Fate's a Bitch, Capitolo 12

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ssyn3
view post Posted on 8/9/2012, 17:56




Fate's a Bitch

Autrice: Legolastariel
Traduzione: ssyn3


Capitolo Dodici

Capitolo dodici

Quando Shannon tornò al piano superiore, tenendo in equilibrio una tazza di infuso alle erbe e un panino, non si udiva alcun rumore tranne quello dell’acqua che ancora continuava a scorrere nella vasca.

Il ragazzo si accigliò e accelerò il passo verso la stanza da bagno. Era stato via quasi un quarto d’ora - la vasca avrebbe dovuto essere sufficientemente piena a quest’ora. E lo era.

“Cazzo!”

Appoggiando velocemente quello che teneva in mano sulla tavoletta abbassata del wc, attraversò la stanza in un lampo, raggiunse la vasca e chiuse il rubinetto. Un piccolo scarico ai piedi della vasca aveva impedito all’acqua di fuoriuscire completamente, ma alcuni rivoletti stavano scendendo lungo le pareti della stessa, lasciando una pozza sulle piastrelle.
Imprecando rabbiosamente sotto voce, Shan afferrò due asciugamani e cominciò a ripulire quel casino, mentre si chiedeva perché il fratello fosse scomparso e perché cavolo non fosse rimasto nella stanza o perché non avesse almeno chiuso l’acqua prima di andarsene.

Dopo aver ripulito ad un livello soddisfacente, prese la tazza e il panino e cominciò a cercare il Leto mancante. Non era difficile immaginare dove potesse essere, quindi si diresse immediatamente verso la camera da letto del fratello.

Rifilando un calcio alla porta mezza aperta per riuscire ad entrare, aveva appena aperto la bocca per dirgliene quattro, quando lo vide steso nel letto, già addormentato. Richiudendola velocemente, si avvicinò furtivamente senza far rumore. Con un sorriso appoggiò il cibo sula comodino e poi rimase in piedi a fissare il fratello per un momento.

Il sorriso svanì quando vide l’impronta della propria mano sulla guancia di Jared, assieme alle tracce ormai asciutte delle lacrime. Con un sospiro frustrato, si passò entrambe le mani tra i capelli e strinse la mascella. Se solo avesse potuto sapere cosa stava succedendo dietro quegli occhi blu, ma il suo stesso fratello era come un estraneo per lui, di cui non capiva più le azioni.

Dannazione, cosa devo fare con te, fratellino?

Non poteva forzare un adulto a consultare uno psichiatra o il dottore di famiglia, anche se Jared aveva chiaramente bisogno di entrambi, per i suoi problemi mentali e fisici. Ma doveva deciderlo lui. Era grande abbastanza – e poi era un Leto. Non c’era modo di obbligarlo a fare alcunché.

Prendendo un altro profondo respiro, allungò una mano e spostò una lunga ciocca di capelli dal viso del fratello. Strinse le labbra per un momento e deglutì a fatica.

“Ti voglio bene, brutto idiota,” sussurrò in un bisbiglio quasi inudibile. “Perché non lasci che ti aiuti?”

Proprio quando stava per voltarsi e andarsene dalla stanza, il giovane si stiracchiò nel sonno e gli sfuggì un gemito.

“Colin…”

Era stata solo una parola mormorata, ma la testa di Shannon si volse di scatto a fissare il fratello con un’espressione corrugata. Doveva aver capito male…

Persino mentre dormiva, una singola lacrima scese sulla guancia di Jared, accompagnata dal nome dell’irlandese, sussurrato nuovamente.

L’espressione accigliata di Shannon s’incupì mentre si avvicinava di un passo al letto. Solo ora notava che teneva qualcosa stretto nella mano, premuto al petto come un tesoro che doveva proteggere persino mentre dormiva. Un pezzo di carta o qualcosa di simile…

Usando due dita, glielo sfilò cautamente dalla mano. Una Polaroid? Il retro dell’oggetto non lasciava spazio a dubbi.

