CITY LIGHTS

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walkonthemoon
view post Posted on 28/3/2013, 18:48




CIAO A TUTTI!!!
Ho pensato di inserire in questa sezione la traduzione di una storia (su gentile consenso dell'autrice) che ho letto un po' di tempo fa, e che mi ha particolarmente affascinata. Spero che sortisca lo stesso effetto anche su di voi...

CITY LIGHTS

Sinossi: Colin lavora come falegname, una notte mentre guida verso casa improvvisamente salta fuori un ombra scura di fronte alla sua auto. Si tratta di un ragazzo, che si è ferito durante lo scontro con la macchina, che però si rifiuta di andare in ospedale con lui. Cosa potrà fare Colin se non portarlo a casa con lui?
Autrice: impressionata
traduzione:walkonthemoon


Capitolo 1
Era di nuovo tardi, quando Colin si trovava a guidare lungo l’autostrada; era passata la mezzanotte ed iniziava anche a far freddo. Durante le ultime due settimane il suo capo bastardo lo aveva costretto a lavorare più a lungo del solito, soltanto per terminare un maledetto armadio, destinato ad un piccolo giovane manager che lo trattava alla stregua di un segretario, si faceva portare il caffè ed altre cose del genere. ‘Come una vera e propria femminuccia’ pensò con rabbia. Sbadigliò per la stanchezza, grattandosi il mento, mentre continuava a percorrere la strada per la città.
Era ancora vivo, nonostante le moltissime luci che lo accecavano e la musica alta che proveniva dai locali che c’erano lì intorno. Questo quartiere era abitato da strana gente, che viveva a livelli di sussistenza. Vide qualche puttana flirtare con un potenziale cliente, e con disinteresse totale accese la radio. Il sessanta per cento di queste persone si guadagnava i propri soldi prostituendosi, ed il restante quaranta era costituito da magnaccia e spacciatori. A Colin non importava molto di questa gente, era semplicemente la via che doveva attraversare per arrivare a casa. Alcune tuttavia delle ragazze non erano male…
Girò a destra, sbadigliando per l’ennesima volta stropicciandosi gli occhi. Improvvisamente un’ombra scura apparve di fronte alla sua auto. Spinse fortemente il pedale del freno e la macchina si fermò con un violento stridore, mescolato alle sue urla. ‘Fottuto Cristo, aveva colpito qualcosa!Aveva ucciso qualcosa, o ancora peggio, qualcuno!Strofinandosi il viso, pensò a cosa doveva fare…chissà forse nessuno l’aveva visto , e sarebbe potuto fuggire via facilmente. Ma che cazzo, lui non era un mostro senza cuore!’ . Con le sue mani tremanti aprì la porta e scese dall’auto con una sensazione di paura nello stomaco. Controllò attentamente la parte anteriore della sua macchina, e Dio, c’era un uomo disteso sull’asfalto.’ Ed ora?’. Supplicò Gesù, la Vergine Maria e tutti gli altri che aveva conosciuto la domenica in chiesa, quando si accorse che il ragazzo respirava ancora; così si avvicinò e si inginocchiò di fronte a lui. Giaceva a pancia in giù, ma Colin poteva vedere il suo petto che si muoveva con respiro regolare, ed allungò la mano per toccargli la spalla.
“Ehi tu”, provò a chiamarlo.
“Toglimi le tue fottute mani di dosso bastardo!” ringhiò il ragazzo che all’improvviso aprì gli occhi. “Dove hai vinto la patente, in una fiera?” mentre strisciava sulle sue ginocchia e cercava di mettersi in piedi.
Colin rilasciò un sospiro di sollievo. “Ti sei fatto male?”, fu tutto quello che gli riuscì a chiedere.
“No!” fu la breve risposta del ragazzo.
