CITY LIGHTS - Capitolo 6

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walkonthemoon
view post Posted on 7/4/2013, 15:11




CITY LIGHTS

Capitolo 6




Colin aveva guardato nel suo armadio per cercare qualcosa per Jared. Era stato un po’ difficile dato che il ragazzo era più magro e più piccolo di lui. Bene, con un paio di vecchi jeans e con un maglione nelle cui maniche le sue mani sparivano, Jared sembrava come un adorabile gattino avvolto da una coperta.
Dopo mezzogiorno a Colin venne fame perché non aveva mangiato a colazione. Quando aprì il frigorifero ed esaminò tutto quello che era rimasto, sospirò ”Ti piacciono le salsicce con il ketchup?” chiese a Jared che in quel momento uscì dalla stanza da letto e scosse la testa.
“Vegetariano” rispose, e Colin alzò gli occhi al cielo.
“Vuoi qualcos’altro?”
Grattandosi il naso, jared si appoggiò al bancone e guardò il culo di Colin che era proprio di fronte alla sua faccia.
“Mi hai fatto mangiare quello yogurt stamattina. Quindi non ho bisogno di nient’altro per oggi.”
Colin si girò con le salsicce e il ketchup e guardò Jared stranito.
“Mangi tutto?” chiese Jared ridacchiando e lasciando sparire le sue mani nel pullover.
“Di solito io mangio prima di andare a lavorare la sera”.
Colin non aveva voglia di ritornare su quell’argomento così non reagì a quell’affermazione del ragazzo. Invece afferrò la forchetta ed iniziò a consumare il suo pranzo. Jared lo guardava interessato, stava guardando Colin come se fosse stato l’essere più umano che avesse mai visto. Non accadeva molto spesso che qualcuno gli tenesse compagnia mentre stava mangiando, l’ultima volta che era stato a cena fuori, era stata quando aveva quindici anni e dormiva per strada. Wolf gli aveva offerto un hamburger in cambio di coca, e aveva soltanto voluto un piccolo scambio. Ad ogni modo, lui da allora poté comprare il cibo o altre cose, quando ne aveva bisogno. In realtà, non vi era nulla di cui lamentarsi.
La sua attenzione ritornò nell’appartamento e fissò una cicatrice che Colin aveva sull’avambraccio sinistro.
“Da dove viene quella?” chiese in modo innocuo.
Colin posò la forchetta per un momento, e guardò il punto che Jared stava osservando. Cercando di sembrare il più naturale possibile.
“Niente. Solo il resto di un tatuaggio.”
Quando alzò il braccio sinistro e lasciò giocare le sue dita con i capelli, Jared guardò meglio la parte dell’avambraccio sulla quale una volta Colin aveva avuto un tatuaggio.
“Doveva essere fantastico! Ed ora non c’è più…perché?”. Divenne chiaro che Jared era un ragazzo curioso, a cui interessavano le storie che la gente aveva da raccontare.
“Fammi indovinare, un cuore con il tuo nome e quello del tuo amato, eh? E diversi mesi dopo ti ha lasciato senza una parola?”
Le nocche di Colin sbiancarono perché strinse quella dannata forchetta con tutta la forza che aveva nel braccio. Mordendosi le labbra, si sforzò di stare calmo e buttò fuori qualche parola.
“Quasi, manca giusto qualche dettaglio.”
Jared, fissando lo sguardo di Colin, questa volta riuscì a leggerlo, non c’era nulla che lui poteva riconoscere meglio, era rabbia che stava crescendo. Doveva aver detto qualcosa di sbagliato, così decise di tenere la bocca chiusa la prossima volta che sarebbe stato curioso di altre parti del corpo di Colin.
Allora Colin costrinse la sua stupida mente a non reagire in quel modo, e infine il suo sguardo si soffermò sulla gola di Jared , dove la sua mano stava ancora giocando con i capelli.
“E la tua?” chiese indicando con la forchetta una chiara cicatrice sulla gola di Jared.
Jared ci passò le dita sopra, come se avessero avuto bisogno di ricordare.
“Da una frusta?” disse Colin ridendo e cercando di scherzare.
“ Un coltello” rispose Jared tranquillamente, lasciandosi sfuggire una bestemmia quando le sue dita sentirono quasi il dolore dei lividi neri. Il bianco dei suoi occhi era ancora pieno di capillari rossi, ma ciò non lo turbava.
“Almeno questa volta hanno usato soltanto le mani.”
“Questa volta?!” Colin spalancò gli occhi e quasi sputò fuori un pezzo di salsiccia che stava masticando.
Jared all’inizio lo guardò come se non avesse capito, poi forzò un piccolo - e soprattutto falso - sorriso sulle labbra.
“Pensavi che era la prima volta? Capita prima o poi a tutti noi…rischi del mestiere. Ho avuto fortuna per tre, quattro anni fino ad ora.”
