colin sospirò e lanciò un’occhiata alla strada, ma i loro amici se n’erano già andati. “Seriamente, perchè li hai portati e hai insistito con quella stupida scaletta?”
“Perchè era carino che venissero anche loro. Sapevo che non avrebbero seguito l’itinerario, ma ho pensato di provare. Meritavano anche loro di vedere questo posto un’ultima volta.”
“Oliver lo sa che sono venuti tutti?”
“Si, delle macchine sono venute a prenderci per portarci all’aeroporto questa mattina.” Jared lo prese a braccetto. “E ora, andiamo a fare un po’ i turisti!”
“Smettila,” Colin ritirò il braccio. “E togliti quello stupido cappello.”
“Non ti piace il mio cappello?” Jared ne tirò i bordi, sorridendo profusamente. “Me l’ha dato Rosario. Però le ho fatto prima togliere la striscia a fiori.”
L’itinerario di Jared comprese una fermata in un piccolo, quasi deserto café alla fine della strada, il che fu una piacevole sorpresa. Dentro era fresco e arieggiato, con grandi finestre che s’affacciavano su un giardino rigoglioso, donando all’aria un profumo di fiori. Si sedettero ad un piccolo tavolo quadrato nel retro del café e Jared ordinò per entrambi del tè alla menta.
“Dio, buono questo,” disse Colin, sorseggiandolo da una tazza con delicate decorazioni floreali. “Non ho mai bevuto niente di simile.”
“Questa è la bevanda nazionale, effettivamente.” Jared spinse le sigarette confiscate precedentemente a Colin, verso di lui. “Si può fumare qui dentro.”
Colin non lo fece, perchè non voleva rovinare il gusto del tè. Era strano, starsene seduto qui in pace e tranquillità con Jared senza sentirsi all’erta per una volta. Sorseggiarono il loro tè, Jared osservava il giardino. Si era tolto il cappello e lo aveva appoggiato su una sedia del tavolo vicino.
“Jonathan e Francisco sembrano intimi,” disse infine Colin, girando la tazza fra le dita e osservando la superficie del tè che ondeggiava. “Veramente adorabili.”
“Già, penso che abbiano rinunciato a provare a nasconderlo,” disse Jared. “Non hanno incontrato troppe critiche. Penso dipenda dal fatto che metà dei ragazzi del film, gay o etero, si farebbero Francisco.”
“Io si,” Colin prese un sorso di tè.
Jared focalizzò lo sguardo su di lui e sorrise. “Ti sono mancato?”
“Come potresti essermi mancato?” Colin si leccò le labbra e riappoggiò la tazza. “Sono passati solo tre giorni. E ho parlato con te tutte le notti.”
“Tre giorni sono abbastanza per sentire la mancanza di qualcuno.” Jared scivolò in giù sulla sedia e dopo un momento Colin sentì il suo piede che gli toccava la caviglia, strofinandola. “Anche se parli con loro tutte le notti.”
Colin finse di non aver notato il suo piede, le dita di Jared che sbucarono dalla fine del sandalo e s’arrampicarono su per il suo polpaccio, cercando di alzargli i jeans. Colin lanciò un’occhiata in giro, ma nessuno stava guardando nella loro direzione.
“E a te sono mancato io?” chiese Colin. Era curioso di conoscere la risposta e di vedere come Jared avrebbe reagito al rovesciarsi dei ruoli.
“Ogni minuto,” disse Jared sommessamente, offrendogli un leggero sogghigno. I suoi occhi si focalizzarono su Colin in una maniera che gli fece distogliere lo sguardo. “Al mio corpo è mancato il tuo.”
“Poetico.”
“Vero.”
Colin posò di nuovo lo sguardo su di lui. Quel piccolo sorriso era ancora sulle sue labbra, gli occhi fissi e luminosi. “Perchè continui a fuggire via da me?” la voce di Jared era una nota più alta di un sussurro. Le sue dita trovarono accesso all’interno dei pantaloni di Colin. “Non ti sto chiedendo d’innamorarti di me. Non ti sto nemmeno chiedendo di essere gay. Ti sto solo chiedendo di stare con me, finché c’è ancora tempo.”
Colin sentì il peso delle sue parole premergli dentro, il momento all’improvviso surreale e intenso.
Le dita di Jared gli accarezzarono il davanti della gamba, toccandogli la tibia.
“Cosa implica questo ‘stare con te’?” Colin prese un sorso di tè per nascondere l’alterazione della sua voce.
