Chiusura, Fic di as_i_am/lady jackyl

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ssyn3
view post Posted on 7/9/2011, 20:24




Chiusura

Salve! Alcuni di voi forse mi ricordano come l’autrice della piccola serie a cui spesso ci si riferisce come ‘La Serie di Marocco’ (ufficialmente titolata Un Assaggio di Marocco/Flirt Tailandese/Una Relazione Londinese). Sì, respiro ancora e circolo su internet! Uso solo diversi nick e sono in diverse fandom. Non ho più scritto una Colin/Jared per QUASI CINQUE ANNI, ma per qualche ragione, l’amore per loro è tornato recentemente a farsi sentire. E mi sono anche resa conto che continuo, tecnicamente, ad essere mod di questo gruppo. Hahaha!


Nel frattempo, chiudo il becco e cerco di tornare in azione:

Titolo: Chiusura (Closure)
Autrice: as_i_am
Rating: R
Riassunto: Colin è cambiato, sta per farsi una famiglia… ma ha bisogno di chiudere.
Dichiarazione: questa storia è pura finzione e non vuole presumere niente di vero circa le personalità di Colin e Jared, le loro preferenze o vite attuali.
Attenzione: ANGST, vaghi riferimenti a sesso m/m
N/A: attenzione, non ha nulla a che fare con Marocco!

traduzione: ssyn3
beta: _made_




“Che cazzo è sta roba, fottuto pavone?” ridacchiò Colin divertito, mentre Jared correva su per gli scalini, con la sua cresta rosa alla mohicana che ballonzolava come un fenicottero nella brezza. Si lanciò addosso a Colin e strinse le braccia attorno a lui e la risatina dell’uomo divenne una risata vera e propria.
“Porca eva!” biascicò Jared contro la sua spalla. Si tirò indietro, le mani ancora appoggiate alle braccia di Colin. I suoi grandi occhi blu erano più vividi in contrapposizione alla cresta rosa shocking. “Come cazzo stai?” gli chiese sorridendogli così largamente che Colin poté vedere quella piccola sporgenza dove i suoi denti non erano proprio perfetti. “Quanto cazzo è passato? Perché cazzo non mi hai fatto sapere che eri qui?”
Colin non sapeva a quale domanda rispondere per prima. Sorrise e si massaggiò il retro del collo con una mano. “È passato molto tempo. E immaginavo che i miei avrebbero detto ai tuoi che ero qui.” Stavano su una piattaforma rialzata del backstage, sopra la confusione e i rumori delle attività dopo-concerto. I tecnici e gli operai andavano e venivano, smontando tutto, mentre quei pochi fortunati con un pass per il backstage cercavano di comportarsi con nonchalance nel cercare i musicisti.
Jared fece un passo indietro. “Psssh,” sibilò tra i denti. “Nessuno mi dice mai niente!”
Colin ridacchiò di nuovo e poi lanciò un’occhiata ai suoi capelli. “Apparentemente è passato talmente tanto che non avevo idea che fossi diventato Johnny-fottuto-Rotten.”
Jared si accarezzò i lati della testa rasata con entrambe le mani. Lo scalpo gli luccicava di sudore. “Sto attraversando la fase di ribellione.” I suoi occhi brillavano. “Maledizione!” lasciò cadere le mani, fissando Colin meravigliato. “Dobbiamo proprio recuperare. Mi libero di tutti gli impegni di stasera. Non dobbiamo andarcene prima di domani mattina. Dove alloggi?”
“In un qualche hotel di lusso,” disse Colin, sventolando una mano con noncuranza. “Non ne ho idea. Mi ci portano in macchina, mi trasportano di posto in posto.”
Jared fece un altro passo indietro. Il sudore era passato attraverso la sua maglietta bianca che gli si appiccicava al corpo snello. Sorrise di nuovo. “Hanno un ristorante o qualcosa di simile nel tuo hotel di lusso dove possiamo passare un po’ di tempo?”
“Sono certo di sì.” Colin lo accarezzò con lo sguardo. Nonostante la ruvida facciata da punk, vide in un lampo una maschera di qualcos’altro, un guizzo del passato in sovrapposizione per il lasso di un secondo. Più muscoli, più capelli, ma gli stessi occhi, lo stesso intrigante sorriso da ragazzino.
“Bene allora.” Jared si aggrappò alla ringhiera dietro di lui. “È deciso, stasera ci vediamo. Per recuperare!”
“Ho una macchina che mi aspetta,” disse Colin. “Se vuoi venire con me. Sennò, posso farti dare l’indirizzo di dove sono dall’autista.”
Jared alzò un dito. Lo smalto nero era sbeccato. “Dammi circa quindici minuti per lavarmi e cambiarmi. Vengo con te.” Si girò e cominciò a scendere gli scalini che lo separavano dal backstage. Alzò lo sguardo su Colin. “È passato troppo tempo!”
Colin fece un passo avanti e si afferrò alla ringhiera, guardando Jared zampettare attraverso la sala e scansare abilmente quanti lo circondavano. Sapeva esattamente quanto tempo era passato – un anno e mezzo.
“Vedi di pettinare quella cazzo di roba!” gli urlò dietro. “Così non mi caverai un occhio!”
Jared gli lanciò un sorriso da sopra la spalla e scomparve dietro il palco.