Nell’esatto momento in cui voltò la foto e la guardò, il suo cuore sembrò perdere un battito. Si ritrovò a fissare negli occhi il suo amore e seppe in un nanosecondo che questa era una delle foto che aveva fatto a Colin poche settimane prima. Questo rispondeva alla domanda, ancora senza risposta, se Jared le avesse viste o meno quando era entrato nella sua stanza.

I suoi occhi nocciola si sgranarono all’impossibile e cominciò a spostare ripetutamente lo sguardo dalla foto fra le sue mani al viso rigato di lacrime del fratello che continuava a ripetere il nome del suo ragazzo mentre dormiva. Ogni particolare trovò finalmente la sua collocazione all’improvviso e le ginocchia non lo sostennero più. Si accasciò al suolo, continuando a guardare il fratello e la foto mentre la gola gli si seccava e sembrava stringersi.

Oh Dio, no. Non può succedere una cosa simile!

Il cuore gli batteva violentemente e i pensieri correvano velocemente, lasciandolo confuso e agitato, congelato sul posto.

Non avrebbe saputo dire per quanto rimase seduto di fianco al letto del fratello quando infine si alzò in piedi, sentendosi come un uomo che aveva il doppio della sua età, ma aveva deciso e trovato una soluzione. Poi rimise cautamente la foto dove l’aveva trovata e girò sui tacchi silenziosamente per dirigersi nella propria camera.

Guardò la propria mano prendere il telefono come al rallentatore e digitare un numero che ormai conosceva a memoria. Suonò solo due volte prima che una voce famigliare gli rispondesse.

“Hey tigre. Va tutto bene in quella casa di matti?”

Voleva rispondere, ma si ritrovò senza voce. La bocca era ancora troppo secca per riuscire ad articolare delle parole.

“Resta in linea,” riuscì a soffiare con voce roca, mentre allungava un braccio per prendere una bottiglia mezza vuota di birra che si trovava sul comodino e ne prendeva un sorso. Il viso si distorse in una smorfia di disgusto quando il liquido stantio e caldo gli scivolò giù per la gola, facendolo tossire.
Cazzo, di quanti anni è questa roba?

“Shan? Stai bene?”

La voce di Colin risuonò dal cellulare e lui se lo riportò all’orecchio.
“Sì. Sto solo cercando di avvelenarmi con una birra vecchia di settimane.”

“Ah, ma fammi il piacere. Chi beve litri e litri di caffè al giorno, dovrebbe avere uno stomaco di ferro.”

Quando non sentì alcuna reazione all’altro capo del filo, il viso dell’irlandese assunse un’espressione accigliata.

“Shan? Sei sempre lì?”

“Sì.”
Rispose con tono lugubre.

“Come sta Jared?”

“Non troppo bene. Ora sta dormendo.”

“Bene. Senti, mi dispiace tanto per quello che è successo. Non volevo trattarlo così. Beh, sì che volevo, ma non l’avrei fatto se avessi saputo che si sarebbe sentito così male.”

“Non importa Colin. Non potevi saperlo.” – “Nessuno lo sapeva,” aggiunse a bassa voce, ma Colin lo sentì lo stesso.

“Sapeva cosa?”

Di nuovo, strinse i denti per un momento prima di rispondere:
“Col, scusami ma devo andare. Voglio dare un’occhiata a Jared e devo fare delle telefonate e…” si fermò perché aveva esaurito le scuse per chiudere la conversazione.
L’aveva chiamato con l’intenzione di dirgli ben altro, ma scoprì che non poteva. Non era il momento giusto. Era semplicemente troppo confuso e non si sentiva di parlare con lui nemmeno per un altro secondo.

“Vuoi che venga da te?” gli chiese Colin e il suo cuore si strinse.

Sì! “No, non oggi, Col. Devo parlare con Jared. Ci sono delle cose di cui mi devo occupare e devo passare del tempo da solo con mio fratello. È importante.”
Scuse. Null’altro che scuse. Poteva quasi vedere l’espressione sul viso del suo amore farsi più cupa, ma la sua voce era carica di comprensione e dolce, quando gli rispose.

“Va bene. Fammi uno squillo più tardi, vuoi?”

“Certo. – Ciao.”

“Ciao tigre. – io…”

Ma Shannon aveva già attaccato.