“Solo che ti lasci andare. Goditelo. Abbraccialo. Penso che ti divertiresti un casino e che scopriresti cose di te stesso che non avresti mai pensato.”
Questo suonò davvero pericoloso alle orecchie di Colin ed era in buona parte il motivo per cui non voleva farlo. Jared si tirò su a sedere sulla sedia e poi si alzò in piedi. Colin alzò lo sguardo su di lui, interrogativamente. Jared tirò la sua sedia vicino a quella di Colin e questi si guardò di nuovo in giro nervosamente.
“Jared.”
Jared si lasciò cadere sulla sedia, vicino abbastanza per far sì che le loro gambe si toccassero. Poi si sporse sul tavolo e attirò nuovamente il suo tè di fronte a lui. “E’ questo quello che intendevo. Non puoi semplicemente goderti il fatto che io sia qui seduto di fianco a te? La mia vicinanza? Il mio profumo?”
Colin prese un altro sorso nervoso. Non c’era molto da annusare tranne l’aroma del tè e quello del giardino.
“Certo, quel che ti pare.”
Jared cominciò a parlare delle riprese, della Tailandia, così amichevolmente come se le loro ginocchia non si stessero toccando, quel semplice contatto che si prendeva tutta l’attenzione di Colin. Lentamente si accorse di riuscire a sentire l’odore dello shampoo di Jared, quando la brezza del giardino gli mosse i capelli. Poteva anche sentire l’odore di sapone e sudore della sua pelle. Colin ebbe il bruciante desiderio di allungare una mano, alzargli il fianco della maglietta e passare le nocche sulle sue costole. Resistette, comunque.
“Ti senti più a tuo agio adesso?” chiese Jared dopo un po’. Il loro tè era quasi finito. Colin era più a suo agio, anche se sapeva che principalmente era dovuto al fatto che nessuno stava prestando loro attenzione, non che se l’avessero fatto avrebbero potuto sapere chi fossero.
“Suppongo di si,” disse Colin. Alzò lo sguardo su Jared, poi si sforzò di buttare fuori le parole che erano ferme nel suo cervello fin da quando si erano seduti. “Voglio che tu capisca una cosa. Solo perchè non voglio fare l’affettuoso in pubblico, non significa che non mi piaccia essere intimo con te.”
“Essere intimo con me?” sorrise Jared. Stava giocherellando con il manico della sua tazza. “Che cosa significa per te, essere intimo? Significa scoparmi?”
“Significa essere con te, come hai detto tu.” Colin si avvicinò, abbassando la voce. “Jared, non sono il tuo ragazzo. Non siamo innamorati.”
“Lo so,” sussurrò Jared e s’avvicino lui pure, continuando a sorridere. “Però scopiamo.”
Colin scosse la testa. Non era sicuro che questa conversazione li stesse portando da qualche parte. Finì il suo tè e fece per scostarsi da lui, ma Jared lo fermò mettendogli una mano sul ginocchio.
“Se ti lasciassi andare, proprio adesso, cosa ti piacerebbe di più fare?”
Colin abbassò lo sguardo sulla mano di Jared sotto il bordo del tavolo, appoggiata al suo ginocchio. Non stringeva e non strofinava, stava solo appoggiata lì. Colin deglutì, sentendo la lingua pesante nella bocca. “Non saprei,” disse.
“Si che lo sai. Ci stavi pensando mentre parlavo. Cosa faresti? Dimmelo adesso,” la sua voce divenne più morbida, le dita lo strinsero gentilmente. “Mostramelo.”
Colin alzò lo sguardo, attraverso il café. Era quasi come se fossero stati soli, nascosti nel loro piccolo angolino. Colin poteva sentire il rumore delle foglie accarezzate dal vento nel giardino. La brezza toccò il retro del suo collo, accarezzandolo con soffici colpi. Se avesse fatto felice Jared...
Colin non pensò agli effetti che avrebbe avuto anche su di lui. Spinse la mano sotto il braccio di Jared, ed egli lo alzò un po’, guardando tra di loro curiosamente. Colin gli alzò un lato della maglietta e fece scorrere le nocche lungo pelle calda e nuda. Le dure sporgenze delle costole di Jared scivolarono sotto le sue dita.
“Oh,” disse Jared senza fiato. Le sue dita si strinsero sul ginocchio di Colin.
Colin non sapeva cosa dire. Tutto quel che sapeva era che la pelle di Jared, che era ormai diventata familiare, ora sembrava del tutto nuova. Un fiume di calore gli corse attraverso le vene, svegliando ogni minima parte del suo corpo.