Jared così si strinse nelle spalle e Colin mise via il piatto, lui non aveva più fame dopo aver ascoltato. Beh, lui avrebbe potuto chiedere a Jared perché si comportava come se non gli fosse successo nulla di speciale, ma gli avrebbe risposto con ‘que sera, sera’ o qualcosa del genere. Quello che aveva saputo a proposito di ciò che era accaduto a quello sconosciuto, a quel ragazzo misterioso, non aveva giustificazioni.
Jared era già stato violentato, ed era naturale per lui il fatto che potesse ricapitare. ‘Cosa c’era di sbagliato nella psiche delle puttane, visto che pensavano allo stupro e alla violenza come la normalità?’
“Quell’armadio su cui stai lavorando, è per Johnny?” chiese Jared improvvisamente, distogliendo Colin dai suoi pensieri. Accigliato, lo guardò e gli chiese chi era Johnny mentre stava mettendo il piatto nel lavandino.
“Quel ragazzo che hai incontrato quando sono venuto a trovarti.”
La forchetta fece un gran rumore quando cadde nel lavandino e Colin si girò con occhi increduli.
“Vuoi dire…?”
Sorridendo Jared annuì con la testa e fece un chiaro segno con le mani.
“Noi lo chiamiamo Johnny, come Johnny Cash – Cash in senso di denaro – perché quando visita uno di noi, lui ha bisogno di pagare qualche extra. Vuole cose che non fanno per tutti. Una volta un mio amico venne a casa con un polso rotto dalle manette, per non parlare dei morsi. Lui è un amante del sadomasochismo, e di tutto ciò che gli appartiene, maschere, fruste, palle di gomma per la bocca, penetrazione con banane, quegli aghi carini che ti conficca nel collo per non farti muovere…”
“OK!” Colin lo interruppe disgustato “non voglio nemmeno immaginare per quale motivo ha bisogno di questo armadio”.
Ridacchiando Jared si strofinò la schiena, stava soffrendo come una cagna e quando provò a girare la testa da un lato all’altro, il suo collo fece ‘crack’ , il dolore gli attraversò in fretta e furia tutta la spina dorsale, facendolo sentire come se fosse stato trafitto. Lui sembrava ancora pallido, ma la sua gola smise di fargli male con un’altra tazza di tè. In qualche modo si sentiva meglio, stava ancora di merda, ma non proprio come la dissenteria.
“Vuoi rilassarti un po’? Ho programmato di vedere una persona così tu potresti stare tranquillo a riposare per un po’ ” suggerì Colin. Jared si strinse nelle spalle, ma gli era grato per quell’offerta, così Colin lo salutò e sgattaiolò fuori casa prima ancora di ricevere risposta da lui.
Jared aveva trovato una posizione più o meno comoda sul divano dopo un po’ di tempo, Colin non gli aveva mentito sul mobile, esso non era adatto per dormirci su. Così Jared rimase lì a fissare il soffitto, i suoi pensieri vagarono verso quei luoghi dove era stato durante…durante quella che chiamava ancora la sua vita. Tutto sommato era soltanto uno spazio buio intorno a lui, senza un posto per nascondersi da quella cosa che lo stava seguendo. A volte pensava di essere finalmente libero dagli incubi del suo passato ma non lo avrebbero mai lasciato. Promesse che si trasformavano in bugie, le parole diventavano urla, le carezze finivano per esser pugni, la fiducia si rompeva, con tutto quello che aveva costruito nella sua vita. Lui non era un combattente quando si trovava in situazioni difficili, poteva difendersi ma era molto più facile fottersene di tutto e fuggire ancora, e ancora. Sapendo chi era veramente dentro non aveva smesso di vedere qualcun altro ogni notte per strada e di vendere il suo culo, a chiunque l’avesse voluto. Quando si stendeva nei loro letti, sentiva le loro mani sudate su tutto il suo corpo, le loro lingue che arrivavano in posti dove soltanto la lingua di un amante doveva arrivare, i loro cazzi seppelliti profondamente dentro di lui che spingevano così violentemente che in effetti poteva realmente sentirsi come se il suo corpo fosse stato strappato in due. Poi i loro corpi pesanti si sbattevano il suo corpo debole e lui pensava a quanto erano freddi… sabbia bagnata che spalavano sulla sua bara.