Ma intanto Colin aveva notato del sangue che scorreva dalla sua fronte mentre cercava di mantenersi in equilibrio poggiando le mani sul cofano ed imprecando per il dolore.
“Potrei portarti in ospedale…almeno” propose Colin.
“Vai a farti fottere” disse il ragazzo, voltandogli le spalle, intenzionato ad andarsene.
Colin lo rincorse per la breve distanza che aveva percorso e lo afferrò per le spalle. Subito in una frazione di secondo, il ragazzo sollevò una gamba, colpendolo con un calcio tra le gambe, spingendolo indietro con irruenza. Mentre urlava, inciampò indietreggiando e la sua vista divenne sfocata per un momento.
Colin cercò di trovare ancora la sua voce per gridare”Ehi, ti ho quasi ucciso, nel caso in cui tu dovessi scappare via e ti dovessero ammazzare stasera, sarei il primo sospettato!” .
Ridacchiando il ragazzo si girò e tornò indietro verso Colin. “Quindi è questo che si intende con ‘Si può morire anche semplicemente attraversando la strada’ .
Colin aggrottò le sopracciglia e guardò il ragazzo attentamente questa volta. Indossava un paio di jeans dalla vita estremamente bassa ed una camicia bianca molto sottile. La lunghezza dei suoi capelli arrivava fino alle spalle, erano scuri come la sua auto, ed incorniciavano il suo viso perfettamente come se fossero stati spazzolati troppo spesso.
“Questa non sembra buona” disse indicando la ferita. “Sicuro nessun ospedale?” .
Scuotendo la testa da un lato all’ altro disse ”Cieco, sordo, e cos’altro…avvocato?”.
Sbuffando con il naso, accennò un sorriso e rispose “Falegname”. Poi proseguì “Ascolta, mi sentirei con la coscienza sporca se ti lasciassi da solo in queste condizioni. Perché non andiamo in ospedale per assicurarci che tu stia bene?”
“Mi vorresti vendere a qualche ricercatore, altrimenti per quale motivo ci terresti così tanto a portarmi lì?” chiese puntigliosamente.
Colin alzò gli occhi al cielo, chiedendosi per quale ragione il ragazzo si opponeva alla sua offerta con tutti questi quesiti investigativi, invece di essere contento di aver trovato una persona che mostrasse preoccupazione per l’accaduto! Dopo averci pensato per un attimo, si maledisse per la stupida idea venutagli in mente, ma sapeva anche che, in caso contrario, non avrebbe dormito per settimane.
“Va bene. Allora che mi dici, se ti portassi a casa mia per medicare la ferita? Immagino che mi dirai di non andare a casa tua.” In quel momento lo avrebbe preso volentieri a calci nel culo, se fosse stato possibile!
Il ragazzo si inumidì le labbra con la lingua, strizzò gli occhi, si guardò intorno scrupolosamente, poi fissò il suo sguardo su di Colin nuovamente. “Bene, bene” alzò le spalle “Ragazzo coraggioso, eh?”.
“Soltanto qualcuno che ti ha quasi ucciso”.
Così mezz’ora più tardi, Colin parcheggiò l’auto nel grande parcheggio dietro casa sua, ed entrambi scesero dalla macchina. Il ragazzo alzò la testa per guardare il palazzo alto che aveva di fronte. C’erano molte finestre, nessun graffito sulle facciate. Nel complesso il posto sembrava pulito e bello, con il prato falciato e tutte le cose che in genere esistevano in un buon quartiere.
“Da questa parte” disse Colin, facendo cenno al ragazzo di seguirlo.
Accese le luci e tenne aperta la porta per permettere al ragazzo di entrare. Si strinse nelle spalle della sua giacca e dopo l’appese al muro. Poi andò verso la credenza posta nella parte del soggiorno che era la sua cucina e prese il bollitore per preparare un po’ di acqua calda per il tè.
“Vado a prendere la cassetta del pronto soccorso” disse con gli occhi che fissavano il pavimento, ed entrò nella camera da letto.
