CITY LIGHTS - Capitolo 18

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walkonthemoon
view post Posted on 31/3/2014, 10:10




CITY LIGHTS

Capitolo 18





Colin si alzò immediatamente dal divano, quando sentì urlare Jared disperatamente. Incamminandosi al buio, trovò la via per la stanza da letto. Si mise poi a cercare l’interruttore della luce per accendere la lampada sul comodino.

-“Jared!” gridò allarmato, quando lo vide disteso sul pavimento, accanto ad una pozza di vomito.

-“Mi dispiace” mormorò, appena Colin lo aiutò ad alzarsi, e lo fece sedere sul bordo del letto.

In ginocchio davanti a lui, Colin gli accarezzò i capelli, tirandoli indietro, per controllarlo in volto.
Non sembrava si fosse fatto male, almeno non c’erano lividi visibili, per il momento.
Poi lo baciò sul naso dolcemente, sorridendo, facendolo così, ridere a sua volta. Jared, distrutto, sprigionava odore di sudore e vomito. La sua pelle era gelida.

-“Ti va un bagno caldo?”

Annuendo lentamente, il ragazzo sembrò reprimere un singhiozzo. Se aveva intenzione di fare un bagno doveva farlo subito, prima dell’arrivo della successiva crisi con ondata di nausea. Eppure si sentiva ancora troppo debole. Era in uno stato orribile.
Colin allora lo aiutò a tirarsi su, e pian piano giunsero in bagno. Jared si aggrappava debolmente a Colin, per reggersi, come se non avesse più muscoli nelle gambe.
Vomitare non l’aveva aiutato. Aveva ancora la sensazione di qualcosa nello stomaco, che sarebbe venuta fuori da un momento all’altro. Poi, una fitta nella schiena, equiparabile al dolore di una pugnalata, lo fece crollare su Colin, che si fermò e lo afferrò per le spalle.

-“Cosa c’è che non va?” gli chiese preoccupato.

Invece di rispondere, Jared si accasciò, si lasciò cadere la testa tra le gambe, e vomitò del muco, misto a residui di succo d’arancia e bile. Nel tirargli indietro i capelli per aiutarlo, Colin notò la vena sul collo che pulsava all’impazzata. Era rosso in volto, ed anche caldo.
La preoccupazione di Colin aumentò sempre più quando vide che Jared non riusciva a smettere di vomitare. Il ragazzo non aveva mangiato nemmeno la metà di tutta la roba che stava eliminando.
‘Ti prego di smettere’ pensò disperatamente. E fortunatamente, poco dopo, Jared si fermò davvero.
Continuò a reggerlo con forza, stando attento a non fargli male. Ma era ormai come gelatina tra le sue mani.
Colin si abbassò, sedendosi sul pavimento, e fece poggiare la testa di Jared sulle sue gambe.
I suoi occhi erano un oceano blu in tempesta, con puntini neri al posto delle pupille. Colin si accorse del respiro gelido che veniva fuori dalle sue labbra, anch’esse ormai blu, quando le sfiorò con le mani.

-“Jared!” urlò.
Poi provò a scuoterlo vigorosamente; la sua testa rimbalzava avanti e indietro, come una palla.

-“Dio, svegliati!”

Jared aveva perso conoscenza, ma stava respirando. ‘Si sarebbe svegliato. Doveva farlo’.

-“Andiamo Jared, guardami!” continuò alzando ancora la voce.

Cercò di sollevarlo per poterlo portare sul divano. Ma il corpo di Jared si era irrigidito, e Colin era troppo stanco per trasportarlo tenendolo in braccio, a peso morto.

-“Per favore” sussurrò, con le lacrime che gli rigavano le guance.

-“Aiutami”.

Tirava e tirava, e fece del suo meglio per sollevarlo, ma il suo corpo era diventato improvvisamente troppo pesante. I suoi occhi erano ancora aperti; così grandi e vuoti. Colin sarebbe quasi annegato in quegli occhi, se non avesse smesso di guardarli.
Dopo avergli controllato il polso per assicurarsi che fosse stato ancora vivo, provò a scuoterlo ancora una volta, ma smise di provare a tiralo su.