*****

Jared pettinò davvero i capelli. Gli cadevano di lato, una lunga frangia rosa che quasi gli oscurava un occhio. Aveva indossato una maglietta grigio topo sotto ad un giubbotto di pelle e degli strettissimi jeans neri, completando il tutto con un paio di stranissime scarpe sportive dai colori accesi. I suoi piedi grandi erano un'altra di quelle piccole imperfezioni che a volte era difficile vedere attraverso tutto lo splendore e lo smalto.
“Allora, stai girando qualcosa qui a New York?” gli chiese Jared.
Colin prese un sorso di tè. Stavano seduti nell’angolo più nascosto del ristorante, lontani dalle finestre e dagli sguardi degli altri avventori, anche se ce n’erano pochi a quell’ora di notte. “Già.” Posò la tazza sulla liscia superficie del tavolo. “Quando ho visto che stavi venendo qui, mi sono fatto procurare un biglietto dal mio agente.”
Jared si tirò su a sedere. “Avresti dovuto chiamarmi. Ti avrei messo sulla lista!”
“Il numero che ho non funziona più.”
“Oh.” Jared abbassò lo sguardo sulla propria tazza, poi lo rialzò su Colin. “Già, penso di averlo cambiato dopo l’ultima volta che ci siamo visti. Wow, è passato un bel po’. Non è stato a quella premiere?”
Colin annuì, avvolgendo le mani attorno alla tazza. Un momento di silenzio. Poi Jared si sporse in avanti con un piccolo sorriso. “Ho sentito che sei diventato di nuovo papà.”
Colin sorrise e appoggiò la tazza. “Già. Più o meno a sorpresa. Ma Henry è un piccino davvero bellissimo. E James è così felice di avere un fratellino.” Alzò una mano per riavviarsi i capelli sulla fronte. Lo sguardo di Jared seguì la sua mano.
“Come sta James?” gli chiese, a voce più bassa.
“Sta bene.” Colin si appoggiò indietro contro lo schienale. “È sempre una sfida, ma se la cava bene, io e sua madre stiamo cercando delle scuole per le sue esigenze. Abbiamo trovato dei buoni programmi per bambini con bisogni particolari.”
“Quindi Henry sta a Colin come James sta a Eamon, eh?“ sorrise. “Attento mondo.”
Colin sorrise. “Eamon sta già viziando Henry come un matto.”
“Ho sentito che si è sposato.” Jared fece scivolare una mano attorno alla sua tazza. “Ho visto delle foto. Steve è un bel ragazzo, eh?”
L’altro ridacchiò e tornò a sedersi appoggiandosi al tavolo. Si sentiva pieno di energia nervosa. “Sono felice per lui.” Lo guardò dritto negli occhi. “Non ho avuto molto tempo per leggere giornali, ma non ho sentito niente di possibili matrimoni per te o spargimenti di seme.”
Jared abbassò gli occhi, le sue lunghe ciglia fluttuarono. “Colin, sai benissimo che non c’è nessuna possibilità che io diventi padre.”
“Dicevo così anch’io, una volta.” Colin prese un sorso di tè.
L’altro lo guardò. “Probabilmente non mi sposerò mai,” qualcosa gli brillò negli occhi, qualcosa di stranamente freddo e vuoto. “Quella roba proprio non è scritta nelle mie stelle.”
Colin lo osservò per un momento, il pollice infilato nella maniglia della tazzina. Vide di nuovo quel lampo di passato, ma ora vide anche cosa c’era di diverso – quegl’occhi non erano mai stati così logori, a quel tempo. Si schiarirono e un sorriso gentile incurvò le labbra di Jared. “Ho sentito che ora sei pulito e sobrio,” disse.
L’altro abbassò lo sguardo, poi lo guardò di nuovo. “Già. È stata una fatica del diavolo.” Per la prima volta non si preoccupò che il suo interlocutore potesse pensare che stesse piagnucolando, o che potesse non capire la profondità delle sue parole. “La riabilitazione non è certo stata un cazzo di picnic. Ancora adesso procedo giorno dopo giorno, ma tengo duro. Mi sento meglio di quanto non mi sia sentito per anni.”
