CITY LIGHTS - Capitolo 17

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walkonthemoon
view post Posted on 11/3/2014, 23:10




CITY LIGHTS

Capitolo 17




“Diavolo... non ho la più pallida idea di cos’altro fare con te” mormorò Colin sottovoce, mentre accarezzava i capelli e il viso di Jared inumiditi dal sudore. Era la seconda sera da quando aveva scoperto la storia delle pillole, e le condizioni di Jared erano peggiorate piuttosto che migliorate. Sapeva bene che lui gli aveva detto “Nessun dottore” , ma cosa avrebbe dovuto fare affinché la febbre o qualsiasi altra cosa fosse, si placasse?! Nel frattempo Colin si era preso una settimana di malattia dal lavoro, dicendo che si era ammalato d’influenza o qualcosa del genere.

La febbre, tuttavia, non era la cosa peggiore di tutto ciò. Jared stava avendo anche delle convulsioni, tremava costantemente, e le sue mani cercavano in continuazione un appiglio a cui aggrapparsi per la disperazione. Il tremore diveniva sempre più incontrollabile, e Colin gli teneva la mano finché la crisi non gli dava tregua, seppur per poco.
L’unica cosa buona di quelli attacchi, era il fatto che, rendevano Jared davvero esausto, a tal punto che riusciva a dormire per almeno due ore di fila, senza svegliarsi.

Quando Colin aprì il frigo, imprecò, ma senza far rumore, per evitare che Jared si svegliasse. ‘Era quasi vuoto!Come avrebbe fatto a fare la spesa?’
Non poteva lasciare Jared per troppo tempo da solo. ‘Dannazione, dannazione, dannazione!’
Non che lui stesse mangiando molto, ma Jared aveva bisogno di mangiare, e non poteva ordinare a malapena una pizza; aveva bisogno di qualcosa di più sostanzioso, utile per rafforzare la sua resistenza.
Afferrò il telefono e chiamò subito Cleo. Forse lei sarebbe andata a comprare qualcosa, se le avesse detto che Jared si era ammalato.

-“Wow, non hai nemmeno lasciato il cetriolo che ti ho comprato l’ultima volta” disse Cleo, molto sorpresa, mentre chiudeva la porta del frigo.

Colin sorrise nervosamente, aspettando che se ne andasse di nuovo. Le aveva detto che Jared era affetto da gastroenterite, e che stava quindi dormendo. E lei gli aveva risposto che sarebbe andata prima a vedere di cosa avesse avuto bisogno per poi uscire a comprare il necessario.
Colin adorava la disponibilità che Cloe dimostrava quando si trattava di fare un favore agli amici.

-“Grazie tesoro, non posso lasciarlo proprio ora.”

“Prego. Ad ogni modo, volevo uscire anche io, quindi perché non comprare anche le tue cose?” rispose, alzando le spalle, e sorridendo ma senza mostrare i denti.

-“Ma prima lasciami dare un’occhiata al nostro bambino malato.”

E prima ancora che Colin potesse fermarla, s’infilò nella camera da letto.

-“Cazzo!” sbottò Colin, dopo essersi appoggiato alla parete ed aver tirato un pugno contro.

Sospirando, si preparò per ciò che sarebbe accaduto.’ Lei l’avrebbe ucciso…tutti e due. E seppellito i loro corpi da qualche parte nel giardino dei genitori.’
Cleo, si precipitò fuori dalla camera da letto, chiuse la porta accuratamente, e lo fissò per un momento.
Colin si girò verso di lei, e notò subito la vena pulsante all’altezza della gola, prima che gli iniziasse ad urlare contro.

-“La febbre? Mi hai preso per una stupida? Quel ragazzo hai i sintomi dell’astinenza. È un tossicodipendente…cazzo, Colin!”

La sua collera continuò ad aumentare, e trattenne il respiro prima di proseguire.

-“Dove l’hai conosciuto? Che cosa fa e per quale dannato motivo lo fai stare qui?”

