CITY LIGHTS - Capitolo 7

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walkonthemoon
view post Posted on 9/4/2013, 15:08




CITY LIGHTS


Capitolo 7




Quando aprì la porta del suo appartamento, era tutto buio e si girò intorno per cercare di accendere qualche luce, ma allora vide la sagoma di una figura sdraiata sul divano e si fermò. La luce che proveniva da fuori era sufficiente per permettergli di vedere dove doveva andare e chiuse la porta senza fare quasi rumore.
Sulla strada per casa, Colin era passato dal ristorante cinese ed aveva comprato qualcosa da mangiare, sperando che fosse piaciuto a Jared. Posò il cibo ed andò verso il ragazzo per svegliarlo. Jared si era veramente addormentato lì, e questo era quasi impossibile, fatta eccezione per chi non aveva dormito per giorni e se era l’unico mobile nella stanza. Colin così si strinse nelle spalle, s’inginocchiò di fronte al divano, e vicino alla testa di Jared sussurrò il suo nome.
Nessuna reazione.
Tentò di nuovo.
Nessuna reazione.
Quando provò per la terza volta, lo scosse dolcemente, con le mani sulle spalle. Jared balzò in piedi urlando, spinse via Colin con forza , e fissò il buio con occhi spalancati. Gemendo Colin si massaggiò la schiena e lo vide già in piedi.
Gli faceva male il culo quando si sedeva, così evitava di farlo. Rimase a bocca aperta quando vide Colin sdraiato sul pavimento e si chinò per aiutarlo a mettersi su.
“Mi dispiace” sospirò, senza guardarlo. Proprio nessuno doveva toccarlo mentre dormiva, quando la sua mente non era sveglia, e non sapeva cosa gli avrebbero fatto. Aveva bisogno di vedere e sapere tutto quello che era successo la notte, quando si svegliava la mattina dopo in un letto diverso. Non accadeva spesso e mai con i clienti, soltanto con gli spacciatori che avevano la roba che voleva. Perciò lui non si drogava mai quando era con uno spacciatore, ‘loro potevano fare troppe cose con te quando eri sotto l’effetto’ – e avrebbero fatto di tutto! Per tale ragione Jared non sapeva bene quante volte era stato violentato quando era fatto, fino a quando non se ne accorse la prima volta che era quasi stato ucciso per difendersi.
Se Ryan non avesse aspettato fuori per lui, chiedendosi dove fosse stato, lui sarebbe già morto. Bene, così spesso pensava che quella sarebbe stata la giusta morte per una puttana : uccisa dopo uno stupro quando era ancora drogata. Non sarebbe stato così diverso dal fottere. Almeno lui non aveva mai notato la differenza.
Si sentiva una nullità sia quando era fatto e fottuto, che quando era fottuto in ogni modo, e non si era sentito così tanto una nullità dopo che un uomo aveva cercato di tagliarli la gola.
“Volevo dirti soltanto che ho portato del cibo cinese, se non ti piace, basta dirlo” Colin ridacchiò e poi andò ad accendere la luce.
Da quel momento imparò a non toccare Jared mentre dormiva. Doveva essere accaduto qualcosa nel suo passato, per cui non permetteva di farsi toccare, ma Colin avrebbe preferito strapparsi la lingua, piuttosto che chiederglielo, o giudicarlo con ironia o ancora provocare brutti ricordi.
Dopo aver ascoltato, Jared lo seguì. Colin liberò il cibo dalla stagnola e lo mise in un piatto di fronte a lui. Mentre prendeva le forchette gli chiese cosa avrebbe preferito bere.
“Hai del tè?”
“Non è caldo.”
“Non importa.” Sorridendo si girò, afferrò il bollitore e ne prese una tazza.
Quella situazione somigliava a una scena di un film in cui Brad Pitt amava il burro di arachidi. Jared poteva essere carino nel suo comportamento e scopriva nuove cose con l’aria di un ragazzo innocente. Colin aveva avuto modo di notarlo sin dall’inizio della loro conoscenza.
Quando conosceva il contesto che lo circondava, Jared poteva essere una persona molto sicura di sé, ma quando non lo conosceva aveva bisogno di essere protetto. Forse tutte le puttane volevano essere protette e rassicurate sul fatto di essere attraenti e …oh dio, a che cosa stava pensando?! Le puttane non avevano bisogno di niente, loro erano un buon investimento per gli uomini che non potevano controllare i loro istinti sessuali. Bene…allora perché lui non la pensava allo stesso modo quando si trattava di Jared?
Perché Colin sapeva già, che Jared era un essere umano come qualunque altro, e che aveva bisogno di prendersi cura di lui. Cosa non sapeva era, se Jared era un’eccezione o se tutti loro non erano in realtà quello che lui pensava che fossero.
E se quello che era successo era stata soltanto sfortuna, e quella puttana di nome Jared non era un’eccezione? Potevi farti un’idea su qualcosa quanto sentivi delle voci, ma tuttavia non era il modo giusto per avere informazioni. Jared era proprio lì di fronte a lui, e Colin poteva constatare che tutto quello che lui considerava giusto su una puttana in realtà non era vero.