Il piccolo sorriso di Jared rimase. Afferrò i lati della sua sedia e cominciò ad avvicinarla a quella di Colin. Grattava sul pavimento con rumori secchi. Si fermò quando raggiunse il suo fianco, le loro gambe quasi si toccavano e Colin gli sorrise con curiosità.
“Sei cambiato così tanto,” disse l’americano. “Per il meglio.” Alzò una mano e Colin sentì il respiro mozzarglisi e il suo cuore saltare un battito mentre le dita di Jared gli passavano tra i capelli. “Guarda questo grigio nei tuoi capelli. È così dignitoso.”
“Grazie per aver sollevato l’argomento, stronzo!” spostò la testa di scatto con una risata secca. “Forse dovrei colorarli di rosa per coprirli, eh?”
“Ma ti rendono bellissimo! Alcuni degli attori più rispettati di Hollywood hanno i capelli grigi.”
Colin si passò una mano sui capelli. “Tu invece non sei cambiato nemmeno di un fottuto centimetro. È abbastanza inquietante il modo in cui sembri non invecchiare mai.”
Jared gli fece l’occhiolino e si tirò vicino la tazza prendendola per il manico. “È grazie a tutto quel sangue di vergini.”
Sorseggiarono in silenzio i rispettivi tè per alcuni minuti. Jared continuava a lanciargli occhiate veloci dagli angoli degli occhi. Era così vicino che Colin poteva sentire il profumo della sua costosa acqua di colonia. Cercò di farsi venire in mente qualcosa da dire, ma tutte le volte che pensava di aver trovato le parole giuste, si incastravano sulla lingua. Immaginava che il ristorante fosse un patio sulla spiaggia di Melilla, il sole sopra e il vento attorno a loro, la risata di Jared vicina all’orecchio e i suoi capelli che gli solleticavano la clavicola. Non erano passati tanti anni, proprio per niente, ma a lui sembrava di essere invecchiato di decadi da allora.
“E quindi,” disse infine Jared appoggiando la tazza. “Che cosa avevi bisogno di dirmi?”
Colin lo guardò, finendo il tè. Mise giù la tazza. “Cosa?”
“Avevi bisogno di dirmi qualcosa.” Jared si mise a braccia conserte appoggiandosi al tavolo, la pelle della sua giacca che si tendeva e frusciava. “Ti conosco da abbastanza tempo. E conosco quello sguardo.”
Colin poggiò le dita sul bordo della tazza, la rigirò un po’ di qua e un po’ di là, fissando il tavolo. Poteva vedercisi riflesso. “Sono ancora così ovvio, eh?”
Jared annuì brevemente ma non aggiunse altro. Lo fissava intensamente e Colin non riusciva ad incontrare il suo sguardo, quello sguardo di ghiaccio. Infine, alzò gli occhi.
“Chiederò ad Alicja di sposarmi.”
Le sopracciglia di Jared si alzarono. Non c’era reazione nei suoi occhi. “Oh? Pensi che dirà di sì?”
“Già.” Abbassò di nuovo lo sguardo sulla tazza, continuando a farla girare. “Ho pensato che lo meritasse.”
“Non perché la ami?”
Alzò lo sguardo su di lui. “La amo. Amo sia lei che Henry, tantissimo. Voglio che diventiamo una famiglia.”
“Sembra proprio che tu sia convinto, allora.” Continuava a fissarlo, con fermezza e senza emozioni. “Congratulazioni.”
Colin abbassò lo sguardo. Scoprì di non riuscire più a dire altro. Per qualche ragione, le parole non gli venivano mai facili quando si trattava di Jared.
“E cosa vuoi da me?” Jared si sporse in avanti. Colin tornò a guardarlo, a fissare quegli occhi. Ebbe l’improvviso bisogno di prendergli il viso tra le mani e gridare disperato che cosa ti è successo?
“Non so di cosa tu…”
“Hai bisogno di una chiusura…?” era più una dichiarazione che non una domanda.
Colin si limitò a fissarlo per un minuto. Poi si guardò intorno, cercando aiuto, poi tornò a posare gli occhi su di lui. Si sentiva inchiodato alla sedia da blu e rosa, dalla pelle e dalla sua estraneità.
“Di cosa hai bisogno?” chiese Jared.
“Di una sigaretta.”