Colin aprì la bocca per rispondere, ma lo interruppe.

-“Non ti capisco, Colin. Non hai imparato niente da tutto quello che ti è successo? Un drogato. Mio dio, avrebbe potuto derubarti, o peggio. Dimmi dove lo hai incontrato.”

Colin non mosse un muscolo. Si limitò a guardare il pavimento, sentendosi in colpa, per non averglielo detto prima. Beh, quello sicuramente non era il momento migliore per farlo, ma doveva dirle la verità. Doveva sapere. Era la sua migliore amica dopo tutto.

-“L’ho quasi investito in T-street” disse massaggiandosi il collo, allontanandosi dal muro.

-“In T-street, ma lì…” reagì Cleo. Ansimò, fissò per un attimo la porta chiusa, prima di guardarlo, incredula per quello che stava pensando in quel momento.

-“Lui è…?”

-“Sì” annuì Colin. Respirò profondamente, la guardò e si mise le mani in tasca. Poi agevolmente come un gatto, andò lentamente verso il divano, per estendere la distanza tra loro. Era come impaurito dalla sua possibile reazione, eppure avrebbe dovuto saperlo già da prima. ‘In quel momento lei vedeva solo la puttana dentro di lui?’

-“Accidenti Colin, perché?”

Cleo sembrava completamente persa, e Colin non capiva perché la sua migliore amica si stesse comportando in quel modo.
Cleo riusciva a ricordare benissimo, quanto era stata vicino a Colin, quando la sua vita stava per distruggersi, dopo che gli avevano raccontato di Danny. ‘Ed ora Colin, aveva nel letto proprio uno di loro?! Non poteva essere vero…era solo uno scherzo? Un fottuto scherzo del destino? O solo una serie di sfortunate coincidenze?’

-“Ti prego Colin”.

L’uomo si distese, poggiandosi sullo schienale del divano, e mettendosi nuovamente le mani nelle tasche. ‘Cosa avrebbe dovuto dire? Cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe capito? Lei non poteva capire, non riusciva a capirlo! Eppure era quello che sentiva, e non si trattava di capire. Era assolutamente folle, ma era fottutamente vero.’

-“Io lo amo” rispose, guardandola preoccupato. Cleo deglutì aria, con forza, per non piangere.

‘Fantastico! La vita era uno schifo, ma poteva essere ancora peggio…’ pensò la ragazza.

-“Ok, va bene, va bene” disse, abbracciandolo.

-“Tu, stupido bastardo. Ci prenderemo cura di lui.”


La tenne stretta per qualche secondo, poi lei si tirò indietro, lo guardò negli occhi e batté le mani.

-“Bene, ti aiuterò a curarlo” disse.

Colin stava per scuotere la testa in segno di dissenso, ma Cleo, più veloce di lui, continuò:

-“Non discutere! Ora tu andrai al supermercato di sotto e comprerai tutto quello che serve.”

Mentre parlava prese un foglio e una matita per scrivere il necessario. Colin non ebbe il coraggio di protestare, e comunque lei non l’avrebbe lasciato fare.

-“Quando torni, lo infiliamo nella vasca, e dobbiamo farlo bere molto . Qualcosa che gli piace?”

-“Zucchero con tè?” Suggerì Colin mentre indossava il cappotto per uscire.

Cleo lo fissò stranita, ma senza pensarci ancora aggiunse:

-“Qualunque cosa andrà bene. Nel frattempo cucinerò qualcosa. Sembra che tu non abbia ancora mangiato.”

Colin a quel punto le diede un bacio sulla guancia, la ringraziò con un gran sorriso. Poi prese la lista della spesa e andò via.
Quando Cleo iniziava a prendere in mano la situazione era sempre meglio obbedire.