-“Cosa dovrei fare ora?” chiese al corpo immobile di Jared, mentre sprofondava accanto a lui.

Accarezzandogli la guancia, all’improvviso sentì la mano del ragazzo che afferrò la sua.
Jared era di nuovo sveglio! Tremava e sembrava disorientato. Colin lo abbracciò forte e si portò la testa in grembo di nuovo. Le sue dita delicatamente presero a massaggiargli il petto. Poi lo baciò sulla fronte, sentendo le sue guance ancora gelide.

-“Non riesco a gestire questa situazione” gli disse piano Colin.

-“Ascolta, dobbiamo portarti in ospedale, dove potranno aiutarti”.

Jared lo guardò, scuotendo la testa debolmente. Allungò poi il braccio per ricordare a Colin, cosa sarebbe successo ad un drogato in un ospedale.

-“Loro sono proprio lì per questo, piccolo. Per favore, lascia che ti aiutino. Non voglio obbligarti, ma ti prego.”

Jared deglutì faticosamente, non riusciva a pensare in quel momento, sentiva la sua testa come se fosse grande il doppio di quanto lo era realmente, ed aveva la lingua gonfia.

-“Letto”. Fu l’unica cosa che riuscì a dire.

Passandogli una mano tra i capelli, ormai bagnati, Colin sospirò, quasi rassegnato. Guardò la creatura che teneva in grembo. Non sembrava più lui. Chiuse gli occhi, e tentò ancora:
-“Se succede di nuovo, io non potrò aiutarti” disse, sforzandosi di non piangere.

-“Hai promesso” sussurrò Jared con il corpo che si contorceva dal dolore.

-“Lo so” annuì Colin, mentre lo teneva, disteso sul pavimento, con la schiena poggiata sul tappeto.

L’odore acido del vomito iniziò a insinuarsi in gola. Colin cercò di concentrarsi su Jared, che stava ancora tremando.

“Lascia che tutto questo finisca…” pregò silenziosamente, incapace di asciugarsi le lacrime.

Jared sembrava non si accorgesse di nulla. Se ne stava a guardare il soffitto, ma con
sguardo assente.
Colin non desiderava nient’altro. Voleva solo che finisse. Voleva prendere Jared tra le sue braccia e portarlo al pronto soccorso. Sapeva che avrebbe dovuto farlo, ma Jared non voleva. ‘Fanculo quello che vuole!’ pensò.
Si allontanò da lui, strisciando lentamente, allungò la mano e cercò di raggiungere il telefono sull’armadietto. Compose un numero. Sempre più preda dell’ansia, con respiro affannoso.

-“Sì?” disse la voce dall’altro capo.

-“Ho bisogno del numero del Dott. George!” ordinò senza nemmeno presentarsi.

-“Cosa c’è che non va con lui?” rispose Cleo, allarmata.

-“Il numero, cazzo!” insistette Colin.

-“Sto arrivando!” disse l’amica, chiudendo la conversazione.

Qualche secondo dopo, Cleo, agitata, si precipitò a casa dell’amico. Si morse le labbra quando vide la scena. Colin era seduto sul pavimento, con le gambe incrociate, accanto ad una pozza maleodorante di vomito.
Prepararono un cuscino per la testa di Jared, che ancora non si muoveva.

-“Merda!” imprecò Colin.

-“Aiutami” pregò, con gli occhi puntati sul petto del ragazzo per assicurarsi che respirasse ancora.

Cleo afferrò il telefono che Colin aveva lasciato per terra per comporre il numero ed aspettò che suonasse.

-“Non…” Jared disse improvvisamente, respirando a fatica, guardando Colin.

Lui, accarezzandogli la fronte, rispose per rassicurarlo:

-“Non è un ospedale…solo un amico” .

Ma Jared non si convinse. Le convulsioni si erano fermate, lottò per cercare di alzarsi e impedire a Cleo di telefonare. Gli girava la testa, e le palpebre erano pesanti. Sentì le mani di Colin che lo spingevano sul petto, per farlo stare giù.

-“Lasciami!” urlò, stanco, cercando di liberarsi dalle sue braccia, graffiandolo.