*****

La notte era umida e frizzante a causa della recente pioggia. Le strade brulicavano di auto ma poche persone passeggiavano sui marciapiedi. Colin sedeva in una sedia ancora umida di pioggia in un patio, attorniato da altre sedie impilate sopra a dei tavoli. Fumava, l’ultimo vizio che ancora si concedeva, e strizzava gli occhi verso le luci del traffico e della notte, ascoltando il basso ruggire della città e il rumore del vento sul selciato. Non si era aspettato che Jared se ne stesse in disparte e quando uscì, con le mani spinte a fondo nelle tasche dei jeans, si limitò ad alzare lo sguardo su di lui.
“Vuoi che vada?” chiese.
“No.”
Stava di fianco alla sua sedia, il bacino al livello dei suoi occhi e Colin aveva paura di guardarlo di nuovo. Fumava. Poteva essere conscio della sua stessa espressione. Fai sempre quella cosa con la bocca quando sei agitato, gli disse la voce di Jared nella sua memoria. Le tue tecniche da attore ne risentono. Gli angoli della bocca si curvano in basso e le tue sopracciglia si increspano quando sei agitato.
Infine alzò lo sguardo su di lui, cautamente, come se stesse per vedere qualcosa di terribile. Jared lo stava fissando, la bocca stretta in una linea sottile sotto al suo nasino alla francese. L’espressione placida, gli occhi scintillanti.
“Che cos’è una chiusura per te?” gli chiese. La sua voce era morbida e sicura. “Hai bisogno di scoparmi?”
Colin sussultò. Giocherellò con la sigaretta tra le dita. Quando non rispose, Jared chiese, “oppure hai bisogno di fare -”
“Non dirlo,” tagliò corto Colin.
Jared rimase in piedi di fianco a lui. Colin non poteva lasciarlo così per sempre e non intendeva fuggire.