*****


Rimase con la mano stretta sul telefono come se così facendo, potesse rimanere in contatto con la persona con cui aveva appena parlato. Si morse il labbro inferiore rabbiosamente, cercando di farlo smettere di tremare mentre combatteva con il bruciore che sentiva agli occhi.

“Merda!” imprecò a mezza voce.

Per un po’, per un bellissimo, eccitante, meraviglioso, felice, stupendo e travolgente piccolo lasso di tempo, il mondo aveva girato attorno a lui, per una volta. Troppo bello per essere vero.

“Merda! Merda!” la voce si alzò leggermente mentre fissava il telefono nella sua mano.

Non aveva scelta. Proprio no. Jared era innamorato di Colin. Come e quando fosse successo, non aveva importanza. Era un fatto e gli effetti che questo amore non corrisposto avevano sul fratello erano ovvi. Da quando quella merda di Gavin l’aveva lasciato, non aveva più visto il fratello così magro, pallido, tormentato… aveva appena cominciato a riprendersi e ora stava precipitando di nuovo – e l’unico che poteva afferrarlo, al solito, era lui.
Se avesse continuato la sua relazione con Colin, Jared avrebbe continuato a soffrire.

“Merda! Merda! Merda!”

Sbatté il telefono sul comodino e strinse le mani a pugno.
Jared. Solo e sempre Jared.
Il giorno in cui suo fratello era nato, il mondo aveva trattenuto il fiato per un momento e poi aveva cominciato a girare in funzione di questo nuovo angioletto con gli occhi blu. Per quanto riusciva a ricordare, le persone avevano sempre preferito Jared, mentre lui era diventato invisibile.
Quante volte aveva dovuto sentire le altre mamme al parco giochi, complimentarsi con Constance Leto per il suo bellissimo figlioletto che aveva davvero due stupendi occhioni blu? Quella frase in particolare gli aveva sempre fatto vomitare e gli aveva fatto crescere dentro una rabbia omicida, perché, anche se sua madre rispondeva sempre che aveva due bellissimi bambini, lui aveva sempre visto dalle espressioni della gente cosa pensavano davvero di lui. Solo una madre potrebbe considerare quello come bello. A scuola Jared aveva sempre un seguito di ragazze dietro, che lo adoravano con occhi sognanti, anche se a lui non avrebbe potuto importare di meno. E più di una volta una di queste ragazze aveva finto interesse per lui, solo per poter guadagnare libero accesso a casa Leto e avvicinarsi al fratello minore. C’è anche Jared in casa? era un’altra delle frasi che aveva sentito anche troppo spesso.
Da qualsiasi parte fossero andati, qualsiasi cosa avessero fatto, non appena Jared era apparso al suo fianco, nessuno aveva più badato a lui. Almeno era così che si sentiva – e continuava a sentirsi così, fino ad un certo punto.
Aveva odiato il fratello con tutto il cuore, a quei tempi. L’aveva odiato per quei dannati occhi blu e il viso perfetto. Odiato per tutte le attenzioni che gli riservavano e per l’abilità di ottenere tutto quello che voleva solo producendosi in uno dei suoi luminosi sorrisi.

Devo rompere con Colin.

“Merda d’una merda!”

Incapace di trattenersi un solo secondo di più, afferrò la prima cosa che gli capitò a tiro – la bottiglia della birra, ora vuota – e la lanciò con forza contro il muro che divideva le loro stanze, rompendola in mille pezzi che volarono in ogni direzione.

L’ultima cosa che voleva era rinunciare a Colin. Ma Jared veniva prima. Come sempre, Jared. Per tutta la sua vita, ancora e ancora, ogni volta che qualcosa era andata bene, ogni volta che qualcosa di buono era entrata a far parte della sua vita, l’aveva persa – per colpa di Jared.

Maledetto.

Le sue mani erano ancora strette a pungo e le strinse ancora di più, brutalmente. Non aveva mai pensato che sarebbe riuscito a sentirsi così – di nuovo. Ma in questo preciso momento, odiava suo fratello. Odiava il fatto che fosse anche solo venuto al mondo. Lo odiava perché sembrava fosse una specie di malocchio – distruggeva tutto quello che per lui era prezioso.

