CITY LIGHTS - Capitolo 15

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walkonthemoon
view post Posted on 14/2/2014, 18:41




CITY LIGHTS


Capitolo 15



Entrambi non riuscivano a dormire; erano distesi l’uno accanto all’altro. Colin cercò la mano di Jared sotto le coperte, ma una volta trovata, non la toccò. In qualche modo sentiva che Jared l’avrebbe rimossa, non avrebbe ricambiato. Lui non stava dormendo, eppure era silenzioso e perso nei suoi pensieri, e nel frattempo le dita di Colin scorrevano senza sosta sopra la coperta, desiderose di sfiorare la sua pelle calda.
Jared si accorse dei movimenti del compagno, e divenne nervoso. Appena aveva iniziato a riprendere il controllo del suo corpo, erano ritornati quei brividi fastidiosi. Così si girò dall’altro lato, di fronte al muro, e sperò che Colin si fosse addormentato presto. Ma ad un certo punto, sentì le mani calde del bel falegname che gli accarezzarono la schiena. Colin, infatti si avvicinò sempre di più.
Jared chiuse gli occhi, e sospirò piano, poi cominciò a grattarsi il braccio sotto la coperta. Quando Colin arrivò a toccare una delle sue cicatrici, cercò di allontanarsi. ‘Non ora’ pensò tristemente, ‘per favore non ora’.

“Me ne sono accorto prima…da dove provengono?” chiese Colin, ormai troppo curioso per trattenersi. Voleva sapere di più del passato di Jared, voleva capirlo, anche se sapeva che forse era troppo presto…o forse no.

“Come sei arrivato qui?” disse, non volendo chiedergli come avesse ottenuto quel lavoro.
Jared, ansioso, si distese sulla schiena di nuovo, stringendo le mani, così tanto da scavare con le unghie nei suoi palmi.

“Cosa vuoi che ti dica?” la sua voce sembrò come era stata la prima notte quando aveva lasciato Colin, un tono freddo e calcolatore.

“Mia madre era costantemente ubriaca, tanto da non rendersi conto che mio padre amava fare giochetti sessuali con il sottoscritto? Ed è per questo motivo, che ho sviluppato un atteggiamento malato, perverso, nei confronti degli uomini? Da non dimenticare poi, il mio caro fratello che mi picchiava ogni settimana per avere la mia paghetta? Era questo che desideravi sentire?”

Colin si strofinò il viso, e lo guardò con aria molto seria.

“Voglio la vera storia” rispose concisamente.
Liberandosi dalle coperte, Jared si mise a sedere.

“Andrò a dormire di nuovo sul divano” disse.

Ma quando cercò di scendere dal letto, Colin lo bloccò con un braccio intorno alla vita, riportandolo sotto le coperte, sorprendendolo.
Così di nuovo sdraiato, come se fosse pietrificato, vide Colin che lo stava fissando con un dolce sorriso.

“Ok. Non dirmelo se non vuoi, ma resta con me stanotte.”

Jared annuì, mordendosi il labbro inferiore, e sorrise quando Colin lo baciò sulla fronte prima di stendersi accanto a lui nuovamente. Rimase lì, immobile, ascoltando il respiro di Colin, e inebriandosi del suo profumo.
‘Quei cazzo di brividi’ stavano peggiorando ed aveva perciò bisogno di pensare a qualcos’altro. Era completamente sudato, quindi non poteva alzarsi. Non finché Colin sarebbe stato ancora sveglio, e dopo quello che era successo tra loro, non voleva rovinare il momento, solo per metter fine a quei brividi.