Al piano di sopra, nella lussuosa e confortevole camera da letto di Colin, quest’ultimo se ne stava seduto in una sedia dai toni gioiello con braccioli bassi e schienale alto. Jared si tolse il giubbotto e lo lanciò su una delle sedie. La sua maglietta chiara si stringeva sui suoi fianchi sottili dove le mani stavano infilate, i gomiti spinti in fuori. Il bordo della maglia era sfilacciato e bucato. Era strappata sopra una spalla. Colin fissò le sue scarpe colorate e gli si annebbiò la vista. Si portò le mani alla fronte e le tolse quando Jared gli si sedette in grembo, fronteggiandolo, lunghi arti e ossa spigolose che si richiudevano su di lui come un mantice. Una volta aveva scherzato sul fatto di poterlo piegare e mettere in valigia. Jared appoggiò la fronte alla sua e Colin poté sentire l’odore alcolico del suo gel per capelli.
“Perché non sei andato avanti come ho fatto io?” la voce gli uscì spessa e strozzata. Chiuse le braccia attorno all’esile figura del ragazzo e sentì che era freddo. “Perché ancora non hai una famiglia? Così mi uccidi.”
Le braccia di Jared si drappeggiarono mollemente attorno alle sue spalle. Il viso troppo vicino per vederlo chiaramente ma il suo respiro sapeva di metallo e menta. “Non sentirti così male,” disse Jared, la voce così flebile che sembrava monotona. “Non è solo colpa tua. Le cose che mi hanno davvero spezzato dentro sono successe molto prima di te.”
Colin si aggrappò ai suoi fianchi e sentì solo costole, dure sporgenze sotto pelle sottile. Una volta c’era stata più carne ed era più caldo. “Le cose rotte si possono aggiustare,” disse.
“No,” rispose l’altro, monotono, “Non ci riesci davvero.”
Colin chiuse gli occhi con forza. La fronte di Jared non sudava nemmeno a contatto con la sua. “Io la amo,” sussurrò Colin. “È la madre di mio figlio.”
“Lo so.”
“La sposerò.”
“Lo so.”
Colin sentì un tumulto di emozioni – rabbia, pena, non sapeva. Lo prese per la vita e si alzò. Le gambe di Jared gli si avvolsero attorno. Era leggero, era sempre stato leggero, come trattenere l’aria. Non fu il suo peso che lo fece precipitare in ginocchio, con Jared ancora aggrappato addosso, ma il peso del suo stesso cuore. Jared ricadde sul tappeto persiano, le braccia inermi, il ciuffo di capelli rosa scivolò di lato, rivelando entrambi quegli occhi vuoti, senza vita. Colin spinse la fronte ancora contro la sua, così da non doverli vedere. Non aveva mai capito, mai e il passato non era così dorato come lo ricordava. Quello sguardo era sempre stato lì, la freddezza che faceva capolino appena sotto la sua pelle riscaldata dal deserto anche nei momenti migliori.
“Chiusura,” sussurrò Jared. “Hai bisogno di scoparmi?” chiese di nuovo.
Colin gli si strinse contro, ma c’era così poco di lui, solo ossa che sprofondavano nel tappeto. Niente a cui aggrapparsi, come fumo. “No,” disse.
Il mento di Jared si alzò. Le loro bocche si accarezzarono. Almeno loro, erano calde. Colin lo baciò, lo baciò e odiò sé stesso, ma non tanto quanto amava Jared, non avrebbe mai odiato nulla tanto quanto lo amava. Quando il baciò finì, Jared sussurrò, “Hai bisogno di fare l’amore con me?” ed erano di nuovo in Marocco e la vita era facile ed esotica. Jared era rannicchiato contro di lui e le lenzuola erano calde e Jared sussurrava fai l’amore con me. Non poteva dimenticare quelle parole, anche se Jared non le aveva mai più pronunciate, fino a quel momento.
Colin si limitò ad annuire, la fronte a muoversi contro quella dell’americano.
Non ricordava come avesse fatto a togliersi i pantaloni, come aveva fatto a sfilarsi la maglietta. Ricordava i fianchi asciutti e nudi di Jared mentre gli toglieva i pantaloni, ricordava come si fosse tolto una scarpa e avesse lasciato l’altra gamba penzolare dalla sua caviglia. Non sarebbe dovuto succedere sul pavimento, con il tappeto a grattargli le ginocchia e le spalle di Jared che scivolavano nonostante le spinte tormentosamente lente, ma successe. Il respiro di Jared era lo stesso, il suo odore, la maniera in cui chiuse la gamba attorno al fianco di Colin e la maniera in cui gli piantava le dita nelle scapole. Ma era diverso, dentro e fuori e Colin non riuscì a trovare la sua chiusura perché il Jared di allora non era il Jared di adesso. Era tutto così silenzioso che ogni movimento scivoloso e battito di cuore risultavano assordanti. Nessuno dei due parlò. Non c’era nulla da dire.
Quando Colin venne non fu molto intenso e nemmeno particolarmente piacevole, ma l’orgasmo non era il motivo di quell’incontro. Era più una nota bagnata nel preservativo che si era infilato nella tasca dei jeans prima di lasciare la stanza d’hotel quel pomeriggio. Anche Jared venne, o almeno così pensò e il seme sul suo basso ventre gli assicurava che era così, ma nemmeno questo sembrava importare.
Dopo, Colin rimase sdraiato sul fianco, con le ginocchia che gli bruciavano, la schiena che doleva, con una mano appoggiata sul cuore di Jared, una cosa dal battito irregolare e nervoso, nella sua gabbia d’ossa. Colin capì che forse aveva trovato una sorta di chiusura, dato che non riusciva più a ricordare il passato, non poteva più trasformare la stanza che li circondava in un’altra del passato. Appoggiò la testa alla spalla di Jared e osservò il movimento del suo pomo d’Adamo.
Infine Jared si voltò verso di lui. “Hai ottenuto quello per cui sei venuto?” sussurrò. Colin sentì il calore allora, umido calore che scivolava dalla guancia di Jared sulla sua e seppe che nonostante tutto, non era poi così freddo dentro.
“Sì,” disse.