Il ragazzo si guardò intorno nella stanza, appoggiandosi al bancone che in un certo senso separava il soggiorno dalla cucina. Di fronte alla porta d’ingresso c’era una piccola pianta d’alloro, e nella parte centrale della parte vi era una Tv fissata all’interno di una credenza raffinata ed elaborata. Ai lati c’erano due grandi e semplici finestre che facevano entrare la luce che proveniva dalle strade sotto casa. Sentì un forte profumo di olio di arachidi e si chiese da dove poteva arrivare, fino a quando non notò le piante sul pavimento, disposte lungo la parete che arrivava fino al punto in cui Colin si trovava. Un sorriso splendente apparve sul viso del ragazzo, quando si strofinò il naso con una foglia di quelle piante.
“Non durerà a lungo” spiegò a Colin quando ritornò nella stanza.
“Cosa?” disse Colin accigliato, e pose la cassetta del pronto soccorso sul tavolino da caffè che aveva costruito l’anno prima.
“Lascia perdere” disse il ragazzo, ed indicò l’armadio vicino alla pianta. “L’hai fatto tu?”
Colin annuì ed andò verso i fornelli per prendere il bollitore. Il ragazzo si avvicinò al mobile, si sedette di fronte ad esso e fece scorrere le sue dita lungo il legno liscio. Colin versò l’acqua nelle tazze da tè, mise la zuccheriera su un vassoio che poggiò poi sul tavolino accanto alla cassetta del pronto soccorso.
“E’ betulla “ spiegò al ragazzo che sembrava davvero interessato al mobile. “Buono per lavorare e molto meno costoso della merda di legno di ciliegio. Tè o cerotto?”. Il ragazzo si voltò sorpreso e si leccò le labbra puntando i suoi occhi sulla tazza da tè. Colin si sedette sul divano e prese la sua tazza, quando il ragazzo si allungò sul tavolino ed avvicinò la zuccheriera verso di lui. Dopodiché Colin guardò il ragazzo che molto concentrato riempiva la sua tazza di cucchiai di zucchero, e rimase sbalordito quando vide che non si fermava. Beh, sembrava proprio che gli piacesse il dolce. Proprio in quel momento Colin per la prima volta guardò direttamente il volto del ragazzo, quando quest’ultimo posò la tazza guardandolo a sua volta come se stesse aspettando qualcosa, con i suoi occhi di un blu talmente luminoso da far distogliere lo sguardo al falegname. Colin sospirando , si strinse nelle spalle ed aprì la scatola dopo aver notato che la piccola ferita stava ancora sanguinando un po’.
Il ragazzo che si succhiava il labbro inferiore era veramente adorabile, come un bambino, ma Colin si rifiutò di guardarlo. Quando ad un certo punto il ragazzo si sedette sempre più vicino a lui, Colin si spostò di qualche centimetro fingendo di cercare qualcosa dentro la scatola. Carino, il ragazzo pensò, e si sistemò i capelli indietro in modo tale che Colin potesse medicare la ferita sulla sua fronte meglio. Colin pulì la ferita con un panno imbevuto di disinfettante, lasciando il ragazzo per un po’ senza fiato, ma riuscì comunque a rimanere fermo. Dopo aver tolto il sangue dalla ferita, notò che gli occhi del ragazzo erano truccati, e che si era sporcato sotto l’occhio sinistro con il panno che Colin aveva usato. Lo mise via, prese un cerotto e coprì la ferita, e poi cercò di eliminare la macchia nera dell’eyeliner con il suo pollice, guardando il ragazzo che iniziò a sorridere. “Bene, mostrami il tuo dito”. Il ragazzo obbedì e pose la sua mano in quella di Colin, ma prima che potesse guardarlo, il ragazzo aveva messo la mano nella sua , e la stava accarezzando . Le dita dei piedi di Colin si arricciarono per il tocco delicato ma restò