Mentre mangiucchiava osservò Colin attentamente; si era seduto di fronte e mangiava la sua anatra come se nulla potesse disturbarlo, come una grande roccia che non si preoccupava del frantumarsi delle onde contro di essa. Jared si sentiva come se potesse stare in piedi su quella roccia ed essere al sicuro da qualsiasi pericolo,fu una strana sensazione. Soprattutto quando si ricordò che non sapeva molto di Colin, ma solo che sembrava avesse cambiato opinione sulle cose più velocemente di altri.
Bene, forse Colin pensava che lui fosse speciale.
Certamente lui non lo era, non era niente di più di una fantasia da fottere, di tutti quegli uomini che andavano da lui ogni sera. Che poi era quasi l’unica cosa in cui era davvero bravo: fingere. Poteva essere il seduttore ammaliante, il ragazzo innocente, la vittima indifesa ed anche l’ex compagno di scuola. Tutti loro vivevano di illusioni e le creavano non solo per i clienti, ma anche per loro stessi.
“Cosa c’è?” chiese Colin improvvisamente, mentre Jared lo stava fissando di nuovo.
Colin si asciugò le labbra e le guance diverse volte; Jared in quel momento si rese conto che lo stava fissando ancora e Colin pensò che avesse dei resti di cibo sul volto. Ridacchiando Jared si avvicinò e prese la mano di Colin, tenendola qualche secondo in più, e poi la rimise sul bancone vicino al suo piatto di nuovo.
“Stavo solo pensando a una cosa. La tua faccia è a posto” gli assicurò e continuò a mangiare le sue verdure. Accigliato Colin diede un ultimo sguardo alla mano che Jared gli aveva toccato per poi dedicarsi al suo pasto.
Quando Jared mise da parte i funghi del cinese , Colin li indicò con la forchetta: “Posso?”
Le sue sopracciglia balzarono su e sembrò confuso ma quando Colin infilzò un po’ di verdure e le mangiò, mormorando un ‘grazie’, Jared annuì comprendendo e spinse nel piatto di Colin tutto quello che non aveva mangiato.
“Ti va di fare qualcosa?” chiese mentre lavava i piatti. Jared prese un panno e un piatto, iniziando ad asciugarlo.
“Aiutarti in questo”.
Roteando i suoi occhi Colin fece scivolare le posate nella acqua. “Volevo dire dopo.”
Beh, Jared doveva prenderla con tranquillità, ma asciugare delle stoviglie non era un lavoro troppo duro nemmeno per la sua situazione.
Colin immaginava che Jared doveva sentirsi inutile quando passava tutto il giorno a dormire senza fare niente. Lui non aveva alcun diritto di farlo ma quando Jared sarebbe stato abbastanza bene per aiutarlo un po’, Colin non avrebbe rifiutato.
“Bene, potremmo uscire a rubare una macchina e guidare fino alla spiaggia” Jared suggerì mentre cercava di aprire l’armadietto sopra la sua testa. Quando allungò il braccio per raggiungere la maniglia, emise un gemito e si fermò. Era come se qualcuno gli avesse conficcato un coltello nella vita passandolo da un lato all’altro.
Poté sentire la mano di Colin sulla schiena, impedendogli di cadere, un leggero brivido percorse la sua colonna vertebrale , dove era certo che anche Colin l’avesse sentito. Si mantenne al lavandino, e Colin disse “ Oppure ora vai a letto e io ti scaldo una tazza di tè”.
“No, nessun disturbo. Starò bene senza tè.”
Colin alzò le spalle ed andò in bagno , si chiuse la porta dietro. Un po’ confuso Jared decise che sarebbe stato meglio andare in camera da letto.
Quando cercò di liberarsi del pullover, un colpo leggero lo fece fermare nel bel mezzo dell’azione.
Colin entrò nella stanza con due cose in mano, e Jared si accigliò guardandole. Come gli era stato insegnato ripassò qualche passo della sua ‘abitudine’. Regola importante, assicurarsi di conoscere bene quello che lo circondava, assicurarsi di sapere ciò che il cliente aveva pianificato di fare. Si ricordò che Colin non era uno di loro, così si tirò giù il maglione di nuovo.
“Due opzioni, quale per prima?” spiegò Colin facendo finta di non aver notato il comportamento di Jared.
In quel momento Jared riuscì a capire che aveva l’unguento in una mano e una tazza di tè nell’altra.
Lui era molto insicuro su come comportarsi, era ovvio che il tè servisse allo scopo di fargli mettere di nuovo l’unguento , ma perché? Dare una cosa in cambio di un’altra non era nulla di nuovo per lui ma Colin non voleva niente, lui voleva soltanto dargli qualcosa. Tutto ciò lo mandava in confusione, perciò Jared reagì nel migliore dei modo che conosceva, con ironia.
“Potrei prendere il tè stasera e l’unguento domani.”
Fingendo di pensarci su, Colin scosse la testa.
“Non è una buona offerta.”
Jared fece qualche passo avanti e si fermò proprio davanti a lui.