“Vuoi tornare all’hotel?” mormorò Jared. La sua mano si mosse carezzevole sul ginocchio di Colin.
“Si, ma prima finisci il tuo tè.”
Jared lo finì, sorseggiandolo lentamente. Le dita di Colin corsero su e giù per il suo fianco e poi infilò un dito nei suoi pantaloncini, esplorando la carne bagnata che si trovava al di sotto dell’elastico. Jared avvicinò il corpo al suo, ancora con la mano appoggiata al ginocchio di Colin, a volte muovendola, a volte stringendo. Colin si trovava così vicino ai suoi capelli che il loro odore era tutto quello che riusciva a sentire. Continuò ad alzare lo sguardo, ma nessuno li stava osservando. I tendini del collo di Jared continuarono a contrarsi e a mostrarsi e se Colin avesse avuto abbastanza fegato gli sarebbe piaciuto avvicinarsi e affondarci i denti.
“Meglio che la smettiamo finché siamo ancora in grado di alzarci,” disse Jared con una risata leggera. Colin annuì e fece scivolare via la mano da sotto la sua maglietta. I capezzoli di Jared erano duri contro la stoffa. Colin spostò lo sguardo e cercò di pensare a qualcosa di mondano – cominciò a sommare frazioni nella sua mente, stringendo le ginocchia sotto al tavolo.
Infine si alzarono e la camminata verso l’hotel fu stranamente lenta e sognante, passeggiando fianco a fianco. Colin continuava ad osservare ogni cosa attorno a lui, attirato dalla loro brillantezza nel sole del pomeriggio. Il braccio di Jared continuava a strofinarsi contro il suo e ad un certo punto le loro dita si sfiorarono leggermente per la durata di un secondo. Jared teneva in mano il suo cappello, i capelli che gli si muovevano sulla schiena. Quando misero piede dentro la porta dell’hotel, Colin lasciò che la sua mano gli scivolasse sulla schiena, le dita s’ingarbugliarono nelle ciocche setose per un momento.
All’interno della stanza, Jared lanciò il cappello su una sedia e andò ad aprire le finestre. “Mi mancherà quest’aria afosa.” Disse con un sospiro.
Colin si tolse le scarpe con un calcio, poi si tolse anche i braccialetti da uno dei polsi. Si fermò all’altro braccio, guardando in giù verso il suo orologio. Si avvicinò a Jared.
“Fammi vedere,” disse Colin sommessamente, toccandogli l’anca sinistra. Jared abbassò lo sguardo, poi lo rialzò di nuovo su di lui, curiosamente. Colin batté un dito sul suo orologio. Jared sorrise e si aprì i pantaloncini.
C’era un segno sulla sua anca, vicino all’inguine, che si stava schiarendo. “Non ne è rimasto molto,” disse Jared, passandoci sopra un dito. Anche Colin ci fece scorrere sopra le dita. Poteva vedere le strisce sbiadite che avevano lasciato le maglie.
“Ti faceva male?”
“Solo se la toccavo.”
Le dita di Colin seguirono il contorno dell’anca, trovando l’elastico della sua biancheria. “Lo facevi?”
“Tutto il tempo.”
Colin gli si mise di fronte. La polvere della strada era incollata alle onde della maglietta di Jared, luccicando nella luce che entrava dalla finestra. Colin gliela tirò su, sopra il petto. I capezzoli di Jared erano di nuovo eretti ed egli gemette quando Colin ne prese uno in bocca, succhiandolo. “Proprio così.” Sussurrò Jared.
C’era una sedia larga e bassa vicino alle finestre, coperta da una stoffa di chintz scura. Aveva i braccioli ma si allungava come un divano ed era grande abbastanza perchè entrambi potessero sentircisi a proprio agio. La bocca di Jared sapeva di tè alla menta e Colin l’esplorò pienamente e lentamente – lingua, denti, il soffice, umido interno delle sue labbra, le sue dita rimasero sui capezzoli di Jared, pizzicando e stringendo. Il respiro di Jared era caldo sulla bocca di Colin, carezzandogli le guance e il mento, il suo corpo che si dimenava premuto strettamente a quello di Colin. Colin si fece strada più in basso sul corpo di Jared, nervoso ma determinato. La bocca trovò di nuovo i suoi capezzoli, scuri contro la sua pelle scura, piccole vette dure sotto la lingua di Colin e tra i suoi denti. A Jared piaceva, Colin poteva indovinarlo dal modo in cui tirò indietro le spalle, arcuando il corpo. Jared era duro contro il suo stomaco.