“Shan?”

Un leggero bussare alla porta annunciò l’arrivo del fratello fuori dalla sua camera e gli fece venire voglia di urlare.

“Va via! Non è un buon momento, Jared.”

Nonostante le brusche parole, la porta si aprì comunque e la testa del giovane apparve dallo spiraglio.

“Va tutto bene? Ho sentito rompersi qualcosa.”

Non gli rispose, ma si limitò a guardarlo con occhi brucianti e minacciosi. Jared era ancora bianco come un lenzuolo, gli occhi cerchiati e l’aspetto stanco.

“Hai un aspetto di merda,” gli disse senza pietà, ignorando l’espressione ferita che passò sul volto del fratello.

“Già, probabilmente perché mi sento una merda. Ascolta, voglio solo scusarmi per come mi sono comportato con Colin. Io…”

“Lascia stare, Jared!” con un gesto secco e deciso gli impose il silenzio, incapace di tenere a freno la rabbia. “Con lui è finita. Va bene?”

Gli occhi blu si spalancarono per lo shock.

“Finita?”

“Sì, Jared. Colin Farrell è storia vecchia. Ma non preoccuparti,” la voce carica di sarcasmo, “è solo un altro amore di una lunga fila che ho perso per causa tua. Mi ci sto abituando.”



Perché l’aveva detto? Era una cosa ingiusta perché Jared non aveva mai fatto nulla, intenzionalmente, per ferirlo. Eppure l’avevano ferito ancora e ancora, per colpa sua, e perdere – o meglio, dover rinunciare a Colin ora, era solo l’ultima goccia.

Voleva ferirlo a sua volta. La parte frustrata, disperata e infantile del suo essere, voleva solo scattare e scaricare il colpo sulla fonte dei problemi, nonostante fosse un comportamento crudele e ingiusto.

Jared, che era rimasto pietrificato in piedi sulla porta, cominciò a tremare di nuovo. Troppo. Era troppo.
Solo pochi mesi prima aveva perso qualcuno che aveva significato il mondo per lui. E proprio quando stava cominciando a riprendersi da quella delusione, un nuovo, sfortunato, non corrisposto e fatale amore l’aveva derubato del sonno, delle energie, della felicità e l’aveva fatto precipitare di nuovo in un cupo e profondo abisso.

È finita…

Il giovane non sapeva dire cosa facesse più male al momento – che anche suo fratello stesse soffrendo, o il fatto che non avrebbe più visto Colin. Vederlo assieme al fratello era stata l’unica maniera per vederlo e ora non faceva più parte delle loro vite.
Le mani gli tremavano quando le alzò per passarsele tra i capelli scompigliati.

“Shan, se Colin se n’è andato per come mi sono comportato, posso aggiustare tutto. Lo chiamerò e mi scuserò.”

L’altro saltò in piedi con occhi di fuoco.

“No, tu non chiamerai proprio nessuno. Il danno è fatto ed è finita. Lo capisci? E tu, fratellino, d’ora in poi starai fuori dalla mia vita. Solo per questa volta, resta – fuori – dalla – mia – vita!”

Lacrime di rabbia si accumularono negli occhi nocciola e ne fecero nascere di riflesso in quelli di Jared.

“Shan…” allungò una mano verso il fratello, “Mi dispiace, non volevo…”

“Vattene fuori, Jared! Che ti dispiaccia o meno non cambierà le cose e non le aggiusterà.”

“Ma io…”

A grandi passi, Shannon lo raggiunse e lo prese per le spalle, stringendo forte e trattenendosi a stento dallo scrollarlo.

“Ti odio!” gli sibilò in faccia, facendolo piangere definitivamente. “E adesso vuoi andartene fuori dai coglioni, maledizione!”
E detto questo lo spinse fuori dalla stanza e gli sbatté la porta in faccia.

“Merda!”

Un grido di rabbia repressa scappò dalla gola di Shannon. Avendo bisogno di sfogare ulteriormente la propria furia e frustrazione senza rompere alti oggetti, cominciò a colpire il cuscino, mentre urlava con quanto fiato aveva in gola.