Colin si lamentò, ma tenne la sua presa ancora più stretta, avvicinandosi a lui. ‘Jared avrebbe fatto quello che avrebbe deciso che fosse stato meglio per lui!’

-“Smettila!” gridò, tenendo una mano ferma su una spalla del ragazzo, e l’altra sui suoi fianchi.

Jared, ricadde, rantolando, contro il petto di Colin, che perse quasi l’equilibrio. L’uomo fece scivolare una mano sotto la schiena di Jared per tirarselo ancora più in grembo. Il ragazzo si mosse , maldestro, ma si fermò quando si accorse che Colin lo abbracciò, delicatamente, facendogli capire che non aveva più intenzione di combattere, di contrastarlo.
Gli accarezzò i capelli, pian piano, facendo scorrere poi le dita sulle sue guance, bollenti. Mentre lo accarezzava, sentì la mano di Jared che cercò di interromperlo. Perciò Colin afferrò, ancora una volta quella mano, bloccandolo. Jared continuava a lottare, pur sapendo di non essere abbastanza forte per vincere.

-“Avevi detto che non l’avresti fatto…” disse con la voce strozzata. Sofferente.

Colin gli prese il mento con l’altra mano, butto fuori il fiato, esasperato, e lo fissò, serio, negli occhi.

-“Non ho intenzione di andare al cimitero, la prossima volta che avrò voglia di vederti!”

Jared rimase in silenzio, scosso e un po’ spaventato per la sfuriata di Colin. Non gli aveva mai parlato così prima. Il ragazzo allora si distese di nuovo.

-“Fanculo a questa maledetta segreteria telefonica!” Cleo mise giù la chiamata, lanciando il telefono sul tavolo. Si strofinò il collo e aggiunse:

-“E’ in ferie, cazzo. Ed ora?”

Colin la guardò, e alzò le spalle, impotente.

-“Gli ho promesso nessun ospedale. George era la mia unica speranza.”

Ritornò con lo sguardo su Jared, gli baciò la testa, assicurandogli che avrebbe trovato qualcosa per far cessare il dolore.

-“Certo” rispose Cleo, comprensiva, ed uscì dal bagno per prendere le pillole.
‘Il dottore avrebbe fatto la stessa cosa’, pensò tra sé e sé, per convincersi, dando ancora un’occhiata a Jared che teneva stretta la mano che Colin gli aveva offerto.

Dopo aver preso una pillola, Jared finalmente si calmò. Colin lo aiutò a mettersi seduto e lo sostenne con una mano sulla spalla e l’altra sul petto. Iniziò poi a massaggiargli la schiena, lentamente. Il ragazzo rispose distendendosi, con un’espressione di sollievo. Il pollice di Colin scivolava delicatamente su ogni sua vertebra , suscitando in lui un fremito proprio nello stomaco.

Poco dopo Cleo offrì le sue mani per tirarlo su, tra le sue braccia. Era troppo debole per stare in piedi da solo. Colin lo aiutò, spingendolo delicatamente verso l’amica, in modo tale da potersi poi alzare. In piedi, riprese Jared, avvolgendo un braccio intorno alla sua vita e tenendo l’altro dietro la schiena per sorreggerlo. Cleo, poi, aprì la porta del bagno.
Giunti di fronte alla vasca da bagno, Cleo sollevò leggermente le gambe di Jared per poggiarle sulla vasca, mentre Colin lo reggeva, con le mani sotto le braccia e lo aiutava a sedersi sul bordo. Lo voleva aiutare a fare un bagno.

Erano troppo stanchi per lavarsi approfonditamente, e ci sarebbe stato tempo il giorno dopo, quando anche Jared ne avrebbe potuto gioire di più. In quel momento, volevano solo ripulirlo di nuovo, rimetterlo subito a letto, per farlo riposare un po’.