Queste scopate insensate non gli avevano mai dato passione, lui era sdraiato sul suo stomaco e quando chiudeva gli occhi poteva vedere l’intero spettacolo come se fosse stato in piedi accanto al letto. ; allo stesso tempo poteva dare un’occhiata in disparte e vedeva se stesso che si guardava e quest’uomo fare sesso. Non, non era lui che li guardava, era quella cosa onnipresente che gli diceva, che tutto quello che stava facendo andava bene. Lo rassicurava appena lo faceva, perché aveva bisogno di farlo per guadagnare soldi e non vi era nulla di cui vergognarsi. Lui non si era mai vergognato di essere una puttana, non c’era niente di sbagliato nel suo lavoro, ma si sentiva piangere dentro quando il cliente lo lasciava mentre dormiva, nel cuore della notte, ed era di nuovo solo. Non era come se ci fosse stato qualcuno da cui poter andare dopo il lavoro, lui era un estraneo, anche per se stesso. Nessuno lo avrebbe preso quando sarebbe caduto di nuovo, nessuno gli avrebbe accarezzato i capelli e li avrebbe mantenuti dietro quando avrebbe vomitato di nuovo. Nessuno si sarebbe preso cura di lui…ma ora qualcuno lo faceva, cosa avrebbe dovuto pensare a quel punto? Nemmeno sapeva perché Colin lo stava facendo, si disse di non fare troppo affidamento su quella cura, altrimenti sarebbe uscito fuori da quella porta con il cuore spezzato di nuovo. Cuore? No, il suo cuore non poteva essere rotto, regola successiva, le puttane non avevano mai amato, loro facevano un buon lavoro nel far finta di amare, ma in realtà non erano mai state innamorate. Lui non sapeva nemmeno come si pronunciavano quelle parole, che non aveva mai provato, e per che cosa dovevano essere usate?
Le parole erano solo parole, nulla in cui credere.
Quando ci pensava un po’ di più, lui in realtà non era sicuro di essere in grado di far nascere un sentimento nel suo cuore che poteva chiamare ’amore’ e se era importante per lui. E se lo fosse stato?
Si morse le labbra quando la vide ancora, era seduta di fronte a lui sul bracciolo del divano, mentre protendeva le mani verso di lui. Sorrise leggermente con i suoi tratti distorti, e quegli occhi scuri e spaventosi.
Era avvolta dalle sue lunghe dita e si graffiava le mani con le sue lunghe unghie nere.
“Vieni, crolla” essa sussurrò “non provare a combattere questa volta”. Afferrò Jared con una presa ben stretta e lui si lasciò trascinare nell’oscurità della sua mente con quella cosa vicino, che lo difendeva da tutto ciò che poteva arrivare.
Con un caldo, caffè nero tra le mani per scaldarsi, Colin era seduto ad uno dei tavoli della caffetteria e scuoteva la testa. Jared l’aveva condotto fuori dal suo appartamento! Dopo tutto quello che lui gli aveva semplicemente raccontato, aveva avuto bisogno d’aria fresca e di pensarci su. Lo stupro, il manager sadomasochista, gli occhi di Jared…gli occhi di Jared? Perché diavolo gli importava dei suoi occhi in quel momento? Cristo, aveva bisogno di concentrarsi su altre cose e di farlo velocemente. Che cosa avrebbe detto il signor Hoffmann se avesse saputo che tipo di clienti aveva? Un leggero sorriso attraversò la faccia di Colin, questo era troppo divertente e lui amava l’idea di prendere in giro quel bastardo arrogante dopo le nuove conoscenze che aveva ottenuto.
Secondo Colin, Jared in realtà non sapeva come gestire la cosa. Se tutti loro si comportavano come lui, aggrappandosi al pensiero che succedeva a tutti in quel business, o se Jared semplicemente stava cercando di renderlo più sopportabile per se stesso che era stato violentato . Colin lo sapeva. Ma Jared non appariva distrutto o sotto shock e sembrava come se fosse stato investito, nessun dettaglio suggeriva che lui non avrebbe potuto sopportare lo stupro, e che non sarebbe stato più lo stesso.
Bene, Colin non sapeva come interpretarlo, ma avvertiva una lieve urgenza di fare esattamente questo, voleva capire come la mente di Jared funzionava. Che ciò era quasi impossibile lui lo sapeva bene, ma non significava che non poteva tentare, a meno che Jared non gli avesse impedito di entrare nel suo cervello o nella sua anima.
Accendendosi una sigaretta, improvvisamente si sentì solo. Dove si trovava in quel momento? Più di un anno era passato e lui era rimasto ancora lì, lì dove tutto non aveva intenzione di cambiare e non sarebbe mai cambiato. Chiuse gli occhi e pensò a quel volto meraviglioso che attraversava i suoi pensieri, e che gli provocava calde lacrime, come faceva sempre e sempre avrebbe fatto. Lo sapeva fin troppo bene che non l’avrebbe dimenticato. Non avrebbe dimenticato il suo nasino, non avrebbe dimenticato le sue guance arrossate, non avrebbe dimenticato le sue labbra socchiuse, non avrebbe dimenticato i suoi occhi profondi e non avrebbe dimenticato le sue piccole orecchie. Stropicciandosi gli occhi, gettò un po’ di soldi sul tavolo e lasciò il caffè, quasi cieco dalle lacrime. Respirando l’aria fredda a pieni polmoni, si sentì come se stesse per scoppiare e corse per le strade per cercare di fermare la sua mente per un po’.