‘Quanto poteva essere difficile trovare qualcosa per cui distrarsi?Forse non era poi un cattiva idea parlare; almeno Colin gli aveva raccontato qualcosa del suo passato. Ma c’era stato un motivo per Colin.
‘Qual era invece la tua fottuta ragione per raccontargli quella merda che ti ostini a chiamare vita, Leto?’ ripeteva la voce nella sua mente, facendolo imprecare.
Così si voltò, dando le spalle a Colin, rannicchiandosi come una palla, contro il petto dell’amante, e circondandosi con una sua gamba. Sentì subito una risatina compiaciuta, mentre Colin iniziò a fargli carezze sul braccio esposto.

“Ho vissuto per circa quattro anni, con mia madre e mio fratello, in Lousiana” iniziò, sapendo che non avrebbe smesso di parlare per un bel po’ di tempo.
“Lui ha un paio d’anni in più di me. Si occupava lui di me, quando mia madre era a lavoro. Nostro padre era un camionista, tornava a casa solo per pochi giorni al mese…davvero forte, finché mamma glielo permetteva. Credo che siamo stati una famiglia abbastanza normale fino al mio sesto compleanno, quando mio padre non ritornò a casa per il weekend. Mia madre non ne parlava nemmeno con noi, fingeva che andasse tutto bene. Una o due notti successive lo sentimmo tornare a casa tardi. Era ubriaco. Shannon, mio fratello, mi disse di aspettare al piano di sopra, mentre lui cercava di scoprire cosa stesse succedendo. Ma avevo sei anni, quindi non lo ascoltai. I nostri genitori stavano discutendo nel soggiorno, mio padre aveva due borse tra le mani, e stava cercando di uscire, ma mia madre glielo impedì. Fin quando lui, posate le borse per terra, afferrò mia madre per le spalle, spingendola via. Mia madre cercò di colpirlo, ma lui era più veloce e così le diede una schiaffo sul volto. Lei urlò che non l’avrebbe mai più toccata. Shannon, che si era accorto che ero dietro di lui, mi tenne fermo, quindi non potei correre giù verso di loro.
Passarono due mesi, ma mia madre non ci aveva detto molto. Papà se ne era andato, e non sarebbe più ritornato. Io e Shannon l’avevamo capito ormai. Nel frattempo, lui doveva iniziare la scuola, io sarei stato a casa con la mamma. Un giorno, mi presentai in cucina con un disegno che avevo fatto per lei per mostrarglielo. Le tirai un po’ la gonna per attirare la sua attenzione, mentre stava preparando la cena. Dopo averla cercata per la terza volta, mi guardò arrabbiata e con aria stravolta.
“E’ tutta colpa tua!” urlò piangendo e strappando il mio disegno in due pezzi.
“Mi hai sentito, piccolo bastardo?” il suo sguardo si oscurò, mi fissò; la sua voce vibrava di rabbia.
Così tolse la padella dal fuoco, si girò verso di me e con quella volle colpirmi. Sentii poi un urlo, aveva mancato il suo obiettivo, così mi colpì alla schiena due volte, facendomi cadere sul pavimento. Shannon tornò a casa proprio allora, giusto in tempo per fermarla. La rimproverò, gridandole contro, chiedendole il perché dell’accaduto. Lei sembrava confusa e disorientata, non parlava e continuava a piangere.
Shannon poi mi portò in ospedale, lasciando mia madre a casa. Io non volevo lasciarlo andare, mi tenevo stretto a lui, tanto che il medico non ebbe altra scelta che medicarmi tra le sue braccia. La pelle si bruciò così profondamente in alcune parti, che le cicatrici saranno visibili per sempre. Dopo l’ospedale, nel tornare a casa, Shannon mi disse che nostro padre ci avrebbe permesso di trasferirci nella sua nuova casa, con la sua nuova famiglia. La sua nuova moglie, Susan, aveva un figlio, di tredici anni, un anno più grande di Shannon. Si chiamava Mitch. Ed avevano una figlia più piccola, Linda.
Comunque, il primo anno, passò più o meno bene. Certo, meglio di essere con nostra madre – lei era in terapia, da quello che nostro padre ci aveva detto. Shannon e Mitch avevano le loro piccole liti e discussioni, ma tutto sommato tiravamo avanti. Ma una volta, quando mio padre era fuori per lavoro, Mitch tornò una sera a casa più tardi, comportandosi come se fosse ubriaco, anche se non lo era. Shannon uscì dalla cucina, trovandolo sulle scale. Quando cercò di aiutarlo, Mitch gli urlò di tenere le mani lontano da lui, e lo spinse indietro con talmente tanta forza, che Shannon cadde ed urtò la testa contro il tavolo. Susan venne giù, poco dopo, con la piccola tra le braccia, ed io la seguii. Mitch era corso nella sua stanza, non visto da sua madre, e Shannon ci disse che era semplicemente inciampato nel buio. Noi pensammo che Mitch l’aavrebbe poi ringraziato, ma non lo fece. Dopo un po’ di tempo, quando io avevo compiuto già otto anni, io e Shannon venimmo a sapere che Mitch faceva uso di droghe; lui ci ignorava completamente, e noi non dicemmo nulla né alla madre né a mio padre. Ciò che non sapevamo, era che un po’ di droghe erano nascoste in camera nostra, precisamente sotto il letto di Shannon. Ma un giorno Mitch mi aspettò dopo la scuola, e mi disse poi di seguirlo. Mi portò in un vicolo, non tanto lontano da casa nostra, e mi disse ridendo:

‘Bene piccolo, ora faremo un bel gioco. Ho nascosto qualcosina da qualche parte, e dirò a tuo padre che appartiene a Shannon, se deciderai di non giocare con me. Hai capito?’
Io scossi la testa , allora il suo sorriso svanì, e mi spinse violentemente contro il muro freddo.

‘Quando quella canaglia di tuo padre scoprirà che il suo adorato figlio è un drogato, lo picchierà talmente forte, che il giorno dopo dovrà rinsegnargli a camminare. Ed io glielo dirò, perciò se non vuoi far soffrire tuo fratello, farai meglio a fare ciò che ti dico.’
Questa volta capii, e compresi ancora meglio in seguito. Mitch aveva bisogno di me per pagarsi la droga. Un business redditizio, da quello che so ora. Un giovane uomo, il suo spacciatore, arrivò dall’altra parte della stradina e mi guardò squadrandomi dalla testa ai piedi.

‘Un po’ troppo giovane, non pensi?’

‘Nah, è proprio quello che ci serve. Mai usato prima’ disse Mitch, voltandosi per poi lasciarci soli. Prima di allontanarsi mi disse che mi avrebbe aspettato e di non urlare.
Quell’uomo non aveva intenzione di violentarmi, lui voleva solo farmi saltare in aria. Quello che feci dopo un po’ di pugni nello stomaco. Io cercai di morderlo, ma mi riempi così tanto di calci da farmi saltare un dente. Dicendomi che mi avrebbe ammazzato se ci avessi riprovato. Non lo feci.
Quella sera mi rifiutai di mangiare e bere, andai solo a letto, sperando di non sognare quello che mi era successo. Shannon mi chiese cosa non andava, ed io gli risposi che ero stato coinvolto in una rissa a scuola, niente di cui preoccuparsi comunque. Non potevo raccontargli di Mitch, temevo davvero che mio padre avrebbe picchiato mio fratello così tanto da rompergli le gambe. La cosa andò avanti fino a quando non compii tredici anni. Nel frattempo avevo incontrato altri spacciatori, e uomini che Mitch doveva pagare, ed io gli avevo dato tutto quello che avevano voluto. In quei cinque anni feci di tutto per proteggere mio fratello da Mitch e da quello che gli avrebbe fatto mio padre. Lui mi disse che i suoi amici avrebbero potuto uccidere Shannon senza che nessuno se ne fosse accorto. Ed io gli credei, proprio perché conoscevo i suoi amici. Loro mi avevano quasi ammazzato, e lo avrebbero fatto pure con Shannon. Non ho mai capito perché ci odiasse così tanto, ma allora io volevo soltanto proteggere mio fratello, nient’altro. Qualche volta Mitch mi diceva che poteva mandare Shannon in prigione e sarebbe stato in grado di farlo…tutto per pagare la sua droga. Se ci penso…penso a me ora, sembra tutto così dannatamente ironico…
Il mio corpo era diventato una mappa di tutti gli anni che erano passati, e lo è ancora. Mi picchiavano quasi tutte le volte per delle banalità; e altre volte non si limitavano soltanto ai pugni. Ho una cicatrice sul polpaccio, dove uno di loro cercò di incidere il suo nome, nella mia carne. Iniziò a sanguinare così tanto che dovette fermarsi.
Beh, io non ho mai raccontato a Shannon tutto ciò, mai detto nulla, e loro, la mia famiglia, pensava solo che ero un adolescente come tutti gli altri, un po’ selvaggio che si faceva male di volta in volta - Mitch era attento a non farlo capitare troppo spesso.
Qualche mese dopo che ebbi compiuto quattordici anni,un sabato sera tornai a casa tardi, dopo aver incontrato uno di loro. Mitch e Shannon avevano finito la scuola ma vivevano ancora con noi- Shannon non voleva lasciarmi solo, almeno così credevo. Bene, cercai di non fare rumore, di stare tranquillo, ma fu tutto inutile, mio padre era sveglio, seduto sulla sedia vicino la finestra.