L’amica poi, si recò nella camera da letto, solo per controllare di nuovo Jared. ‘Dove li avrebbe portati quella situazione? Un tossico che si prostituiva era nel letto di Colin, ed il suo migliore amico lo stava aiutando ad uscire da tutto questo. Avrebbe potuto prendersi a schiaffi da sola per quello che stava facendo, ma ormai era troppo tardi, e avrebbero accudito quel drogato nel suo recupero.’

Colin era innamorato, e quando lei si sedette sul letto vicino al ragazzo, che dormiva, poté capire il perché.
Il giovane, di cui non conosceva ancora il nome, così disteso, sembrava un angelo caduto. Sembrava proprio un angelo maledetto, e Colin voleva cercare di salvarlo. Dal bel corpo, lo sguardo di Cleo si concentrò poi sul volto. Lunghe ciglia nere che accarezzavano delicatamente le gote mentre le palpebre si muovevano. Forse stava sognando. Le labbra rosse sembravano come se qualcuno le avesse tirate fuori da un dipinto. Sudava e gemeva sommessamente nel sonno. Sospirando, Cleo provò a toccare la sua fronte per controllargli la temperatura, e gli tastò il polso per sentire il battito, che effettivamente era accelerato.
A quel punto rilassò le spalle e chiuse gli occhi. ‘Ok. Colin voleva attraversare di nuovo l’inferno. E lei avrebbe fatto il suo meglio per aiutarlo ’. Improvvisamente si voltò, e riaprì gli occhi, quando lo sentì muoversi un po’.

-“Non preoccuparti. Io sono Cleo. Va tutto bene. Colin tornerà in un attimo.”

Jared si calmò con quelle parole, sembrava conoscesse il suo nome, e chiuse di nuovo gli occhi. Lo sentì poi mormorare qualcosa, sembrava il nome di Colin. Gli accarezzò dolcemente il braccio per tranquillizzarlo.

-“Ti prego, non farlo soffrire” sussurrò.

-“Per il momento sarebbe meglio se non morissi.”


Colin fece il prima possibile. Tornò con tre borse tra le mani. Le mise giù, per poter andare a controllare subito Jared, ma Cleo lo fermò, dicendogli che stava dormendo.

-“Ha bisogno di mangiare.”

-“Per vomitare le budella?” sbottò lei.

-“Ecco, una minestra” disse Cleo, praticamente lanciandogli una ciotola davanti, sul piano da cucina.

-“Cosa c’è che non va?” chiese Colin , asciugando le gocce di minestra intorno alla ciotola.

-“Nulla!”

Ma sembrava tutt’altro che niente, ovviamente era arrabbiata. ‘Ma perché? Conosceva già i fatti più importanti della situazione.’

Improvvisamente si girò di scatto, con il cucchiaio in mano.

-“Perché non mi hai detto che era il ragazzo del club?”

Colin si concentrò un attimo, sforzandosi di ricordare.

-“Oh…beh, ho pensato che te ne fossi già dimenticata. Sembravi più interessata a Juan, o José….quella sera.”

-“Dante”

-“Ad ogni modo…stavo per dire che non mi sembrava importante. Comunque cosa ti aspettavi che ti dicessi?- Ehi c’è di nuovo la prostituta che mi sta inseguendo?”

Cleo, a quel punto, iniziò a gustarsi la zuppa nella ciotola, con calma.

-“Il suo nome è Jared…nel caso volessi saperlo” concluse Colin, accennando un mezzo sorriso.

-“Le tue piante hanno bisogno di acqua” disse l’amica, sedendosi di fronte a lui.

Ridendo, Colin, le fece una carezza, dolcemente. ‘Quelle risposte erano proprio tipiche di Cleo’.


-“Ora raccontami la tua storia” gli ordinò, mescolando la zuppa.

Colin, inizialmente un po’ contrariato, obbedì subito dopo.
Le raccontò tutto, tralasciando ovviamente le parti più intime, facendola ascoltare attentamente.