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Jared
 
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ireneri
view post Posted on 8/4/2013, 00:08




ciao! finalmente un po' di vita in questo sito! Ti sono grata davvero che tu ti sia presa l'impegno di tradurre questa ff che avevo iniziato a leggere in inglese, demordendo poi per pigrizia...non è facile tra l'altro anche perchè l'inglese spesso utilizza vocaboli e costruzioni che alle nostre orecchie nn suonano molro poetiche o romantiche...quanti capitoli saranno in tutto? Ti prego aggiorna come fai ora, sei bravissima ed estremamente veloce considerando che ci sono ff che nn sono mia state finite, la mia paura è che tu possa stancarti...non lo fare, hai pubblico e lettori! :)
 
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walkonthemoon
view post Posted on 8/4/2013, 09:22




Ciao!
Sì, effettivamente è da un po' di tempo che in questo forum non gira materiale nuovo, ed è un peccato! Perciò questo motivo è stato uno stimolo in più per pubblicare CITY LIGHTS. Sono molto affezionata a questa storia che ho letto davvero parecchio tempo fa, così alla fine mi sono decisa ed ho iniziato a tradurla. Perciò ora è un vero work in progress...
L'autrice usa costruzioni e forme che spesso tradotte in italiano non rendono bene l'idea di ciò che si racconta, perciò sto cercando, a volte confesso con fatica ;), di dare alla traduzione una forma un po' più gradevole per le nostre orecchie, tuttavia restando anche il più fedele possibile alla versione originale.
I capitoli della storia sono comunque 21, ed in realtà ci sarebbe anche un sequel...
Per ora posso assicurare che continuerò a pubblicare, e che non ci sono rischi di un blocco, forse in futuro meno regolarità negli aggiornamenti, ma nulla di più!
Ciaooo, a presto!E un grazie a chiunque la stia leggendo :)
 
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ralertine
view post Posted on 8/4/2013, 13:13




Quoto tutto ciò che ha detto ireneri, inoltre la storia è talmente bella che è un peccato che chi ha difficoltà con l'inglese non la possa leggere. Ti prego fatti forza e continua ad aggiornare anche perchè ( scusa se sono un pò sfacciata) dopo questa io aspetto anche Diistant Lights!
Grazie mille di nuovo e grazie per le bellissime foto. Sono la ciliegina sulla torta di questo bellissimo capitolo! :)
 
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walkonthemoon
view post Posted on 9/4/2013, 15:17




Ciaoo e grazie ancora per il supporto :)
Ho appena postato il settimo capitolo, ci inoltriamo sempre più nel cuore della storia...
Per Distant Lights non faccio promesse, ma un pensiero sì ;). Comunque la fine di City Lights non è vicina, ho ancora molti capitoli da riscoprire!
Buona lettura, a presto!
 
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4 replies since 7/4/2013, 15:11   259 views
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