‘Ti ho visto’ mi disse alzandosi e avvicinandosi. Io non mi mossi, anche se sapevo quello che aveva voluto dire, ed immaginavo quello che probabilmente aveva intenzione di fare.

‘Sei un succhia cazzi, uno sporco frocio!’ buttò fuori. Mi attaccò e mi fece cadere a terra. Iniziò a picchiarmi in viso, mi maledisse e mi sputò addosso.

‘Cosa credi di essere, rognoso stronzetto! Sei una puttana, una merda di uomo!’

Non so bene cosa successe dopo, dato che la stanza iniziò a girare, e vidi solo luci colorate. Ma c’era qualcos’altro…un’ombra, pensai.
Quando finalmente riuscii a liberare la testa dal supplizio dei colpi di mio padre, potei identificarla…era l’ombra di Shannon, che stava lì in piedi e ci guardava, senza muoversi per aiutarmi. Quello che vidi fece molto più male dei pugni. In tutti quegli anni avevo fatto di tutto per proteggerlo da Mitch, ed anche in quel momento continuavo a farlo, mentendo. Ma lui era lì, impassibile, mi guardava disgustato. Stava pensando davvero che mi fosse piaciuto succhiare tutti quei cazzi, che l’avessi fatto volentieri. Destino beffardo, non credi?
Fu l’ultima volta che lo vidi, e quell’immagine è ancora impressa nella mia mente. Come se ne stava lì in piedi, senza batter ciglio, privo di ogni emozione, e mi guardava piangere lacrime e sangue per lui. Infine quando mio padre esaurì le forze, e credette di aver strappato tutta l’omosessualità fuori dal mio corpo, cercai di salire al piano di sopra, strisciando. Rimasi lì per qualche ora, finché non vidi sorgere il sole.
Preparai una borsa con dei vestiti e corsi alla stazione più vicina, senza preoccuparmi di avvisare nessuno di loro. Oggi, non me ne frega niente se Mitch alla fine ha fatto qualcosa a Shannon o no. Chissà, forse vivono tutti insieme felicemente sotto lo steso tetto ”.
Dopo il racconto, Jared stette in silenzio per un po’, riprendendo fiato, accoccolandosi ancora di più vicino Colin. L’abbraccio del compagno era diventato sempre più stretto man mano che Jared parlava. Colin, dopo quelle parole, si pentì quasi di avergli chiesto qualcosa di più sulla suo passato, ma dall’altro lato si era sentito sempre più rilassato mentre Jared si confidava.
I brividi nel frattempo si erano quasi fermati, ma non aveva smesso di sudare. Colin così gli accarezzò i capelli, rassicurandolo, chiuse poi gli occhi quando Jared riprese la storia.
“Presi il primo treno che mi avrebbe portato fuori da quel posto. Arrivai a New York. Bene, ero qui, e non conoscevo niente e nessuno. Provai a cercare un lavoro, ma chi avrebbe offerto un lavoro ad un quattordicenne senzatetto?Così ho vissuto per le strade per un paio di mesi, congelando e morendo di fame per la maggior parte del tempo. Fino a quando, un giorno, un uomo venne da me, e mi guardò dalla testa ai piedi, sorridendo.