Improvvisamente si sentì un rumore provenire dalla camera da letto, che fece saltare in piedi Colin. Si precipitò nella stanza, lasciando indietro Cleo, che lo guardava con aria triste.

Jared era in ginocchio, davanti all’armadio, e rovistava tra la sua biancheria intima. Trasudava agitazione da ogni parte del suo corpo.

-“Cosa stai cercando?” chiese Colin. Conoscendo in realtà la risposta.

Jared si voltò, grattandosi il braccio, e sorrise debolmente.

-“Calzini” mormorò, evitando lo sguardo di Colin.

Era ovvio che si trattasse di una bugia, ma Colin s’inginocchiò vicino a lui, ed aprì l’altro cassetto dove teneva i calzini. ‘Grazie a dio, aveva nascosto le pillole altrove.’
Pescò un paio di calzini, si posizionò di fronte a Jared, sorridendogli amorevolmente. Jared distolse lo sguardo, tormentandosi le mani. Poi lentamente, Colin, fece scorrere le sue dita sui piedi gelati del ragazzo. A quel gesto Jared si morse le labbra. Ma cercando di rassicurarlo con lo sguardo, Colin si mise comodo, incrociò le gambe e con cautela tirò in grembo un piede del ragazzo. Si chinò e baciò lievemente la punta delle dita, per poi iniziare a strofinare delicatamente le mani sulla carne, fredda.
Jared deglutì, ed i suoi muscoli si irrigidirono. Quando la pelle sembrò riscaldarsi, Colin pian piano ricoprì il piede col cotone soffice del calzino, per dedicarsi poi all’altro piede. Nel frattempo aveva notato che i brividi di Jared peggioravano, ma decise di ignorarli.

Sul viso di Jared si disegnò un dolce sorriso, aveva desiderato tanto rilassarsi un po’. Il massaggio ai piedi era fantastico, e quell’uomo era così bravo ad usare le dita che riuscì a infondere una breve ondata di calore lungo tutta la sua spina dorsale.

Colin poi si alzò, offrendogli una mano di aiuto, e lo tirò su tra le sue braccia. Sospirando piacevolmente, il ragazzo si strinse al corpo caldo dell’amante, prima di aver sentito la sua mano che cercò di guidarlo lentamente verso il letto.Allora Jared fece scivolare un braccio lungo la vita di Colin . Così, si sentiva protetto, al sicuro, con la mano di Colin che lo sosteneva dietro la schiena.

Dopo Colin avvolse un braccio intorno alle sue spalle, e con l’altra mano lo accarezzò in volto, facendolo sorridere. Gli occhi di Jared erano di un azzurro pallido, e non lo guardavano direttamente.
Colin stava quasi per dirgli che non vi era nulla per cui vergognarsi, quando all’improvviso il ragazzo si lasciò cadere tra le sue braccia, tremando violentemente ed aggrappandosi alla sua maglia.

-“Cleo!” urlò cercando di non lasciare Jared, che stava stringendo i denti per soffocare il dolore.

-“Dannazione…Cleo!”

-“Cosa c’è che non va?” rispose la ragazza, entrando nella stanza di corsa, e aiutandolo poi a sostenerlo.

Mentre lo aiutavano a stare dritto, Jared urlava, si dimenava e non riusciva a smettere di piangere. Pian piano riuscirono a portarlo sul letto, dove continuò a contorcersi dal dolore, singhiozzando.

-“Ha bisogno di un dottore, Colin” insistette Cleo, ma lui scosse la testa, irremovibile, sentendo Jared che si lamentava, emettendo un ‘no’ sofferente. Cleo si strofinò il viso disperatamente, quando Jared urlò di nuovo portandosi le ginocchia al petto. Colin si sedette affianco a lui, massaggiandogli la schiena. Sembrava sarebbe svenuto da un momento all’altro.

-“Oh, fanculo!Hai ancora gli antidolorifici per la schiena?”

Colin la guardò scuotendo la testa.