Solo alcuni minuti più tardi sentì aprirsi la porta del garage, il rumore di un motore e uno stridio di gomme proprio sotto la sua finestra.

“Ma che cazzo…”

Con un’espressione corrucciata, aprì la finestra e si sporse giusto in tempo per vedere il fratello partire di corsa con la loro motocicletta.

“Jared!!! Dove cazzo stai andando?”

Se l’altro non l’avesse sentito o lo stesse semplicemente ignorando, non poteva saperlo, ma non reagì al suo richiamo. Senza frenare o controllare il traffico, sfrecciò sulla strada, costringendo una macchina che stava sopraggiungendo a frenare per evitare l’impatto. Ignorando completamente l’incidente e la strombazzata dell’altro guidatore incazzato, Jared accelerò e sparì dalla vista.

“Maledizione Jared, che cazzo hai in mente adesso?” mormorò a sé stesso, infastidito.



La rabbia sbollì col passare delle ore, si trasformò in rimorso e vergogna dopo un po’ fino a diventare profonda ansia. Era buio già da un bel po’ e aveva ricominciato a piovere forte, eppure Jared non era ancora rientrato.
Shan aveva acceso il camino e percorso il soggiorno in lungo e in largo, nervosamente. Aveva provato a chiamare il fratello ma non gli aveva risposto neppure la segreteria, cosa che l’aveva fatto preoccupare ancora di più.

Lui stesso aveva ignorato diverse chiamate di Colin, sia sul fisso che sul cellulare, incapace di affrontare il problema di dover rompere con il fidanzato. Non sapeva nemmeno come dire una cosa simile all’uomo che amava. Non poteva certo dirgli la verità.

Senti, anche mio fratello ti ama e dato che non possiamo averti entrambi, da oggi in poi non ti avrà nessuno.

Colin non avrebbe capito. Non capiva nemmeno lui perché Jared, per lui, dovesse sempre venire per primo. Avrebbe dovuto comportarsi da egoista per una volta. Avrebbe dovuto preoccuparsi di sé stesso – essere infelicemente innamorato, dopo tutto, era un problema del fratello, non suo. Perché rinunciare alla propria felicità per lui?

Perché la sua coscienza non gli avrebbe più permesso di trovare alcuna pace nella sua relazione con Colin?
Perché aveva promesso alla loro madre sul letto di morte, molti anni fa, di prendersi cura di Jay e di vegliare su di lui? Anche se si era chiesto parecchie volte, ormai, se non fosse l’inverso.
Perché Jared era l’unica famiglia che gli fosse rimasta e glielo doveva?
O semplicemente perché lo amava più di qualsiasi persona o qualsiasi cosa a questo mondo?

Ti odio.

Come aveva potuto dirgli una cosa simile? Era così arrabbiato, ma niente di quello che era successo era colpa di Jared. E nel profondo lui l’aveva sempre saputo. Suo fratello era vittima di un malato e perverso gioco del Fato, proprio come lui.

Un colpo deciso alla porta principale lo distolse dai suoi foschi pensieri e smise il suo andirivieni per correre alla porta. Ancora nel corridoio, cominciò a dire:

“Era ora che tornassi, stronzo. Ero preoccupato da morire. Non hai il telefono o le…”

Aprì la porta e rimase deluso.

“… chiavi?”

Finì la frase con tono sommesso, fissando il visitatore, che , chiaramente, non era suo fratello. Severi occhi scuri gli restituirono lo sguardo.

“Ti spiace se entro?”

“Colin… non è proprio un buon momento.”

Il cipiglio sul viso dell’irlandese si accentuò.

“Me ne sono accorto quando hai continuato ad ignorare le mie telefonate.”

Senza aspettare un invito, lo spinse da parte ed entrò in casa, sbattendo la porta e scrollandosi la pioggia dai capelli.

“Che cazzo sta succedendo qui, Shan? Che problemi ha tuo fratello?”

L’altro stava giusto per rispondere quando Colin alzò un dito in avvertimento.