Colin si posizionò dietro di lui, e Jared si appoggiò sul suo petto, respirando profondamente. Colin gli massaggiò le tempie, con delicate carezze. Poggiò il suo mento sulla testa del ragazzo, prima di posare le sue mani sulle sue spalle e poi farle scendere pian piano sul suo petto. Lo baciò su una guancia, e si chinò per aiutarlo a togliersi la maglia. Cominciò a sbottonarla, tenendo la testa posata sulle spalle del ragazzo, strofinando la sua barba ispida su quel volto esausto. Mentre gli toglieva la maglia, si accorse che tremava, i muscoli del petto erano completamente tesi.
Jared alzò le braccia a malincuore, e con difficoltà, ma capì che doveva liberarsi da quella camicia completamente sudata. Si lasciò spogliare, nonostante il disagio, sentendosi come se fosse un bambino troppo piccolo per potersi lavare da solo. Espirando bruscamente, chiuse gli occhi, si sentiva come un ragazzino incapace di prendersi cura di se stesso. A parte il fatto che era un adulto, ma fottutamente troppo debole per farlo da solo.

Anche Colin si tolse i vestiti, e si mise nella vasca, aiutando Jared a sistemarsi davanti a lui. Prese poi la doccia, ed aspettò, finché l’acqua non divenne abbastanza calda per poterla indirizzare sulla testa di Jared.
Il ragazzo rabbrividì, e Colin lo coccolò, baciandogli le scapole e mordendogli dolcemente il collo.
Poi sospirò, soddisfatto. L’acqua finalmente scorreva sul corpo di Jared. La sensazione dell’acqua, fresca e pulita, e le attenzioni d’amore di Colin, lo fecero sentire meglio.
Quando l’acqua smise di scorrere, Jared, sorridendo, guardò Colin, che nel frattempo cercava di prendere del sapone. Il bagnoschiuma profumava di pesche. Iniziò ad insaponarlo, partendo dal petto, e lentamente scendendo verso le cosce. Jared trattenne per un secondo il respiro. Ma subito dopo, Colin lo accarezzò sul petto ancora una volta; poi prese la doccia e la fissò per lavare via il sapone. ‘Riportare Jared al suo odore, al suo profumo’, era proprio quello che ci voleva.

Uscirono dalla vasca, Colin lo sollevò tra le sue braccia. Jared avvolse le mani intorno al suo collo, mantenendosi. L’uomo, lo tenne stretto per un attimo, lo guardò, facendogli capire che era ancora lì, a mantenere la promessa. Poi lo avvolse con un grande asciugamano, gli baciò la punta del naso ed iniziò a strofinare sulle braccia e la schiena per aiutarlo ad asciugarsi. Il ragazzo gli sorrise dolcemente, e Colin rispose abbracciandolo ancora, prima di chiamare Cleo, per farsi aiutare a portarlo a letto.

Insieme lo trasportarono, attraversando il soggiorno. Jared tra un infermiere e un’infermiera. Entrambi avevano un braccio avvolto attorno alla cintola del ragazzo, che invece teneva le braccia poggiate sulle loro spalle.

Jared si sentiva come se fosse stato ferito, avesse una gamba rotta, o qualcosa del genere. Cleo aveva cambiato il letto, per farlo sentire a suo agio. Jared prima era completamente sudato, appiccicoso, sporco. In quel momento, finalmente, si sentì fresco e pulito.

-“Grazie per l’aiuto” disse Colin rivolgendosi all’amica, sorridendole con gratitudine appena guardò il letto rifatto.

Cleo aveva anche ripulito il vomito.

-“Dio, sei così meravigliosa..”

-“Lo so” gli rispose, mentre lo aiutava a tirare su Jared la coperta, quando lo misero a letto.

Colin sistemò poi il cuscino, e subito dopo il ragazzo appoggiò la testa e si rannicchiò, raggomitolandosi come un gatto.
Dopo essersi assicurato che Jared fosse completamente coperto, Colin fissò le estremità della coperta sotto il suo corpo, lasciandogli poco spazio per muoversi. Allora il ragazzo si lamentò, lottando, per ottenere una posizione più confortevole.
A Colin partì subito una risata, per la situazione buffa che aveva creato. Jared sembrava una farfalla che stava cercando di liberarsi dal bozzolo. Così, subito dopo, allentò un po’ le coperte, e lo accarezzò.
Jared sembrava di nuovo felice. Gli sorrise, ringraziandolo per averlo liberato. Sembrava così esausto, e Colin sperava che sarebbe riuscito a riposare per almeno un paio d’ore. Il suo corpo aveva bisogno di recuperare energie e diventare forte per poter combattere di nuovo.
Cleo aveva suggerito a Colin, di provare a mettergli un panno bagnato, freddo sulla fronte, per cercare di fare abbassare la febbre. Certo, non sarebbe stato di grande aiuto, ma era meglio che non far nulla.