“Dovrai dirmi come fare,” sussurrò Colin, ma solo con il viso premuto allo stomaco di Jared, così da non dover alzare lo sguardo su di lui. “Mostrarmelo.”
“Te lo mostrerò,” la mano di Jared scivolò dopo la guancia di Colin, per aprirsi il bottone dei pantaloncini. Aveva la voce affannata. “Stai andando bene per il momento.”
Colin leccò ed assaggiò, pelle che era salata, amara per il sapone. Fece girare la lingua attorno all’ombelico di Jared, sentendo la soffice linea di peli che cominciava sotto ad esso e seguendola verso il basso.
Jared alzò i fianchi dalla sedia e con l’aiuto di Colin spinse giù pantaloncini e biancheria. Colin aveva potuto sentire il suo odore muschiato già da un po’ e s’intensificò dopo che ebbero compiuto questa manovra, provocante e allarmante allo stesso tempo. Il suo uccello era duro, arrossato e nonostante le precedenti prese in giro di Colin, abbondantemente lungo e grosso abbastanza – in verità, ora che lo misurava per la sua bocca, pensò che probabilmente era troppo grande per impedirgli di rendersi ridicolo.
Le dita di Jared si stavano intrecciando pigramente nei capelli di Colin. “Prendila con calma,” le palpebre gli si stavano chiudendo, le lunghe ciglia che gli oscuravano lo sguardo. “Sai come si fa, devi solo rilassarti.”
Colin lo accarezzò dapprima, perchè di quello s’intendeva benissimo. Jared era caldo nella sua mano e diventava sempre più scivoloso dato che Colin gli spalmava il liquido che colava dalla punta lungo tutta la lunghezza. Colin si assaggiò le dita e trovò il sapore salato. Il respiro di Jared era corto e fremente.
“Ti piace il mio sapore, vero? Stai sempre ad assaggiarmi.”
“Hai un qualcerto richiamo delizioso.” Colin si alzò un pochino. “Lo assaggio per bene, allora.”
“Aspetta.” Jared fece scivolare la mano sul polso di Colin, stringendoglielo. “Hai dell’olio, della lozione o altro?”
“Perchè?” Colin alzò un sopracciglio. Gli sembrava assurdo stare a chiacchierare con l’uccello di Jared che spasimava e stava ritto di fianco alla sua guancia.
“Voglio che m’infili le dita dentro.”
Colin andò e trovò della lozione nella sua borsa da viaggio, i jeans slacciati e la maglietta in disordine. Se la tolse mentre era in piedi. Jared si spinse giù pantaloni e biancheria e li tolse e si tolse anche la maglietta. Quando Colin tornò aveva una gamba sopra il bracciolo della sedia, una bellezza casual ed eccitata drappeggiata davanti a Colin in tutto il suo splendore.
“Sei una cosa indescrivibile,” Colin s’arrampicò sulla sedia, tra le cosce aperte di Jared. Questa volta s’era ricordato di portare un asciugamano assieme alla lozione.
“Che tipo di cosa?” Jared si dimenò, aggiustando i fianchi. Colin spinse il flacone della lozione tra il cuscino e il bracciolo della sedia.
“Qualcosa che scuote a fondo la mia risolutezza.”
Colin conosceva la meccanica, anche se era arrugginito nella pratica. Si sentiva sciocco, aprendo così tanto la bocca, ma una volta che l’ebbe posizionata attorno all’uccello di Jared, si trattò solo di concentrarsi e non strozzarsi, non grattarlo coi denti. Presto si rilassò abbastanza per cominciare un tranquillo, fermo risucchio.
Jared stava gemendo, la mano chiusa a pugno nei capelli di Colin. Il suo sapore era pungente e rapido sulla lingua di Colin, la sua grandezza spaventosa e quasi travolgente nella sua bocca, facendogli aprire ulteriormente le mascelle, la punta che colpiva il retro della sua gola. Jared fece scivolare giù una mano e ne afferrò la base, tenendolo fermamente.
“Colin,” disse Jared con voce roca. “Per non essere bravo in questo genere di cose, stai andando molto bene.”
Colin continuò con lenti movimenti su e giù, il peso della mano di Jared sulla sua nuca rassicurante, anche se all’inizio l’aveva infastidito. Alla fine dovette fare una pausa per riposare la mascella e cercò la lozione.