-“Ha preso quasi tutte le pillole”

Cleo sgranò gli occhi, incredula.

-“Cosa? Pensavo…”

-“Perché credi stia così ora? Lui le ha prese regolarmente per tutto il tempo che è stato qui!”

La voce di Colin inizio a tremare per la preoccupazione quando vide Jared stringersi sempre più, accovacciandosi.

‘Oh mio dio, che cazzo sta succedendo ora?’ pensò Cleo, respirando profondamente per riacquistare la calma. Almeno uno di loro due doveva essere in grado di gestire la situazione.

-“Splendido. Vado a vedere se è rimasto qualcosa che hai lasciato a casa mia quando hai dormito da me”.

Ma Colin la afferrò duramente per un polso prima di farla andare via.

-“No! Non puoi dargli altre droghe!”

Svincolandosi, Cleo guardò prima Jared per poi riposare lo sguardo sull’amico.

-“O prende delle pillole, o chiamiamo un medico o muore!”

-“Ma…” balbettò Colin.

Cleo cercò di calmarlo.

-“Non preoccuparti, gliene daremo solo un po’, in modo da farlo riprendere.”

Pur non avendo un tono particolarmente ottimista, tuttavia riuscì a convincere Colin.

-“Metti una punta del cuscino nella sua bocca nel frattempo” ordinò la donna prima di correre nel suo appartamento.

Jared si girò, aveva le labbra serrate, chiuse ermeticamente, e gli occhi spalancati. L’azzurro era così intenso che fece rabbrividire Colin.
Tremava e quando cercò di coprirlo, afferrò la mano di Colin.

-“L’unguento non aiuterebbe in questo momento, vero?” sussurrò debolmente, con le lacrime agli occhi e un leggero sorriso.

Colin gli baciò la fronte con dolcezza, bagnata dal sudore. Sorridendo rispose:

-“Potremmo provare.”

Ma Jared sembrava così pallido e vulnerabile, i suoi capelli zuppi di sudore, grandi occhiaie sotto gli occhi, le sue dita così bianche e fredde come il marmo. ‘Quanto poteva peggiorare ancora la situazione?’ Ma Jared lo voleva e questo era ciò che contava, che faceva resistere Colin. Non avrebbe chiamato un medico, se non assolutamente necessario. ‘Jared sarebbe stato bene presto, tutto sarebbe tornato a posto ’.


Quando Cleo ritornò, Jared stava ancora tremando come conseguenza della crisi, e con i denti continuava a mordere il bordo del cuscino. La ragazza porse il bicchiere di succo d’arancia che aveva portato a Colin, che lo posò sul comodino. Colin cautamente rimosse tolse il cuscino a Jared, che emise un gemito leggero quando poi tentò di sollevargli la testa. Allora con una mano sistemata dietro la sua testa e con l’altra che reggeva il bicchiere, lo fece bere lentamente.

-“Ho disciolto solo mezza pillola nel bicchiere. Non durerà a lungo, ma lo aiuterà a fermare la crisi per un po’ ” affermò Cleo, mentre guardava l’amico che cercava di far riabbassare la testa a Jared, facendola posare sul cuscino, coprendo poi quel corpo fragile.

-“Deve aver preso molte delle tue pillole per raggiungere la stessa sensazione dell’eroina”.

Colin annuì, senza guardarla, perché troppo impegnato con Jared. Aspettarono entrambi, finché il ragazzo non si riaddormentò, e poi uscirono silenziosamente dalla stanza.

-“Grazie, tesoro” disse Colin, sorridendo, esausto - “So che non sopporti tutto questo, ma…”
-“Buonanotte, Col” lo interruppe Cleo – “Cerca di dormire un po’, tutto questo peggiorerà…”
Lui sospirò stancamente, poi si abbracciarono e salutarono. Cleo andò via, arrabbiata e delusa.