“Potrei tenere la tazza mentre lo fai.”
Mentre rideva a gran voce, Colin gli diede la tazza come per calmare un bambino e ricoprì le sue dita con l’unguento. Jared schiuse le labbra in attesa, e Colin iniziò a spalmare la pomata. A nessuno dei due sfiorò l’idea che Jared fosse abbastanza grande per farlo da solo.
Colin spalmò poi altra pomata sui suoi polsi e anche sulla gola prima di posarla sul comodino nel caso in cui Jared ne avesse avuto ulteriore bisogno. Grattandosi la nuca, si morse le labbra.
“Devo andare a lavorare domani. Non farai niente di stupido, vero?” Ok, suonava male, anche in quella situazione. Così Jared fece una faccia come per dire ‘Lo sapevo’, e rispose allo stesso modo.
“ Come vendere tutti i tuoi mobili e fuggire in Spagna?”
“Qualcos’altro. Io in realtà intendevo dire che non dovresti cercare di fare il bucato o cose del genere, semplicemente rilassati. Non mi aspetto niente, va bene?”
“Ok” Jared rispose soltanto.
“Bene, ti lascio da solo con il tuo tè, ora” disse Colin, che sorrise ed andò verso la porta.
“Grazie, io…”
“Non c’è problema. Fai una bella dormita, baby.”
Quando sentì il suono della porta chiusa, Jared si diede una spinta sul mento per chiudersi la bocca spalancata. Scuotendo la testa, afferrò la sua tazza di tè e bevve lentamente.
Colin non aveva proprio detto ’baby’, cioè , lui lo aveva detto, ma…aveva solo voluto dire a Jared, che lui si comportava come un bambino, niente di più.
Annuendo con la testa per rassicurare se stesso, Jared si liberò solo dei jeans e si distese sulla schiena. Non importava quanto gli facesse male, era sceso a patti con il dolore, e avrebbe sofferto in qualsiasi posizione avesse scelto di dormire.
Colin dicendo ‘baby’ non lo aveva detto come se si stesse rivolgendo al suo ragazzo, no, non era così, non poteva essere.
Colin giaceva a pancia in giù con il braccio e la gamba sinistra quasi a terra.
La sua testa era sepolta sotto i cuscini; non stava dormendo, si era appena buttato sul divano, maledicendo la sua stupida lingua.’ Perché diavolo aveva chiamato Jared così?’
Era soltanto stata una fottuta reazione ad una situazione familiare. ‘Ah…fanculo, la situazione!’ Si era sentito felice ed aveva pensato che era il momento giusto per liberare le parole nella stanza. Un colpo alla porta lo fermò dal rimanere soffocato dai cuscini ed andò ad aprire.
“Cleo!” sibilò, abbassando la voce.
‘E se non avesse tenuto un cavo delle vecchie tubature dal soffitto al pavimento?’
Lei aggrottò la fronte quando Colin si rifiutò di aprire la porta, lasciandola lì.
“Come posso aiutarti?”
“Beh, potresti offrirmi un caffè.” Sospirando si accarezzò la fronte.
“Ascolta, qui sembra l’inferno…dichiarazione dei redditi.”
Avrebbe potuto dire anche che si stava lavorando una tipa in quel momento.
“Ovunque fatture e altri documenti, lo sai.”
Colin annuì con la testa.
Cleo gli sorrise per sapere, ed iniziò a batter le mani.
“Hai un ragazzo in casa!” disse con eccitazione.
Colin saltò dopo quell’affermazione e le si avvicinò così tanto da poterla strangolare.
“ Terresti la tua boccaccia chiusa, per favore! Non ho nessuno qui dentro. Ed ora dimmi cosa vuoi.”
Roteando gli occhi in maniera molto teatrale, Cleo lo baciò sulla guancia.
“Volevo solo darti la chiave di riserva. Andrò a Providence domani, alla ricerca di nuove collezioni. Fino a sabato.”
“Una settimana intera?”
“Bene” lei disse, mentre giocava con le sue unghie, “ti ricordi quell’argentino?”
“Dio!” Colin scosse la testa. Cleo era proprio così, durante il lavoro univa le cose meno buone con i giochetti amorosi, insomma l’utile al dilettevole. Ma ciò per Colin significava niente ‘hai un ragazzo lì dentro’ per sei giorni. Bene, allora al destino doveva piacergli almeno un po’!
“Ok, volevo solo informarti e ora ti lascio solo, alla tua dichiarazione dei redditi, per fare qualche taglio fiscale.”
Così eliminando la parte del destino favorevole, Colin rispose:
“Ti amo tanto Cleo. Ora ti auguro una buona notte e divertiti a Providence.”
Colin la abbracciò e la baciò, e la spinse delicatamente in direzione del suo appartamento.
Dopo si trascinò verso il divano, sistemò le scomode doghe che erano sotto la sua testa, e pensò a ‘dove diavolo potevano essere i sonniferi’.
 
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ralertine
view post Posted on 9/4/2013, 18:29




Altro bellissimo capitolo. Complimenti, stai aggiornando alla velocità della luce ! Bravissima, continua così. Ci sentiamo presto :)
 
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1 replies since 9/4/2013, 15:08   167 views
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