‘Sembra proprio che hai bisogno di un po’ di cibo, ragazzino’ mi disse.

Inizialmente non reagii, pensando che si stesse solo divertendo a prendermi in giro o qualcosa del genere. Ma in realtà, mi chiese subito se ero interessato a guadagnarmi una cena. Dopo averlo ascoltato, valutai la proposta seriamente. Mi disse quello che voleva, ed io ho obbedii dopo averci pensato solo per un secondo. Anche lui voleva quello che tutti gli altri avevano sempre voluto, perciò non ci vedevo nulla di male nel continuare ad un usare il mio unico ‘talento’. Così andammo a cena, mi portò del cibo davvero buono- tutto era buono dopo una settimana di quasi totale digiuno- e mangiammo nella sua auto. Dopo la cena, dovetti pagare il mio debito. Aprii i suoi jeans, e gli feci un pompino. Finito il lavoro, quell’uomo mi disse che avevo una bocca favolosa, e che non dovevo sprecare la mia dote stando in strada seduto a non far nulla, quando avrei potuto vivere senza preoccupazioni. Offrendomi un posto dove dormire, mi disse quello che potevo fare e guadagnare con il mio talento, e quanto sarebbe stato bello. Avevo quattordici anni, ero affamato, e decisi di credergli, non c’era una scelta migliore disponibile. Così colsi l’occasione. Mi mostrò tutto quello di cui avevo bisogno per soddisfare i miei clienti. Tutte le sue promesse si rivelarono poi delle bugie, quando incontrai i primi uomini. Mi chiusi in bagno dopo aver finito, cercando di lavare via ogni minima traccia di sangue tra le mie cosce. Uscito dal bagno, l’uomo se ne era andato, ma mi aveva lasciato qualcosa. Così diedi a Wolf la parte che pretendeva, essendo diventato il mio protettore, ormai pronto ad andar via. Ma lui si accorse che era stata un’esperienza orribile per me, era la prima volta, così mi tenne nel suo loft per quella notte.
‘ Ora ti mostrerò qualcosa che ti renderà di nuovo felice’ disse, mostrandomi una siringa.
Da quel momento sono per la strada, a fare il mio lavoro. E sono stato fortunato perché mi hanno violentato due o tre volte e non mi hanno mai ucciso. Ed ora sono qui, nel tuo letto a raccontarti questa merda che è la mia vita incasinata.”