calmo. Le mani del ragazzo erano molto più morbide delle sue, curate e non abituate ai lavori pesanti. Mentre accarezzava il suo palmo screpolato, abituato a toccare il legno e non pelle calda e bramosa- da quasi un anno- il ragazzo suscitò nello stomaco di Colin una sensazione di calore intenso. Improvvisamente Colin afferrò il polso del ragazzo con l’altra mano libera ed individuò così quali erano le dita ferite. Poteva muoverle, ma il dito fasciato era gonfio, probabilmente era caduto su quella mano. Il ragazzo non mosse un muscolo, osservando Colin che gli stava bendando la mano come se sapesse esattamente cosa stava facendo, e disse “Metti sotto persone spesso?”, gli chiese, mentre l’azzurro splendente dei suoi occhi divenne più scuro.
“Ci si abitua a piccoli infortuni lavorando come falegname”.
Il ragazzo annuì silenziosamente e girò un po’ la sua mano in modo che Colin potesse sistemare i cerotti nel punto giusto. Guardandosi intorno poi bevve un altro sorso del suo tè. Anche Colin afferrò la sua tazza, ma il ragazzo cercò di toglierla dalle sue mani e la posò sul tavolo insieme alla sua. Colin lo guardò stranito, voleva allontanarsi, e notò lo sguardo del ragazzo fisso su d lui. Spinse leggermente Colin sul divano, che dovette poggiarsi sulle braccia, e si infilò tra le sue gambe.
“Ehi!” fu tutto quello che riuscì a dire quando il ginocchio del ragazzo sfiorò il suo cazzo. Il ragazzo mise un dito sulle labbra di Colin per zittirlo ”Non è per questo che mi hai portato qui?Mi piacciono i giochi, e quello con il dottore è uno dei miei preferiti” sorrise premendo sempre più il suo corpo contro quello di Colin.
Per l’amor fottuto, questo non poteva essere vero, come non aveva fatto a capirlo, come poteva esser stato così cieco! “Sei una maledetta puttana!” urlò Colin e spinse via da sé il ragazzo, che cadde supino per terra, rischiando di prendere in pieno il tavolino.
“Cosa credevi?Non ci sono banchieri lì vicino dove mi hai trovato”.
Facendo scorrere una mano tra i capelli, Colin nervoso si alzò dal divano, toccandosi la camicia.
“Cosa avrei dovuto pensare quando mi hai portato a casa tua, eh?”
Colin aprì la bocca dallo sbigottimento ed inclinò la testa per voler sottolineare la follia del ragazzo. “Oh si, ti ho colpito solo per prenderti per la notte!” sibilò mostrando la porta d’ingresso. “Porta il tuo culo sporco fuori di qui!”.
“Stupido coglione!” ringhiò il ragazzo, alzandosi in piedi lentamente, per mostrare a Colin quello che aveva fatto. Poi passò davanti a lui con un sorriso perfettamente falso e lo ringraziò per il tè prima di scomparire chiudendo la porta rumorosamente.
Strofinandosi il viso, sospirò e scosse la testa, non volendo credere a quello che era appena accaduto. ‘Cos’ altro poteva essere? Ma davvero era l’ultima cosa che lui avrebbe immaginato, e dio solo sa perché. Il ragazzo era incredibilmente bello, e non solo per il suo corpo, anche per la sua figura snella ed i capelli folti e morbidi che gli incorniciavano liberamente il viso. Beh, era ridicolo ora pensare a queste cose. Il ragazzo era una puttana, come tutti avrebbero creduto che fosse, creature come lui non sarebbero mai state capaci di sviluppare sentimenti come l’amore; potevano soltanto soddisfare le proprie pulsioni sessuali. Ed era anche il miglior modo per guadagnare soldi per le droghe’. Il pensiero che non proprio tutti facessero quelle cose per loro volontà non gli sfiorò la mente in quel momento.


continua...
 
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