“Colin...” Jared sembrava assolutamente in preda al piacere ora, la pelle arrossata e i capelli che gli ricadevano mollemente sulle spalle e sulla fronte. Aprì le gambe ancora di più, appoggiando l’altra sull’altro bracciolo della sedia. Colin aprì la lozione. “Rilassati,” sussurrò Colin, sentendosi molto più in controllo adesso.
Jared si arcuò splendidamente sulla sedia, le mani che vagavano senza sosta sul suo corpo mentre Colin lo riempiva con uno e poi due dita rese scivolose dalla lozione. Lo stretto calore dentro di lui incentivò il desiderio di Colin come sempre faceva. Lo riprese in bocca, lentamente, attento a non travolgerlo di sensazioni.
Jared cominciò presto a dimenarsi e contorcersi così tanto che Colin trovò difficile continuare quello che stava facendo. Fece scivolare via la bocca e optò invece sul lavoro di dita e su carezze e leccate occasionali al suo uccello, per paura di rompersi la mascella. Jared era artigliato allo schienale della sedia, gli occhi chiusi e la bocca aperta in estasi. Aveva un viso così bello, dolorosamente bello in effetti, specialmente quand’era eccitato.
“Penso di essere pronto per qualcosa di più,” disse infine Jared ansando, aprendo gli occhi e guardando Colin, le sue profondità azzurre, tempestose adesso.
“Penso di esserlo anch’io,” disse Colin.
Fece scivolare le dita fuori da lui e allungò la mano verso il fianco della sedia, afferrando l’asciugamano. Quando le sue dita furono pulite si tolse i jeans e la biancheria mentre Jared lo guardava. Colin non era ancora interamente eretto, ma Jared rimediò a questo con poche carezze, carezze decise mentre Colin lo sovrastava, le mani appoggiate sullo schienale della sedia.
“Mi vuoi sulle ginocchia?” mormorò Jared.
“No, così va benissimo.” Colin si tirò indietro e infilò le braccia sotto le ginocchia di Jared, spingendole indietro. “Come al telefono.”
Jared ansimò e poi emise un grido quando Colin scivolò dentro di lui, piacevole, liscio e facile. Si tenne di nuovo alla spalliera della sedia, gli occhi aperti e fissi in quelli di Colin. Fu un intenso momento di connessione e Colin rimase atterrito dalle cose che quel grande sguardo aprirono dentro di lui.
Fu duro e veloce come avevano sempre scopato e allo stesso tempo insopportabilmente profondo e potente, questa volta. Colin si era preso quello che voleva, quello che aveva voluto veramente e questo diede una certa forza ad ogni spinta che lo faceva rabbrividire e faceva gemere Jared in maniera delirante. Pensò che il collo di Jared doveva sicuramente fargli male data la posizione in cui si trovava, ma egli non se ne lamentava, ma chiedeva di più e lo spronava finché Colin non si trovò in delirio, una nebbia che oscurò tutti i suoi pensieri razionali e lo guidò con puro istinto e desiderio.
“Si,” stava gemendo Jared, la voce quasi come un piagnucolio. “Dio, è così che avevo sempre desiderato che mi scopassi.”
Jared venne per primo, senza alcuna stimolazione al suo uccello, cosa che Colin trovò sconcertante e stupefacente. Data la maniera in cui si contorse, gridò e in cui i suoi occhi tremarono e rotearono all’insù, Colin pensò di averlo ucciso. Poi la stretta attorno al suo uccello e la sensazione dell’umido calore di Jared che gli sprizzava sullo stomaco fecero venire anche lui, facendolo spingere dentro di lui finché anche lui non finì per gridare come se lo stessero uccidendo e riempiendolo ancora e ancora con caldi e all’apparenza infiniti spruzzi.
“Dio,” ansimò Jared. Colin gli ricadde sopra, cercando di riprendere fiato.
In seguito, rimasero sdraiati abbracciati sulla sedia, sudati e bagnati da altre cose, i capelli di Jared aggrovigliati attorno al suo viso che accarezzavano la guancia di Colin. Le mani di Jared stavano accarezzando pigramente la carne umida di Colin.
“Non è stato male, non è vero?” mormorò Jared.
“E’ stato intenso,” rispose Colin. Aveva ancora il suo sapore sulla lingua. “Dio.”
“Te l’avevo detto, se ti lasci andare, scoprirai cose di te che non avresti mai conosciuto altrimenti.”
Aveva avuto ragione, incredibilmente ragione e quello era il problema.