Colin si chinò per sistemare le coperte su entrambi, continuando poi a tenere Jared stretto contro il suo petto. ‘Quattordici’, pensò, ‘aveva solo quattordici anni’. La voce di Jared alla fine era diventata flebile, solo un leggero sussurrare, come se si stesse vergognando di tutto quello che stava raccontando. Colin avrebbe voluto dirgli di non farlo, ma non ci riuscì. Così lo tenne soltanto vicino, cercando di elaborare quello che gli aveva raccontato.
Jared aveva parlato come se si fosse trattato di un’altra persona. Era come se avesse preso le distanze da quella vita, tanto da riuscire a parlarne liberamente. O probabilmente era stato l’unico modo per poterne parlare. Come aveva detto a Colin, ormai non gliene fregava più un cazzo della sua famiglia. E Colin riuscì a capirlo, certamente poteva farlo. Aver protetto il fratello per così tanto tempo, senza aver avuto nulla indietro, doveva averlo fatto soffrire maledettamente.
Ora sapeva, o per lo meno poteva immaginare perché Jared faceva quello che faceva, perché era una…puttana. E non era più una cosa così difficile da affrontare. La vita aveva gettato Jared in quel ‘business’ quando era solo un ragazzino, e se lui non conosceva nulla di meglio, non era indubbiamente colpa sua. Ma lui sarebbe stato in grado di bloccare tutto questo, sarebbe andato avanti. Doveva solo stare lì, con Colin.

“Ho sete. Hai bisogno di qualcosa?” gli chiese, allontanandosi da lui delicatamente.

Ma il ragazzo si aggrappò ancora più stretto a Colin, facendosi cullare. Poi baciò la porzione di pelle calda sotto un suo capezzolo, facendolo gemere piano.

“Se per te va bene, preferisco rimanere qui” disse a bassa voce, abbracciandolo.

“…Se mi vuoi ancora nel tuo letto, dopo aver saputo…” aggiunse poi.
Colin strizzò le palpebre e prese il mento del ragazzo, tirandolo su per farsi guardare negli occhi. Lo baciò dolcemente, e poi rispose
“ Puoi restare qui fino a quando lo desideri”.

Jared lo guardò con occhi spalancati prima di sorridergli e accoccolarsi di nuovo su di lui.
‘Colin non lo stava sbattendo fuori… di nuovo.
Quell’uomo era dannatamente meraviglioso, non lo aveva cacciato via quando si era presentato di fronte alla sua porta picchiato e stuprato, e lo stava ancora tenendo lì, tra le sue braccia, dopo che gli aveva parlato del suo passato.’

Jared stava veramente bene, si sentiva sollevato, non provava nulla per nessuno del suo passato, e non gli importava più, non voleva più farlo.
‘Loro erano il passato e Colin era…lui non lo sapeva, ma Colin era una persona speciale’ .
Chiuse gli occhi e cercò di dormire un po’, finalmente. Colin, invece, non riuscì a dormire per un bel po’ di tempo. Continuò a pensare alle parole di Jared, che si ripetevano ininterrottamente nella sua testa. E quanto più ci pensava, tanto più non riusciva a trovare nulla che gli avrebbe impedito di prendersi cura di lui.




N.d. A. Aggiornamento imprevisto! Capitolo completato al di là di ogni mia previsione.
Non fateci l’abitudine però ;-)!
Mi scuso per eventuali errori/orrori ma non ho avuto tempo di rileggerlo, altrimenti non l’avrei più postato.
Ah dimenticavo, spero abbiate gradito il capitolo a cui tengo particolarmente, forse la parte più toccante dell’intera storia, ed è per questo che probabilmente ho avuto l’urgenza di pubblicarlo quanto prima…
 
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{Vicky Rose
view post Posted on 16/2/2014, 17:35




Oddio quanta tristezza ç_____ç povero Jared e sinceramente povero shannon, quest'autrice l'ha descritto come parecchio stronzo. Vero, molto toccante e penso di amare sempre di più Colin, come al solito. Grazie per tutto quello che stai facendo, senza di te non avrei mai letto questa meraviglia! :3
 
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ralertine
view post Posted on 22/2/2014, 10:46




Questo è uno dei capitoli più toccanti di tutta la storia. grazie mille .
 
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ralertine
view post Posted on 22/2/2014, 11:04




non c'entra nulla con la storia , ma ho postato una nuova discussione. Cerchiamo di animare questo bellissimo forum. Aspetto i vostri commenti. Ciao
 
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3 replies since 14/2/2014, 18:41   212 views
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