Colin invece si lasciò sprofondare sul divano, incrociando le braccia dietro la testa. Chiuse gli occhi per un istante, ma proprio in quel momento si accorse che stava succedendo qualcosa. Sentì Jared, che stava vomitando.

Il ragazzo stava di nuovo male, avvertiva il dolore in ogni parte del suo corpo, come se lo avessero picchiato violentemente. Era stato meglio dopo aver bevuto il succo, ma era tornato subito a stare di merda. ‘Cazzo, non aveva mai pensato che un recupero potesse essere così doloroso!’

L’ultima volta che ci aveva provato, gli avevano dato almeno il metadone, ma ovviamente non poteva chiedere nulla a Colin. Cleo gli aveva già dato una mezza dose di antidolorifico, ed era tutto quello che poteva ottenere. ‘Questo doveva bastargli. Non bastava, ma doveva.’

Sperava che il dolore si sarebbe presto fermato, o che almeno sarebbe diventato insensibile.
I brividi continuavano a correre lungo la sua schiena, mordeva ancora il cuscino. Cercò di non urlare e chiamare Colin, come un bambino. Anche se lo voleva disperatamente. Si strofinò gli occhi pieni di lacrime, e sentì un tocco leggero sulla guancia; sollevò la testa per un po’, per poi lasciarsi cadere di nuovo, gemendo di dolore per quello che aveva visto. ‘Era lì! Quella cosa nera era tornata da lui!’

‘Quando l’avrebbe abbracciato, tutta la sofferenza sarebbe andata via.’ Ma si limitò a fissarla.

Sorrideva debolmente, pallida. Le sue mani gli accarezzavano lievemente le guance fino ad arrivare sulla gola. Con le lunghe unghie nere iniziò a graffiargli la carne sudata. Quando s’inginocchiò di fronte a lui, Jared, poté vedere i suoi tondi occhi neri, talmente bui e vuoti, che non riusciva a vedere la sua immagine riflessa in essi.

-“Sei mio” gli sussurrò vicino al viso, e sfiorandogli le labbra.

Sarebbe stato così facile ricascarci. Sarebbe bastato un solo cenno per farlo rientrare in quel mondo ovattato, meraviglioso, di nuovo, dove non esisteva il dolore, pieno di luce bianca. Sarebbe stato facile, così facile.

‘No, non poteva andare con quella cosa ora. Non si sarebbe più riavvicinato ad essa. Era stata una brutta cosa, non era vero? Lo faceva sentire così male quando non c’era, quando lo lasciava. E quando quella cosa lo aveva lasciato l’ultima volta, Colin era rimasto. Ed era ancora con lui. Non appariva e poi scompariva come quella cosa. Certo, per lungo tempo erano stati amici, ma era giunto il momento di separarsi’.

-“Vattene…” gli ordinò con tutta la forza di cui era capace.

Quella cosa sorrise malvagiamente.

-“Lascia che mi prenda cura di te” gli disse.

-“Vattene” ripeté Jared con un filo di voce.

La cosa divenne furiosa, poi saltò sui piedi di Jared, facendolo indietreggiare.

-“No!” sputò fuori con ferocia - “No, no, no!”

Quella voce divenne poi incomprensibile quando afferrò il ragazzo per i polsi, cercando di tirarlo fuori dal letto.

Jared urlava, piangeva e lottava, sentendosi come se gli stesse strappando via le viscere.








 
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ireneri1
view post Posted on 23/3/2014, 02:30




Accidenti! Questo capitolo è straziante e a tratti quasi inquietante direi (questa cosa nera che si palesa che sembra così reale ma è solo nella mente di Jared...la lotta per uscire dal buco nero della droga..). Confido che ci sia un po' di pace nel prossimo capitolo, che Jared ce la faccia con l'amore di Colin e l'aiuto di Chloe. Sono una forza insieme Jared e Colin, complementari al massimo....gazie ancora per l'aggiornamento e non farci attendere troppo!
 
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1 replies since 11/3/2014, 23:10   182 views
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