*****

Colin stava in piedi al di fuori dell’enorme e nero tour bus, chiacchierando con Shannon, il quale stava recitando la stessa conversazione che lui e Jared avevano avuto la notte precedente. Come stava James? Com’era il nuovo bimbo? Congratulazioni a tuo fratello. Congratulazioni per la sobrietà. Ti stai per sposare? Fantastico.
Jared scese dal bus. Il ciuffo ancora liscio. Aveva il giubbotto chiuso e indossava grandi occhiali scuri, così che Colin non potesse vedere i suoi occhi. Era una mattina abbastanza fredda. “Qua, dammi il tuo telefono,” disse. Colin glielo passò. Jared cominciò ad impostargli il numero nella rubrica. “Così potrai almeno invitarmi al matrimonio.”
Shannon gli diede una pacca sulla spalla e lo salutò. Salì sul bus. Jared gli restituì il telefono.
“Grazie,” disse Colin. Lo fissò. Jared si ficcò le mani nelle tasche del giubbotto, grandi occhiali da sole che gli restituivano lo sguardo. Il viso che spuntava dietro ad essi, era una maschera di pietra. “Restiamo… in contatto,” disse Colin. “Dovremmo parlare più spesso.”
Jared annuì brevemente. Guardò di lato, lontano, verso l’infinito e attraverso i lati degli occhiali, Colin vide i suoi occhi per un secondo, il battere delle palpebre. Poi Jared tornò a guardarlo. “Assolutamente.”
Si abbracciarono. Colin lo tenne stretto per un secondo in più, sentendo il respiro del passato sul lato del collo. Aveva mentito quando aveva detto di aver trovato quello per cui era venuto. “Porta i miei saluti a Eamon,” disse Jared vicino al suo orecchio. “E ai tuoi bimbi.”
Quando si tirò indietro, Colin incrociò le braccia. In un gesto protettivo, forse, anche se non sapeva bene cosa stesse per attaccarlo. Tutto quello di cui aveva paura era già dentro di lui. “Stai al caldo,” gli disse.
Jared fece un passo indietro, camminando a gambero verso il bus, spingendo le mani ancora più a fondo nelle tasche del giubbotto. “Penserò sempre a te come al sole,” disse.
Colin lo guardò salire sul bus, le braccia ancora conserte, tremando leggermente, anche se non faceva poi così freddo. La chiusura era sopravvalutata. A volte sapere che è finita, fa solo male.

Edited by ssyn3 - 11/9/2011, 22:48
 
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kurokawa386
view post Posted on 7/9/2011, 21:31




"Penserò sempre a te come al sole"
Troppe lacrime per riuscire a commentare. A mio parere è splendida!
Grazie per la trauzione.

Edited by kurokawa386 - 25/3/2012, 13:13
 
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sarù.
view post Posted on 7/9/2011, 23:18




CITAZIONE (kurokawa386 @ 7/9/2011, 22:31) 
Troppe lacrime per riuscire a commentare. A mio parere è splendida!

Quoto, non riesco ad aggiungere altro..grazie mille per la traduzione! (:
 
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Bliss
view post Posted on 7/9/2011, 23:29




Non sono mai abbastanza i grazie che ti dirò per
sopportarmi quando ti invio fic da tradurre, ma ecco il risultato.. e grazie davvero.

Per la fic cosa devo dire..?
CITAZIONE
“Penserò sempre a te come al sole,” disse.

e sono scoppiato.
L'autrice non delude mai.
 