La stanza era buia, le luci della città distese fuori in lontananza fuori dalle finestre, che scomparivano contro le sagome delle montagne ed il cielo nero. Colin era in piedi vicino alle finestre, godendosi l’aria fredda contro la pelle, una sigaretta dimenticata che bruciava fino al filtro nella mano che teneva appoggiata al muro di fianco alla finestra. Sentì dei rumori sul letto dietro di lui, il rumore di piedi che camminavano leggeri sul pavimento.
Due mani scivolarono sul suo petto, un corpo caldo premuto contro la sua schiena. Una guancia appoggiata alla sua spalla.
“Ti dona,” mormorò Jared.
Colin indossava la sua djellaba, chiusa sul davanti solo in vita. Si raddrizzò, notò la sigaretta e la spense nel posacenere appoggiato al davanzale.
“Così mi hanno detto.”
Le mani continuarono a vagare pigramente sul suo petto, sopra la stoffa, sotto di essa. Colin respirò profondamente l’aria notturna.
“Anche a me mancherà questo posto,” disse Colin sommessamente. “Non sono mai stato in nessun altro luogo così stupendo.”
“Nemmeno io,” disse Jared sommessamente, il suo respiro caldo che passava attraverso la stoffa sulla spalla di Colin. Le sue mani smisero di muoversi, rimanendo appoggiate leggermente al petto di Colin, una sopra il suo cuore.
Rimasero in silenzio per alcuni momenti, la quiete rotta solo dal suono del vento e dai rumori distanti della città notturna. Colin alzò una mano e la appoggiò su quella che Jared gli teneva sul cuore.
“Jared,” disse sommessamente. “Non fare questo. Sai che non posso.”
“Non importa,” la sua guancia era ancora appoggiata alla spalla di Colin, così la sua voce vibrò sulla sua schiena. “Tu fai quello che vuoi, e io farò quello che voglio. Non ti sto chiedendo niente.”
“Questo mi rende un uomo orribilmente egoista,” la voce di Colin era severa mentre parlava. “Come potrei vivere così?”
“L’amore non richiesto è vecchio quanto l’umanità,” Jared alzò la testa dalla sua spalla e spostò la mano da sotto quella di Colin. “Non stai facendo niente che non sia già stata fatta da milioni di persone prima di te.”
Jared fece scivolare via le braccia da lui. Colin cercò di girarsi, ma Jared lo fermò, giocando con i suoi capelli. “E le persone sono riuscite a farsela passare fin dall’inizio dei tempi,” Jared gli tirò leggermente i capelli, poi li rilasciò. “Non ti preoccupare troppo.”
Si girò e tornò verso il letto. Colin lo osservò, lo guardò salire sul letto ed infilarsi sotto le lenzuola. Le luci che penetravano dalle finestre, gli illuminarono leggermente il viso ed egli sorrise a Colin prima di sistemarsi contro il cuscino. Nessun invito a venire a letto, nessuna supplica. Semplicemente un cuscino libero e un posto aperto che Colin poteva prendere o lasciare, come voleva.
Colin rimase presso la finestra per molto tempo, non osservando la città ma con una mano sopra gli occhi, il braccio appoggiato al muro. Domani, Tailandia e la fine di questo caldo Africano, pazzo e che ti corrompeva la mente. Si, presto sarebbe stato da qualche altra parte, presto avrebbe ripreso il controllo della sua mente. Presto sarebbe tornato a dormire da solo invece che arrampicarsi in un letto con Jared.