Gli occhi di Jared ormai erano chiusi, e respirava a fatica. Colin sperava si fosse addormentato. Uscirono in punta di piedi dalla stanza. Cleo gli disse che sarebbe ritornata la mattina dopo per controllare la situazione. La ringraziò, come aveva fatto tante volte negli ultimi giorni, e le diede un bacio, salutandola.
Colin era talmente stanco, che si addormentò all’istante, e dormì fino alle cinque del mattino. Fino a quando non fu svegliato da rumori provenienti dalla camera da letto. Quando cercò di stiracchiarsi prima di alzarsi, si rese conto che era disteso sul divano. La fonte del rumore era Jared. Stava piangendo dal dolore. ‘Doveva andare a prendersi cura di lui.’

Non appena si avvicinò alla stanza, Colin sentì di nuovo il suono dei conati di vomito, e poi la tosse, come se stesse buttando fuori le budella. Quando lo raggiunse iniziò a massaggiargli la schiena per calmarlo. Con l’altra mano gli toccò la fronte. Vide quelle profonde pozze azzurre, ormai totalmente iniettate di sangue, per lo sforzo. Poi sussurrò, per rassicurarlo:

-“Andrà tutto bene”.

Continuò a massaggiargli la schiena, delicatamente, finché la tosse non si placò. Quell’attimo di silenzio, tanto desiderato, fu improvvisamente rotto dalla voce debole e disperata di Jared:

-“Non riesco a respirare.”

Colin corse a prendere un bicchiere d’acqua. Si precipitò poi dal ragazzo, lo aiutò a sollevare la testa, e gli mise il bicchiere vicino alle labbra per farlo bere. Lo fece bere. Deglutì e deglutì, avidamente. Bevendo quasi la metà dell’acqua che vi era in quel bicchiere.
Colin con voce bassa e tono rilassante, cercò di attirare la sua attenzione.

-“ Rallenta…sorseggia piano…non vorrai farla ritornare indietro”.

Poiché non rispose, fu costretto ad allontanare un po’ il bicchiere dalle sue labbra, costringendolo a rallentare; ma Jared cercò di riprendere il bicchiere.

-“No, cucciolo. Hai bisogno di rallentare” lo rimproverò, ma gentilmente, tenendo il bicchiere in mano.
Jared non capiva, sembrava fosse preso dal panico, iniziò ad agitarsi, e si mise seduti contro il muro.

-“Non ho intenzione di portartelo via. Hai solo bisogno di bere piano” lo rassicurò, mentre si avvicinava, sedendosi accanto a lui, porgendogli di nuovo il bicchiere d’acqua.

Jared lentamente posò le mani su quelle di Colin, che teneva il bicchiere, senza però cercare di prendere il controllo.

-“Tranquillo, il gioco è fatto. Piano …”

Colin, infine, riuscì a tranquillizzarlo, continuò ad accarezzargli la testa e la schiena, fino a quando smise di bere. Respirò profondamente,e si rilassò.
Non parlarono – non che Jared fosse nelle condizioni di farlo – si guardarono soltanto negli occhi per un po’.
Colin voleva piangere quando vide il suo povero amante, dilaniato, disteso sul letto. Era pallidissimo, aveva le guance infossate, e le labbra era diventate quasi blu, a furia di mordersele. Tremava ancora, ma ogni tanto i brividi si fermavano, a differenza di prima. Sul braccio aveva un grande segno rosso, probabilmente si era grattato e graffiato per l’intera notte. Sudava in maniera incontrollabile, era di nuovo fradicio. E la stanza puzzava già terribilmente. Durante la notte Jared aveva usato la ciotola dell’acqua per vomitare. Il panno che Colin gli aveva messo sulla fronte la sera prima, era zuppo di sudore.
Jared spostò il suo sguardo da Colin, si lasciò sfuggire un debole singhiozzo, stringendosi lo stomaco e rannicchiandosi.