“Non provare nemmeno a rifilarmi delle cazzate, Leto. Sono abbastanza sicuro di averne sentite anche troppe da quando abbiamo cominciato ad uscire insieme.”

Si diresse a passo spedito nel salotto, lanciò il cappotto sul bracciolo del divano e si girò per fronteggiare Shannon che lo aveva seguito.

“Ho cercato di chiamarti per delle ore e penso di meritarmi una spiegazione riguardo lo show di questo pomeriggio. Sentiamo, Shan. Tuo fratello è uno psicopatico, si droga o che diavolo ha che non va?”

La rabbia si accese negli occhi di Shannon.

“Sta attento a cosa dici di mio fratello! Mi hai sentito?!”

Colin alzò le mani in un gesto di difesa.

“Scusami. Solo non capisco cosa succede e nessuno mi chiarisce le idee.”

I pensieri dell’americano correvano furiosamente. Non era preparato per questa conversazione. E non voleva doverla affrontare mentre era preoccupato per il fratello.
Senza dire una parola, gli passò di fianco per andare a spostare le braci nel camino con l’attizzatoio. Poi osò fissare lo sguardo in quello scuro del suo amore e scoprì che non riusciva a pensare coerentemente. Si passò una mano tra i capelli, mentre respirava a fatica come avesse corso per un miglio.

“Col, non credo che possiamo… cioè, non dovremmo… scusa ma devo…”

Si interruppe cercando disperatamente le parole giuste, solo per capire che non esistono parole giuste per dire a qualcuno che tu vuoi che rimanga, di andarsene via.

L’irlandese alzò un sopracciglio.

“Molto eloquente, tigre. Capisco perché saresti il batterista in una band e non il compositore. Cosa stai cercando di dire?”

L’altro si morse il labbro e gli voltò le spalle, fissando lo sguardo nel fuoco e stringendo i denti.

“Non possiamo più vederci, Colin.”

Sentì un gemito di sorpresa alle sue spalle, prima che la profonda e vellutata voce dell’altro gli chiedesse:

“Mi stai lasciando? È questo quello che mi stai dicendo?”

Gli si era chiusa la gola e le fiamme danzanti davanti ai suoi occhi cominciarono a sfuocarsi quando le lacrime minacciarono seriamente di cadere. Si limitò ad annuire brevemente senza voltarsi e senza dire una sola parola. Sperava che l’altro se ne sarebbe andato lasciandolo solo, invece due forti braccia lo abbracciarono da dietro e lo strinsero contro il petto del suo amore.

“Girati e guardami negli occhi, Shan. E poi dimmi in faccia che vuoi che me ne vada.”

Il colore sparì dal suo viso e strinse i pugni ancora una volta.

“Perché non te ne vai e basta, Col? Per favore.”

L’irlandese lo costrinse a voltarsi e si ritrovò a guardare due occhi sospettosamente lucidi. Silenziosamente, alzò le mani per prendergli il viso a coppa e passò i pollici sulle sue guance in una carezza tenera.

“Perché, tigre? Perché vuoi che me ne vada? Perché tuo fratello mi odia per chissà quale motivo e vuole che sparisca?”

L’altro fece un passo indietro e scosse la testa con fermezza, liberandosi dal tocco gentile.

“No, maledizione. Non è così. Jared non farebbe mai una cosa simile.”

La rabbia divampò negli occhi di Colin e non poté impedirsi di alzare la voce.

“E allora dimmi che cazzo di problema c’è, una volta per tutte!”

“Non sono cazzi tuoi!” gli rispose Shannon, ugualmente indignato.

“Puoi scommettere che lo sono, invece! Stiamo parlando della nostra relazione e capisco che la tua unica preoccupazione è quel testa di cazzo, egoista, bambinetto viziato di tuo fratello che…”

“Che ti ama, brutto idiota!”

La mascella di Colin cadde sul pavimento e fissò l’altro come se gli fosse cresciuta una seconda testa.

“Che?! Cosa?!”

Shannon rifilò un calcio al divano e sospirò, frustrato.

“Mi hai sentito. Jared ti ama, Col. Penso fin dalla prima volta che ti ha visto.”