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« sekunden`»
view post Posted on 8/9/2011, 00:07




"Penserò sempre a te come al sole."

Ci ho pianto, ci ho pianto come una cretina, talmente tanto che gli occhi mi fanno male.
E ci ho pianto perché ho una fottuta paura che qualcosa del genere sia successa veramente, che in fondo le FF che finiscono male non sono altro che una reinventazione di quello che è successo nella realtà.
Piango perché questa storia è bellissima, piango perché nessuno dei due meriterebbe mai tanto dolore, e piango perché anche io penso a loro come al sole.

Stop.
 
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kurokawa386
view post Posted on 8/9/2011, 00:34




CITAZIONE (« sekunden`» @ 8/9/2011, 01:07) 
Ci ho pianto, ci ho pianto come una cretina, talmente tanto che gli occhi mi fanno male.
E ci ho pianto perché ho una fottuta paura che qualcosa del genere sia successa veramente, che in fondo le FF che finiscono male non sono altro che una reinventazione di quello che è successo nella realtà.
Piango perché questa storia è bellissima, piango perché nessuno dei due meriterebbe mai tanto dolore, e piango perché anche io penso a loro come al sole.

Stop.

Troppo scontato se quoto in pieno ogni singola parola??
 
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Bliss
view post Posted on 8/9/2011, 08:55




la cosa bellissima è che questa fic è molto più "profonda" di altre, perchè scritta dalla stessa autrice di Marocco, ed è come se avesse ricoleggato il tutto, una lunga pausa di cinque anni e poi il collegamento.. ma in fondo non c'è nessuna "chiusura" in questa fic, lascia un briciolo di speranza e di sogno ancora, perchè Colin non riesce a farlo nonostante tutto, e Jared dice quella frase.

Amo questa autrice. punto.
 
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~Vanth;
view post Posted on 8/9/2011, 12:00




Hmmm, vi quoto tutti, non ho parole..non ho parole mie per esprimere come mi sento ç____ç
Quella frase. Quella frase uccide proprio.
 
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__Made__
view post Posted on 9/9/2011, 13:31




Ho pianto pure io mentre la betavo ç_____ç E' meravigliosa e tristemente verosimile ç_ç
 
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kinai95
view post Posted on 9/9/2011, 17:44




CITAZIONE (« sekunden`» @ 8/9/2011, 01:07) 
"Penserò sempre a te come al sole."

Ci ho pianto, ci ho pianto come una cretina, talmente tanto che gli occhi mi fanno male.
E ci ho pianto perché ho una fottuta paura che qualcosa del genere sia successa veramente, che in fondo le FF che finiscono male non sono altro che una reinventazione di quello che è successo nella realtà.
Piango perché questa storia è bellissima, piango perché nessuno dei due meriterebbe mai tanto dolore, e piango perché anche io penso a loro come al sole.

Stop.

Idem.
Quella frase mi ha ucciso.
 
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ssyn3
view post Posted on 11/9/2011, 21:50




mi si è spezzato il cuore la prima volta che l'ho letta e s'è frantumato quando l'ho tradotta e ho dovuto esprimere a parole quello che avevo assorbito...

Mi scuso anche perchè ho lasciato una nota della mia beta :) Di solito mi rimanda tutto già corretto - ha la mia piena fiducia - e non ho nemmeno riletto prima di postare. Ho corretto comunque :)
 
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__Made__
view post Posted on 12/9/2011, 16:07




Uh cavolo mi sono dimenticata di avvertirti >< Sorry!
 
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bebby '92
view post Posted on 27/2/2012, 22:29




Sono riuscita a trattenermi fino alla fine ma poi sono scoppiata, le lacrime sono scese.
Bellissima.. un Jared che così non avevo mai letto, al'apparenza libero, dove il dolore non trapela ma è profondo nei suoi occhi. E piango, perché penso, associo, ricordo.

“Penserò sempre a te come al sole” Vai di disperazionee!
 
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ralertine
view post Posted on 15/4/2012, 16:09




Bellissima
 
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*Michiru83*
view post Posted on 8/10/2012, 10:25




Stupenda fic! Grazie per la traduzione! :)
 
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14 replies since 7/9/2011, 20:24   330 views
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