-“Ancora?” gli chiese Colin, tirandogli indietro i capelli dolcemente.

Jared annuì senza forze, mentre Colin manteneva la ciotola davanti a lui. A quel punto una fontana di roba indefinita, che non sembrava più cibo, continuò a fuoriuscire dalla sua bocca. Piangeva e vomitava contemporaneamente. Era evidente che aveva sopportato più di quello che riusciva a gestire.

Quando i conati si fermarono, Colin ebbe il tempo di pulirgli le labbra con uno dei panni che erano sul comodino. Jared si lasciò cadere di nuovo sul letto, allontanandosi. Si rannicchiò sempre più, irrigidendosi.
Colin tornò a sedersi vicino a lui, per poter continuare a massaggiargli la schiena, ma il ragazzo si spostò, con quella poca forza che gli era rimasta.

-“Non farlo.”

Colin chiuse gli occhi, e sospirò piano. ‘Jared non poteva pensare davvero che…No, certo che no!’

-“Non volevo…”

Si voltò lentamente, i suoi occhi erano rossi, le labbra gonfie. Non riusciva a guardare Colin, si vergognava troppo.

-“Io…io non…non sono andato in bagno.”

I singhiozzi s’interruppero, strinse i denti.

-“Dio! Non riesco nemmeno…”

-“Va tutto bene” lo zittì Colin, posando un dito sulle sua labbra.

-“Non preoccuparti. Comunque hai bisogno di un bagno”.

Sorrise per rasserenarlo, poi si alzò e lo prese in braccio, ancora avvolto nelle coperte. Jared se avesse potuto avrebbe protestato, ma era stremato, non riusciva a lamentarsi nemmeno con le parole.
Appena Colin aprì la porta del bagno, sentì qualcuno arrivare. ‘Cleo non era mai stata così bella’ pensò.
L’amica sforzandosi di sorridere, usò tutto il suo autocontrollo per sopprimere l’urgenza di vomitare. L’odore era nauseante.

-“Dovreste fare una doccia voi due” suggerì, posando una borsa su una mensola.

-“Un panino per te e una buona zuppa appena preparata per il paziente.”


Colin le sorrise con riconoscenza e continuò ad occuparsi di Jared.





 
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eneri1
view post Posted on 31/3/2014, 15:48




argh...capitolo tostissimo! Non ho mai visto Requiem for a Dream ma sembra che ci sia il segno di questo film nella trama della ff...x lo meno per come intimamente riesce a far entrare nel processo di guarigione dalla dipendenza fisica dall'eroina di Jared. C?è molto angst ma spero che tutto evolva in qualcosa di rasserenante, anche perchè peggio di così c'è solo la morte di Jay e questo non deve succedere!!!
 
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walkonthemoon1
view post Posted on 1/4/2014, 09:45




Ciao :) grazie per il commento!
E' vero questi ultimi capitoli sono particolarmente duri, ma credo, allo stesso tempo importanti,perchè si rivela, seppure nel caos della disperazione, il forte legame che si è instaurato tra C e J, ed in modo particolare il sentimento di Colin, che finalmente riesce a liberarsi dal freno emotivo che aveva nei confronti di Jared.
Siamo quasi al termine della storia, ma succederanno ancora molte cose....

A presto!
 
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ireneri
view post Posted on 30/10/2014, 00:24




Che tristezza questo vuoto...io e spero non solo io aspettiamo che questa bella ed emozionante storia prosegua, se lo meritano questi Colin e Jared mai così tribolati e incasinati e anche quelle di noi che ancora non hanno smesso di bazzicare questo forum, forse con un po' di nostalgia vista la mancanza di aggiornamenti in generale negli ultimi mesi (o sarebbe meglio dire anni?). Che dire, l'importante è sognare...
 
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3 replies since 31/3/2014, 10:10   188 views
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