Le sopracciglia dell’irlandese raggiunsero la linea dei capelli.

“”Ha una maniera strana di dimostrarlo.”

Un’ombra cadde sul volto di Shan.

“Avresti voluto che lo dimostrasse? Maledizione, ma non capisci? Ha cercato di nasconderlo, di starti lontano e costruire un muro fra di voi comportandosi da stronzo. Cos’altro avrebbe potuto fare?”

La consapevolezza si fece largo nella mente di Colin e questi si lasciò cadere sul divano, passandosi una mano tra i capelli.

“Merda. E io sono stato particolarmente duro con lui questo pomeriggio, eh? Cazzo, deve aver raggiunto il limite dopo che gli ho verbalmente staccato la testa dal collo. - Posso parlargli?”

Shannon scosse la testa al rallentatore.

“Non è in casa.” Si leccò le labbra nervosamente, le dita che pasticciavano con le maniche della felpa.

“Gli ho urlato contro.” La sua voce era carica di emozioni. “Ero così arrabbiato quando l’ho scoperto. E… beh, gli ho detto un paio di cose proprio cattive. E poi se n’è andato con la moto e non risponde al Blackberry e speravo fosse lui quando sono venuto ad aprire la porta.”

Il suono del campanello catturò la loro attenzione e Shannon sospirò di sollievo.

“Immagino sia lui, finalmente. Deve…”

“Shan!”

Il tono di voce di Colin era allarmato. Si era alzato dal divano e fissava fuori dalla finestra, verso la strada. Solo ora una luce intermittente catturò la sua attenzione. Veniva da una macchina parcheggiata di fianco al marciapiedi – una luce intermittente, blu e rossa.

Tutto il colore scomparve dal suo viso e corse alla porta, aprendola senza fiato. Due poliziotti stavano aspettando fuori con facce serie e una mano fredda strinse il cuore di Shannon.

“Shannon Leto?”

Si limitò ad annuire. Aveva perso ogni abilità di parlare e la bocca gli si era seccata, all’improvviso.

“Suppongo che Jared Leto sia suo parente?”

Annuì nuovamente.

“Mio fratello,” riuscì a biascicare.

I due uomini scambiarono uno sguardo prima che uno dei due riprendesse a parlare.

“Ci dispiace informarla che suo fratello è stato coinvolto in un grave incidente e sfortunatamente…”

NO!!!!!!!!!!!

Le ginocchia gli diventarono di gelatina e respirare sembrò un’impresa impossibile. Eppure voleva gridare. No, no, no. Non voleva sentire. No. Non Jared. Non ancora. Non così. Non dopo quello che gli aveva detto. Mai. NO!!!

Il poliziotto gli disse ancora qualcosa, ma ormai non lo sentiva più. Il cuore gli batteva così forte che il rumore del sangue nelle orecchie, smorzava qualsiasi altro suono. Non si accorse che Colin era rimasto al suo fianco per tutto il tempo, tenendogli una mano sulla spalla per rassicurarlo. Le due facce di fronte a lui divennero sfocate e non poté più vedere nulla a causa delle lacrime. Il mondo attorno a lui cominciò a girare, gli occhi persero fuoco e la vertigine lo sopraffece.
Tutto quello che dolorosamente riusciva ancora a vedere di fronte ai suoi occhi era il viso pallido di Jared, i suoi occhi pieni di lacrime e il modo in cui gli aveva porto la mano prima che lui lo buttasse fuori dalla sua stanza e gli chiudesse la porta in faccia.

Ti odio…

Un secondo dopo, la sua mente torturata lo liberò e tutto divenne nero mentre sveniva.
 
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ralertine
view post Posted on 10/9/2012, 13:05




Questa storia è sempre più bella nonostante il mare di lacrime in cui ora mi trovo immersa!!! Grazie ssyn per averla postata .Non vedo l'ora di leggere il prossimo chap. Ciao a presto :)
 
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ssyn3
view post Posted on 11/9/2012, 20:03




Grazie a te per averla letta :) Chiedo scusa per eventuali errori, la mia beta è super-impegnata ;)
 
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2 replies since 8/9/2012, 17:56   207 views
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