NOTA DELLA TRADUTTRICE: d'ora in poi cercate di non odiare troppo Colin, il ragazzuolo è spaventato!^^
 
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irishvale
view post Posted on 25/10/2006, 13:48




*ç* mo viene da piangereeeeee
cmq complimentoni e grazie infinite senza di te questa fic sanon sarei mai riuscita a leggerla
 
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*elisapuchu*
view post Posted on 25/10/2006, 16:19




Non dovrei leggerla, non dovrei....

Ma come posso resistere? °ç°?

Bellissimo, questo capitolo...il sesso (che per carità va bene XD) con un pizzico di sentimento è molto più bello :shifty:
Grazie ancora Barbara!
 
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VampireBlood
view post Posted on 27/10/2006, 15:44




Carini e Coccolosi.
Molto, molto dolce questo capitolo.
Mi è piaciuto più degli altri :)
 
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Niamh +Dusk And Dawn+
view post Posted on 27/10/2006, 21:36




è vero... x ora è il mio preferito... tantoooo cariniii :wub: e poi bhe...
amo quando fanno gnack gnack e basta ma farlo e essere tenerosi [jared *__*] è tutta un altra cosa :wub:
 
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merrik
view post Posted on 20/1/2007, 12:54




Sotto autorizzazione della traduttrice vi comunico che c'è stato un piccolo errore nella traduzione del bellissimo dialogo finale di questo capitolo.

Quando Colin dice "Questo fa di me un egoista"
Jared non risponde "L'amore non RICHIESTO è vecchio come i tempi" ma "L'amore non CORRISPOSTO è vecchio come i tempi".....è solo una parolina ma cambia il senso della frase e la rende più lacrimevole *sob*
^____^
 
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elewhin
view post Posted on 26/6/2007, 13:20




CITAZIONE
Data la maniera in cui si contorse, gridò e in cui i suoi occhi tremarono e rotearono all’insù, Colin pensò di averlo ucciso.

Non so lui, ma a me mi hai ucciso di sicuro...
 
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Blu Eyes ^^
view post Posted on 2/4/2008, 22:18




CITAZIONE (merrik @ 20/1/2007, 13:54)
. "L'amore non CORRISPOSTO è vecchio come i tempi".....

povero Jared
 
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Ce_nere
view post Posted on 23/4/2008, 17:33




Questo marocco ha ucciso me! Jared è una forza della natura è ovvio che Colin sia impaurito! Ahh...quanto li amo! :wub:
 
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view post Posted on 6/5/2008, 12:52
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Bellooooo!!! T_T
Com'è intenso questo capitolo... :cry:
Tenero Jared... :cry:

CITAZIONE
NOTA DELLA TRADUTTRICE: d'ora in poi cercate di non odiare troppo Colin, il ragazzuolo è spaventato!^^

Deduco che da qui in poi, si inizia a soffrire un po'. :P
Volo sul seguito!!! *__*
 
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Sorella_Erba
view post Posted on 2/1/2009, 15:39




Odiare Colin... come potrei? E' reso in una maniera così realistica che è impossibile non apprezzarlo. Anzi, l'avrei odiato se avesse fatto il contrario. E' il ritratto di un uomo normalissimo, spaventato da una situazione nuova, che va contro a tutto ciò in cui aveva creduto fino ad allora.
Una prima parte stupefacente, eccitante, ricca di emozioni che - lo so già - mi rimarranno nel cuore per molto, molto tempo. Grazie per averla tradotta in maniera così eccellente ^_^

Ahh, ora posso sfogarmi T__T
 
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@AnYa@
view post Posted on 12/3/2009, 19:48




CITAZIONE
Data la maniera in cui si contorse, gridò e in cui i suoi occhi tremarono e rotearono all’insù, Colin pensò di averlo ucciso.

Non so lui, ma a me mi hai ucciso di sicuro...

Se e per questo ha fatto strage!!!!
Ha ucciso anche me, e scommetto che tutte le slassher che l'hanno letta si sono sentite morire almeno per 20 luuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuunghissimi secondi...(tutto in proporzione a Farrell) image image image image image
 
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11 replies since 25/10/2006, 00:24   1116 views
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